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Rimini, nascose la figlia in una valigia e la gettò in mare: patteggia un anno e due mesi

Katerina Laktionova, morta per le conseguenze dell’anoressia, fu trovata lo scorso aprile in una valigia nel porto canale di Rimini. Era stata la mamma a gettarla in mare prima di tornare in Russia e cercare di nascondere il suo lutto.
A cura di Susanna Picone
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Ha patteggiato un anno e due mesi di reclusione, con la sospensione della pena, per morte conseguente a maltrattamenti e dispersione di cadavere Gulnara Laktionova, la donna di quarantotto anni che lo scorso aprile ha ammesso di aver nascosto il cadavere di sua figlia in una valigia e di averlo gettato in mare. La valigia che conteneva i resti della giovane Katerina Laktionova, una ragazza russa di ventisette anni morta per le conseguenze dell’anoressia, fu trovata alla fine di marzo nel porto canale di Rimini da un passante. Il corpo della donna, nudo ed estremamente esile, era raggomitolato nel bagaglio. “Non sono riuscita a salvare mia figlia”, le poche parole che la donna pronunciò nel momento in cui fu rintracciata dalle autorità italiane. Dopo essere rimasta per giorni accanto al cadavere di sua figlia, Gulnara Laktionova – che in Italia faceva la badante – partì per la Russia con la speranza di nascondere il suo lutto. “Volevo portare via mia figlia con me in Russia, ma poi ho pensato che all'aeroporto avrebbero controllato la valigia e allora l'ho buttata in mare, non so perché l’ho fatto”, disse ancora alla polizia e al suo avvocato tentando di dare una spiegazione razionale al suo gesto.

La storia della ragazza trovata morta in un trolley – Oggi, difesa dall'avvocato Mario Scarpa, la donna ha patteggiato e così messo la parola fine, almeno dal punto di vista giudiziario, alla brutta storia. Per risolvere il "giallo" del cadavere nella valigia, che per giorni ha occupato le pagine delle cronache nazionali, era stata decisiva la testimonianza di un riminese amico della madre di Katerina, il quale era riuscito a farsi dire la verità dalla donna. Dalle indagini era emerso inoltre un altro particolare drammatico: la ragazza trovata morta aveva chiesto di poter rimanere in Italia con un visto umanitario proprio perché anoressica e malata.

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