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Global Sumud Flotilla

Violenze e abusi contro la Global Sumud Flotilla: la Procura di Roma apre un’indagine sui crimini di Israele

A seguito delle denunce presentate da 37 attiviste e attivisti della missione della Global Sumud Flotilla, la Procura di Roma ha aperto un’indagine per gravi reati contro Israele, tra questi: tentato omicidio, tortura e atti di pirateria. Un passo decisivo, mentre a Gaza si continua a morire.
A cura di Francesca Moriero
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In un momento in cui da Gaza continuano ad arrivare immagini che mostrano i segni visibili delle torture inflitte sui corpi degli ostaggi palestinesi rilasciati nelle ultime settimane, e mentre sul territorio regge a fatica una tregua solo formalmente permanente, dall’Italia arriva una notizia di peso politico e giudiziario: la Procura di Roma ha aperto un'indagine preliminare sui crimini commessi da Israele contro la Global Sumud Flotilla.

La missione, civile, internazionale e politica, ha visto la partecipazione di centinaia di persone provenienti da oltre 40 Paesi: parlamentari, medici, giornalisti, attivisti, operatori umanitari e osservatori per i diritti umani. L'obiettivo dichiarato era rompere simbolicamente il blocco navale illegale imposto da Israele su Gaza e portare un carico simbolico di aiuti umanitari a una popolazione allo stremo, colpita da mesi di bombardamenti e isolamento. La Flotilla chiedeva inoltre l'apertura di un corridoio umanitario stabile e verificabile, attraverso un'azione non violenta e partecipata, volta a rendere visibile l'assedio illegale di Israele.

Le accuse: pirateria, sequestro, tortura

Tra i passeggeri a bordo c'erano anche cittadini e parlamentari italiani: trentasette di loro, al rientro in Italia, hanno presentato denuncia. Sulla base delle testimonianze raccolte, la Procura ha aperto così un fascicolo in cui si ipotizzano reati estremamente gravi: tentato omicidio, pirateria, naufragio, sequestro di persona, maltrattamenti e tortura. Le imbarcazioni sono state intercettate illegalmente in acque internazionali dalla marina israeliana, e abbordate con forza; le attiviste e gli attivisti a bordo sono stati prelevati con la forza, bendati e condotti nel porto di Ashdod, per poi essere reclusi nelle carceri israeliane per giorni, senza contatti esterni né, in alcuni casi, assistenza legale, e infine espulsi.

Una volta raccolte le denunce e valutata la gravità dei fatti, la magistratura italiana ha deciso di procedere con l'apertura di un'indagine formale, un caso giuridico davvero raro: sono pochi infatti i precedenti in cui un'autorità europea ha avviato un procedimento legale per fatti avvenuti in acque internazionali e che coinvolgono direttamente forze armate israeliane. Il diritto penale italiano consente però l'avvio di procedimenti in presenza di crimini gravi, soprattutto se coinvolgono cittadini italiani o configurano violazioni dei diritti umani e crimini internazionali.

La tregua violata, il blocco che continua

Nonostante la tregua promossa dall'amministrazione statunitense e l'annuncio israeliano di un cessate il fuoco, i bombardamenti israeliani non si sono però fermati. Solo due giorni fa Israele ha violato la tregua, bombardando nuovamente e ripetutamente Gaza. Il bilancio è pesante: quasi cento civili uccisi solo in una notte, tra cui numerosi bambini.

Israele ha annunciato che la tregua è di nuovo in corso e che riaprirà alcuni valichi, ma per ora la situazione resta ferma; le organizzazioni umanitarie e gli operatori sul campo continuano a descrivere una situazione drammatica, con gli aiuti bloccati alle frontiere e condizioni igienico-sanitarie estremamente critiche.

Nel frattempo, le mobilitazioni in solidarietà con la popolazione palestinese si moltiplicano in Europa e in molte città del mondo. I promotori della Flotilla considerano l’inchiesta italiana un passo importante, ma non risolutivo, e chiedono ora di continuare a riempire le piazze, mobilitandosi "dentro ma soprattutto fuori i tribunali".

L'indagine aperta a Roma sarà probabilmente lunga e complessa, ma rappresenta un precedente significativo. Per la prima volta, la giustizia italiana è chiamata a valutare la responsabilità di Israele per un'azione armata illegale condotta contro una missione civile in acque internazionali, e a confrontarsi con il vuoto politico e giuridico lasciato dall'Europa di fronte a un'invasione che sfida ogni giorno il diritto internazionale.

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