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“Preso uomo di fiducia di Messina Denaro”, è imprenditore edile di Castelvetrano

L’arresto effettuato dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani si inserisce nell’ambito delle numerose iniziative investigative per smantellare la rete dei mafiosi più vicini al latitante Messina Denaro, attraverso l’individuazione e l’eliminazione delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti finanziarie dell’organizzazione mafiosa.
A cura di Antonio Palma
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Si stringe sempre di più il cerchio delle forze dell'ordine attorno al ricercato numero uno in Italia, il boss mafioso Matteo Messina Denaro, l'uomo ritenuto al vertice di  Cosa Nostra dopo la stagione dei Corleonesi. La Direzione investigativa antimafia di Trapani (Dia) infatti ha eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di un imprenditore edile di Castelvetrano, il 50enne Nicolò Clemente, ritenuto "uomo di fiducia del boss latitante". L'accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Nell'ambito della stessa operazione disposto anche un provvedimento di sequestro preventivo di due società che si occupano del  commercio di conglomerati cementizie, movimento terra e costruzione generale di edifici, entrambe con sede a Castelvetrano e riconducibili a Clemente. Le attività d’indagine che hanno portato all’arresto e al sequestro, sono scaturite dalle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano che  hanno indicato l'uomo come "una delle più attive espressioni imprenditoriali di quel sodalizio, capace di infiltrare e condizionare il tessuto economico locale nei settori dell’edilizia pubblica e privata e nel commercio del conglomerato bituminoso, per di assicurare alla citata famiglia significative risorse finanziarie"

Secondo le indagini, l'uomo sfruttando il forte rapporto diretto e privilegiato con Messina Denaro  avrebbe sistematicamente partecipato, attraverso le due aziende oggi sequestrate, alla spartizione delle commesse nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo, facendo anche sistematicamente ricorso alla violenza e alla minaccia nei confronti dei committenti. La Dia ha spiegato che l'operazione "si inserisce nell'ambito delle numerose iniziative investigative, sia preventive che giudiziarie, condotte dalla DIA, sotto la direzione della DDA di Palermo, tese a disarticolare la rete dei consociati mafiosi più vicini al latitante Messina Denaro, attraverso l'individuazione e l'eliminazione dal mercato delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dell'organizzazione mafiosa castelvetranese".

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