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Precipita Suv dalla scarpata: morte due donne e i sei figli. Si ipotizza suicidio di massa

Le due donne si erano sposate dieci anni fa e nel corso della loro vita matrimoniale erano state segnalate all’ente Protezione infanzia. Contro l’ipotesi suicidio ci sono le dichiarazioni degli amici e un impegno sociale e politico a cui partecipava tutta la famiglia.
A cura di Redazione
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Nessun segno di frenata o di sbandamento e nessun altro veicolo coinvolto: il Suv su cui mercoledì 28 marzo viaggiavano, in California, due donne e i loro sei figli adottivi è precipitato giù dalla scogliera sul Pacifico senza che nessuno, almeno all'apparenza, abbia opposto resistenza a quanto stava per avvenire. L'esito è drammatico: le due donne e tre dei figli sono morti sul corpo, mentre gli altri tre sono dispersi. Ma le ricerche si sono concluse e l'ipotesi è che, catapultati fuori dall'abitacolo, siano finiti sulle rocce su cui infuria l'Oceano Pacifico.

Jennifer e Sarah Hart erano due trentottenni lesbiche residenti a Woodland, in California, sposatesi dieci anni fa e che avevano ottenuto l'adozione di sei figli dall'età compresa, oggi, tra 12 e 18 anni. La dinamica dell'incidente fa pensare che si sia trattato di un suicidio di massa, ma le autorità stanno continuando a raccogliere prove e testimonianze per ricostruire l'accaduto. L'incidente non ha avuto testimoni diretti, dato che la carcassa dell'auto è stata trovata per caso da un passante che si trovava sul percorso panoramico. Tra i filoni di indagine portati avanti, anche quelli finalizzati a capire quale clima psicologico regnasse in famiglia.

A tale proposito la polizia dovrà valutare le denunce che pesavano sulla coppia e, allo stesso tempo, gli eventuali pregiudizi che avrebbero potuto dipingerla con tonalità scure. I vicini Briue e Dana Dekalb avevano allertato l'ente Protezioni infanzia per segnalare maltrattamenti, sulla scorta di ciò che i figli stessi delle due donne avevano raccontato a loro. Il 14enne Devonte, ad esempio, si era recato dai vicini per chiedere loro se poteva nascondere del cibo dietro al cancello, dato che le madri non li facevano mangiare per punizione. In un'altra occasione Sierra, un'altra figlia, aveva chiesto la protezione dei vicini perché picchiata in maniera particolarmente dura.

Racconti, quelli dei vicini, che vanno letti anche alla luce della condanna che pesava su Sarah, una delle due madri, riconosciuta colpevole nel 2011 per aver picchiato una figlia. In quell'occasione la donna riconobbe di aver sbagliato e venne posta sotto sorveglianza da parte dell'ente Assistenza infanzia. Terminata la pena, la coppia si trasferì a Portland, nell'Oregon. Qui i vicini dicono di non aver mai visto i sei ragazzi oltre il giardino, ma la coppia spiegò che venivano educati con l' "homeshooling", ossia con la scuola a casa, il che poteva ridurre effettivamente le occasioni di socializzazione. Ciononostante, gli amici delle due donne hanno riferito che la coppia portava spesso i figli a fare escursioni, campeggi, passeggiate. Insomma, le occasioni per stare all'aria aperta non mancavano.

Un profilo della famiglia, questo, che potrebbe spingere gli ispettori a propendere per l'ipotesi del suicidio, ma poi ci sono anche i segnali contrari, ossia quelli di una famiglia attiva, inserita in una comunità e che partecipava entusiasticamente alla vita politica del paese.

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