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Covid 19

“Virologi in tv solo se autorizzati”, le reazioni degli esperti: “Nessuno ci metta il bavaglio”

Il governo ha accolto un ordine del giorno presentato dal deputato Giorgio Trizzino che lo impegna a fare in modo che gli interventi sui media di virologi ed esperti siano autorizzati dalle strutture sanitarie in cui lavorano. Non la pensano allo stesso modo sanitari come Bassetti, Crisanti, Pregliasco e Galli che hanno parlato di un “bavaglio” alla libertà di parola.
A cura di Giuseppe Pastore
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I virologi potranno intervenire sui media e sulla stampa per dare informazioni sull'emergenza pandemica da Covid-19 solo se autorizzati dalla propria struttura sanitaria. È quanto richiesto con un ordine del giorno al secondo decreto Green Pass presentato dal deputato Giorgio Trizzino del Gruppo misto e accolto dal governo. "Ormai tutte le trasmissioni televisive – ha detto in Aula il parlamentare – sono popolate di professionisti, virologi, epidemiologi e via dicendo, che non hanno alcuna autorizzazione da parte delle loro amministrazioni". In sostanza, "considerata l’importanza di una corretta informazione" il governo si impegna affinché chi esercita una professione sanitaria in una struttura pubblica o privata possa "fornire informazioni relative alle disposizioni concernenti la gestione dell’emergenza sanitaria in corso, tramite qualunque mezzo di comunicazione, previa esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria". È stato lo stesso Trizzino a spiegare le ragioni della richiesta. "Ho chiesto che la presenza dei virologi venga regolamentata – ha detto sulla sua pagina Facebook – anche perché mi sono immedesimato nei miei pazienti che non hanno gli strumenti per comprendere".

Le reazioni, per i virologi è un "bavaglio"

Il deputato del Gruppo misto ha parlato di "infodemia dell'informazione" perché "un conto – ha detto – è confrontarsi con altri colleghi ed esperti, altra cosa è comparire in modo ossessivo ogni giorno in televisione". Secondo Trizzino, quindi, è necessario regolamentare l'informazione sanitaria affinché "sia una garanzia per il cittadino che non ha gli strumenti per difendersi da questo bombardamento continuo". Non la pensano allo stesso modo molti degli esperti a cui l'ordine del giorno approvato allude.

Chiamati in causa, non hanno esitato ad intervenire e in risposta al deputato hanno parlato di un bavaglio. "Io sono professore universitario e come tale parlo quanto voglio e nessuno mi mette il bavaglio, perché altrimenti siamo di fronte al Fascismo. Se il Governo dovesse fare questo passo saremo l'unico Paese al mondo che limita il pensiero di professori universitari", ha detto Matteo Bassetti. 

"Non si può fare una censura l'autorizzazione della struttura cosa ci dà in termini di qualità di intervento? Ci vuole un codice etico ma per tutti. Il problema non sono i virologi, girano la colpa a noi ma è il giornalista o l'opinionista del caso che fa confusione e quindi ben venga un codice etico, con degli elementi essenziali, in base al quale uno quando dice qualcosa deve provarne la scientificità e il fatto che si è informato e da chi si è informato", ha aggiunto Fabrizio Pregliasco. 

"Quest’idea gli è venuta in Corea del Nord. Forse non sa che non si possono fare leggi ad personam o per categorie. Voglio essere chiaro: è una buffonata. Evidentemente c’è una domanda di informazione gigantesca da parte delle persone. I media intercettano questa domanda e la risposta viene da persone che sono in grado di dire qualcosa. Questa proposta è un affronto nei confronti dei cittadini", ha affermato Andrea Crisanti. "Un’uscita peregrina. Fa specie che un professionista abbia da subire una censura preventiva nell’esprimere un’opinione o su una spiegazione tecnica sul Covid. Questo è un bavaglio", ha concluso Massimo Galli.

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