Rimsha è libera, la bimba cristiana accusata di blasfemia

Viene scritta oggi una nuova pagina della delicata vicenda di Rimsha, la bambina cristiana pachistana, affetta anche da un ritardo mentale, che era stata arrestata e condotta in carcere con l’accusa di aver dato alle fiamme alcune pagine del Corano, il testo sacro dei musulmani. Ad accusarla, in Pakistan, era stato un imam, Khalid Jadoon, a sua volta poi imprigionato con l’accusa, da parte di un uomo che aveva assistito alla scena, di aver manipolato le prove che incastravano la bambina. Oggi Rimsha Masih è stata liberata su cauzione, dopo tre settimane in carcere perché, appunto, ritenuta “blasfema”. Liberazione condizionata al pagamento di mezzo milione di rupie, circa 5200 dollari: il giudice Muhammad Azam Khan ha, infatti, esaminato e accolto la domanda di scarcerazione della 14enne presentata dai suoi legali presso un tribunale di Islamabad.
La bambina down rischiava l’ergastolo, l’inchiesta ancora in corso – Quella di blasfemia è un’accusa pesantissima in un Paese, come è il Pakistan, dove la quasi totalità degli abitanti è musulmana e gli insulti alla loro religione scatenano normalmente reazioni molto dure. Un’accusa tale da farle rischiare perfino l’ergastolo. Ragion per cui, secondo gli stessi legali della ragazzina, lei stessa e la sua famiglia rischiano ancora le reazioni violente degli estremisti islamici. L’inchiesta, in ogni caso, è ancora in corso e, come ha anche dichiarato uno degli avvocati, la bambina non potrà lasciare il Pakistan.