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Ragazzo morto sulla pista da sci. Giudice assolve i gestori, ma lavora nello stesso impianto

Stefano Venturini, giudice che ha assolto tre imprenditori di Ovindoli accusati di omicidio colposo per la morte di un ragazzo di 22 anni, lavora come maestro di sci nello stesso impianto: il caso è stato segnalato al consiglio superiore della magistratura.
A cura di Davide Falcioni
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Edoardo Sigismondi aveva solo 22 anni quando, nel 2012, si schiantò contro un cannone innevatore in una pista da sci di Ovindoli, in Abruzzo. L'impatto fu violentissimo e il giovane perse la vita, eppure Stefano Venturini, 56 anni, giudice ed ex presidente di sezione al Tribunale di Avezzano, lo scorso anno ha assolto dall'accusa di omicidio colposo i tre imprenditori che gestiscono la pista dove è avvenuta la tragedia: secondo l'accusa, infatti, quei cannoni rappresentavano un rischio per l'incolumità degli sciatori.

Dopo la sentenza la Procura ha presentato ricorso ed è emerso che il giudice nel tempo libero è insegnante di sci proprio nel circuito dei tre imprenditori assolti. Il padre della vittima, Giuliano Sigismondi, ha quindi sporto una denuncia al Consiglio superiore della magistratura. Il sospetto infatti è che Venturini avrebbe dovuto astenersi dal giudicare il caso in quanto dipendente della scuola di scii “Tre nevi di Ovindoli”. Nel ricorso in appello, in effetti, il pubblico ministero Guido Cocco ha rilevato diverse incongruenze nel parere espresso. Il ragazzo aveva perso la vita scontrandosi con un cannone sparaneve senza protezione, la Procura di Avezzano aveva accertato la mancanza di misure di sicurezza nell’impianto e il dirigente della “Monte Magnolia Impianti srl”, Giancarlo Bartolotti, e i due responsabili della sicurezza, Massimiliano Bartolotti e Mauro Scipioni, erano finiti a giudizio. Il giudice aveva chiesto una nuova perizia, affidata a Enrico Mei, suo “compagno di scuola” specializzato in psichiatria. Il perito era giunto alla conclusione che a causare il decesso del ragazzo non fosse stato l’impatto con i cannoni ma con la pista ghiacciata.

Secondo il pm tuttavia tale perizia collide con due testimonianze importanti. Una è quella di Francesca Scoppetta, amica della vittima, nonché la prima a prestargli soccorso, che spiegò che il ragazzo dopo l'impatto con il cannone aveva “cominciato a perdere sangue dal naso e in grandissima quantità dall’orecchio sinistro”. E ciò dimostrerebbe che il decesso è avvenuto dopo l’impatto con il macchinario e non prima con il suolo. L’altra testimonianza è di Davide Palmieri, uno sciatore che aveva escluso con fermezza che la neve potesse essere ghiacciata. Spetterà ora al Csm stabilire se il giudizio di Venturini sia stato corretto.

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