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Riapre la Schola Armatorarum dopo il crollo del 2010: la rinascita di Pompei è ormai completa

Dal 3 gennaio la Schola Armaturarum collassata nel 2010 tornerà visitabile al pubblico nel Parco archeologico di Pompei. Il racconto di questo luogo simbolo della rinascita degli Scavi, tragicamente collassato nel 2010, sarà affidato ai restauratori che illustreranno il minuzioso intervento di restauro sugli affreschi e gli ambienti retrostanti.
A cura di Redazione Cultura
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Dal 3 gennaio la Schola Armaturarum tornerà visitabile al pubblico. Il racconto di questo luogo simbolo della rinascita di Pompei, tragicamente collassato nella parte superiore il 6 novembre 2010, sarà affidato ai restauratori che illustreranno il minuzioso intervento di restauro sugli affreschi e gli ambienti retrostanti, oggetto dell’ultima campagna di scavo che ha contribuito a chiarire la funzione di questo edificio. Per l'occasione giovedì 3 gennaio alle ore 11 il Direttore Generale Massimo Osanna incontrerà la stampa per illustrare il progetto di riapertura della Schola Armatorarum, assieme ai restauratori Ales che hanno seguito gli interventi di recupero degli affreschi.

Si tratta del primo passo verso un più articolato progetto di fruizione e di musealizzazione, esteso anche ai vani retrostanti, che consentirà di vedere i dipinti e gli oggetti nel loro luogo di rinvenimento. Reperti intatti emersi nel novembre 2017 durante la nuova campagna di scavi a Pompei relativa alla Schola Armatorarum. Si tratta del primo intervento di scavo in un’area mai indagata che ha già restituito i suoi primi tesori, gli Scavi e i restauri della Schola Armaturarum che hanno consentito il rinvenimento di quattordici anfore di epoca romana conservate perfettamente.

Cosa sappiamo al momento di questi nuovi reperti nella Schola Armatorarum di cui sapremo qualcosa in più giovedì 3 gennaio? Un deposito di anfore formato da quattordici reperti immersi nel lapillo è stato riportato alla luce nel novembre 2017. Si tratta di uno dei tre ambienti individuati alle spalle della parte di struttura più nota. Le anfore rinvenute intatte, dovevano contenere olio, vino e salse di pesce: un'anfora presenta iscrizioni dipinte in cui si leggono numeri, a indicare i quantitativi, e, verosimilmente, il prodotto contenuto. L'uso come deposito dell'ambiente è confermato dai graffiti visibili su una delle pareti dell'ambiente, che ribadiscono l'attività di stoccaggio. Al termine dello scavo, previsto per il mese di dicembre, le anfore saranno ricollocate in situ nell’ambito del più ampio progetto di valorizzazione del “museo diffuso” che il Parco archeologico sta adottando in più aree degli scavi per ri-contestualizzare i reperti nei luoghi di provenienza.

Fino ad ora l’unico ambiente, portato alla luce nel 1915 da Vittorio Spinazzola,  era stato quello ben conosciuto che affacciava su via dell’Abbondanza. Il suo carattere pubblico militare fu fin dall’inizio chiaro per via delle grandi dimensioni e della sua decorazione ( i trofei all'ingresso e le figure alate e armate che decorano le pareti). Tuttavia la sua esatta destinazione, deposito di armi o scuola di formazione della gioventù pompeiana, continua a non essere certa. Lo scavo di questi altri  ambienti, che rientra nel cantiere "Scavi e ricerche",  ha avuto come obiettivo proprio quello di  chiarire tali aspetti.

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