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Il caso Cospito

Verini a Fanpage: “Parole di Crosetto inquietanti, delegittima azione indipendente della magistratura”

Il senatore del Pd Walter Verini, in un’intervista a Fanpage.it, commenta le dichiarazioni del ministro Crosetto sull'”opposizione giudiziaria” al governo Meloni: “Quello che ha detto Crosetto è molto grave perché quelle parole, dette senza fornire riscontri, sono apparse quasi come un avvertimento preventivo ai magistrati, con il rischio di delegittimare l’azione indipendente della magistratura”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il senatore del Pd Walter Verini, capogruppo del Pd nella commissione Antimafia, conferma che domani verrà formalizzata nell'ufficio di presidenza la richiesta di fissare al più presto l'audizione di Guido Crosetto, alla luce dell'intervista che il ministro della Difesa ha rilasciato ieri, in cui parla di "opposizione giudiziaria" al governo Meloni da parte della magistratura, senza però riportare prove o circoscrivere il perimetro delle sue accuse. La questione che il ministro ha sollevato ha provocato una reazione da parte dell'Associazione nazionale magistrati, che considera "fake news" le dichiarazioni del ministro. Crosetto ha detto di avere ricevuto informazioni su "riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a ‘fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni'".

Senatore, cosa c'è di grave nelle accuse di Crosetto ai magistrati?

Quello che ha detto Crosetto è molto grave perché quelle parole, dette senza fornire riscontri, sono apparse quasi come un avvertimento preventivo ai magistrati, con il rischio di delegittimare l'azione indipendente della magistratura. In pratica è come se un tifoso prima di una partita importante accusasse l'arbitro di mancanza di imparzialità e di arbitrare contro la sua squadra.

Queste dichiarazioni arrivano alla vigilia dell'udienza preliminare che si terrà a Roma a seguito dell'imputazione coatta del sottosegretario Delmastro, che l'accusò per aver visitato Cospito in carcere con Orlando, Serracchiani e Lai. Vede un nesso tra le affermazioni di Crosetto e l'udienza del sottosegretario?

Non si può escludere niente. Ma la gravità di quello che ha fatto Delmastro non è solo penale, ma soprattutto politico istituzionale.

Il ministro ha lasciato intendere che esiste un complotto ordito contro Meloni, una sorta di cospirazione da parte di una corrente della magistratura. Non è insomma il solito attacco generico contro la giustizia…

Non so francamente a cosa il ministro si riferisca. Nel caso in cui Crosetto avesse degli elementi sarebbe bene che li fornisse subito al Parlamento e all'opinione pubblica. A meno che non si riferisca a legittime, spesso necessarie, opinioni che la magistratura, nelle sue varie articolazioni, esprime su quello che accade nel Paese. Noi ci battiamo, a volte anche entrando in contrasto con le opinioni della magistratura, contro il correntismo della magistratura, che quando degenera in carrierismo è uno dei problemi che porta alla delegittimazione della giustizia. Il caso Palamara è solo la punta dell'iceberg. Se la magistratura fa convegni e iniziative, non è correntismo, ma è un modo per esprimere aree politico culturali che contribuiscono al dibattito pubblico, naturalmente sempre nell'ambito della separazione dei poteri. Se il ministro si riferisce a questo, il suo attacco è grave, perché lede la libertà di espressione. Se invece è a conoscenza di altri elementi venga a riferirli nelle aule del Parlamento, o all'Antimafia e al Copasir, visto che lì c'è la possibilità di secretare l'audizione.

Cosa chiedete voi del Pd?

Noi abbiamo subito mandato alla presidente della commissione Antimafia la nostra richiesta di fissare l'audizione del ministro, e domani la formalizzeremo in ufficio di presidenza. C'è un clima preoccupante e inquietante, se mettiamo insieme l'intervista di Crosetto con l'attività contro la giudice Apostolico, con il sospetto di dossieraggio su di lei, avvalorato alla pubblicazione del video della manifestazione a cui aveva presenziato. Dal punto di vista politico istituzionale è necessario lanciare un allarme. Se si vuole mettere in discussione un cardine della democrazia e della nostra Costituzione, cioè la separazione dei poteri e l'indipendenza della magistratura, si va ben oltre la normale dialettica tra i poteri.

C'è anche un problema di tempistiche? Il ministro avrebbe dovuto prima riferire in Parlamento o al Copasir e solo successivamente, quando era in grado di fornire riscontri, avrebbe dovuto rilasciate un'intervista con quelle accuse?

Non c'è dubbio, il ministro non è un avventore di un bar. Se è in possesso di elementi di reato ha il dovere di andare in Procura, fare un esposto, oppure di recarsi nelle sedi parlamentari preposte, per esporre eventuali notizie in suo possesso. E invece per prima cosa ha rilasciato un'intervista. Per questo le sue dichiarazioni suonano di più come un attacco, un avvertimento ai magistrati. Tra l'altro il ministro fa confusione parlando del Pnrr, perché di eventuali indagini sull'applicazione del piano non si occupano i magistrati italiani, ma la procura europea.

Tajani oggi, sulla scia delle parole di Crosetto, ha detto che bisogna accelerare con la riforma della giustizia, e che questa dovrebbe andare di pari passo con quella del premierato e dell'autonomia differenziata. Le sembra un timing sospetto?

È molto sospetto, la destra al governo è profondamente divisa. Mentre Tajani lancia questo avvertimento, che è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni, sta dicendo sostanzialmente ‘occhio, se non portate avanti la riforma della giustizia ostacoleremo il premierato'. Un altro esponente della Lega, Centinaio, oggi chiede a Meloni di non avere fretta con il premierato, perché è evidente che il Carroccio voglia spingere sull'autonomia differenziata. La verità è che è un gioco di ricatti reciproci, usano le riforme come clave per regolare i conti all'interno della maggioranza. Ma così ci vanno di mezzo gli italiani.

La separazione delle carriere, per esempio, è un falso problema, oggi c'è un solo passaggio previsto nella carriera tra funzione giudicante e requirente. Ogni anno i passaggi sono una ventina, su 8mila magistrati, e la gran parte sono magistrati giovani, che dopo aver fatto i primi quattro anni in una sede magari disagevole per loro cercano di spostarsi. Invece di riaprire la guerra dei trent'anni tra politica e magistratura bisogna applicare le riforme che già ci sono, fatte con la ministra Cartabia, e fare gli eventuali tagliandi necessari. E invece gli esponenti della maggioranza hanno deciso di prendere in mano le clave delle riforme per bastonarsi reciprocamente. Ma non è questo lo spirito di un Paese che vuole guardare avanti.

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