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Renzi da Floris a La7: “Di Maio si è comportato in modo strano, non è leader serio se scappa”

Renzi è intervistato da Giovanni Floris a Di Martedì. Doveva essere un’intervista a due con il candidato del M5S Luigi Di Maio, che però si è ritirato dal confronto. Commenta la sconfitta alle elezioni regionali in Sicilia: “Non ho messo il mio volto, perché non lo trovavo giusto. Mi avete accusato per il referendum di un’eccessiva personalizzazione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Martedì 7 novembre, ore 21. Il confronto tv chiesto da Luigi di Maio al segretario del Pd non c'è stato. Al suo posto un'intervista a Matteo Renzi, senza il contraddittorio con il M5S. "Aveva detto "vieni" come quei compagni che dicono ci vediamo dopo la campanella e poi scendi e non lo trovi. Non è un modo serio, Di Maio è leader di un partito importate non deve scappare, potrebbe essere premier e quando sei premier non puoi provocare e poi scappare". Questo è l'esordio di Renzi in trasmissione.

"Mi ha molto colpito il comportamento di Di Maio, e pensare che è anche il candidato premier del M5S". Giovanni Floris il conduttore di "Di Martedì" lo incalza subito con la domanda sulla sconfitta della Sicilia, chiede se Renzi abbia realmente evitato deliberatamente di metterci la faccia. "Non ho messo il mio volto, perché non lo trovavo giusto. Mi avete accusato per il referendum di un'eccessiva personalizzazione. Ma credo che i cittadini in Sicilia abbiano votato per i servizi, per le infrastrutture, non votano sulla base del segretario nazionale quando devono scegliere un candidato a livello locale. Solo voi giornalisti siete ossessionati da me". Ma alla fine ammette che in Sicilia è andata male: "Abbiamo perso. Non sono tra quelli che dicono "Sono arrivato secondo ma son contento". Musumeci viene da una storia totalmente diversa dalla mia: gli dico onore a lui e in bocca al lupo, anche se non condivido una virgola del suo curriculum. Mi auguro che porti risultati".

Floris gli chiede quindi un'autocritica, ricordando il Pd del 40%, storica vittoria alle Europee del 2014, la sconfitta per il referendum costituzionale nel 2016 e quest'anno la perdita della Sicilia: "Nelle competizioni regionali abbiamo vinto 5 regioni, strappate agli avversari", ribatte Renzi.

E sui problemi e le divisioni all'interno del Pd il segretario pensa che si possa ricucire il centrosinistra, aprendo a tutti per una possibile coalizione, coinvolgendo tutti per un dialogo, senza veti.

E sul reddito di cittadinanza attacca i 5 Stelle: "E' una follia, è diseducativo, non è pedagogico dare uno stipendio a chi non lavora". Floris gli chiede però della disaffezione dell'elettorato: secondo i sondaggi il Pd è al 26%. "E' chiaro che abbiamo molto da recuperare, su fette di persone o deluse che sono tante o incerte, che sono tantissime o astenute, sempre tante". dice Matteo Renzi, aggiungendo: "Ci accusano di essere stati troppo amici di chi ha potere". I 17mila voti in Sicilia sono per Renzi i voti presi dal figlio di Francantonio Genovese (ex Pd condannato in primo grado a 11 anni), il 21enne Luigi, candidato di Forza Italia: "Io sono fiero che quei voti non siano andati al Pd", dice il leader dem.

"Il centrodestra ha fatto una scelta molto populista, alleandosi con Salvini. Il M5S alla prova dei fatti ha dimostrato di non essere all'altezza di governare a Torino e a Roma. Dovendo scegliere tra Berlusconi e Grillo sceglierei tutta la vita il Partito Democratico". Renzi paragona i sequel di Trainspotting e Blade Runner, usciti quest'anno, al tentato ritorno dell'81enne Berlusconi in Sicilia.

Sulle banche Renzi si difende: "Penso che la vicenda delle banche sia uno della tante in cui le falsità che girano in rete hanno creato un'immagine falsata. Chi ha sbagliato deve pagare, il vicepresidente di Banca Etruria è stato commissariato da noi. Il punto è che voi parlate solo di Banca Etruria ma negli anni hanno spolpato le banche e tutti zitti, banchieri, giornalisti e politici. Se uno ha paura di stare contro le burocrazie ha gli scheletri nell'armadio, io non ne ho e voglio la verità". Il suo unico rapporto con le banche, dice ironicamente Renzi, è legato a due mutui che ha acceso.

Sulle prossime elezioni Renzi rimane cauto. Non si espone con una data, non parla né di gennaio né di marzo: "Avrei votato prima, ma deciderà il Presidente della Repubblica quando. Mi piaceva l'idea di candidarmi al Senato… però penso che decideremo nei prossimi mesi". Ma è certo che il Pd sarà il primo gruppo parlamentare.

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