Ucraina, il governo Meloni dice cosa faranno le truppe italiane dopo la guerra: “No a una forza di pace”

Ancora una volta il governo Meloni ribadisce che non è intenzionato a prendere l'impegno di inviare soldati italiani in Ucraina, quando la guerra sarà finita. L'esecutivo ha profilato un'altra ipotesi: quella di operazioni di "monitoraggio" e anche di "formazione", effettuate dai militari, ma "al di fuori dei confini ucraini". Detto che, naturalmente, si parla ancora di ipotesi remote visto che la guerra "non finirà prima della fine dell'anno", come ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Questa mattina a Palazzo Chigi Tajani e Meloni si sono riuniti insieme a Matteo Salvini e al ministro della Difesa Crosetto. L'obiettivo: fare un punto della situazione sui negoziati che riguardano l'Ucraina. L'incontro alla Casa Bianca tra il presidente Usa Donald Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei sembrava aver dato un'accelerata al confronto, che in realtà dopo ha subito una brusca frenata.
Qual è la proposta dell'Italia per la pace in Ucraina
In una nota, la presidenza del Consiglio ha detto che i vertici del governo hanno discusso "le opportunità di dialogo verso una pace giusta" che si sono "dischiuse nelle ultime settimane". L'aspetto fondamentale, per l'esecutivo, è che ci siano "robuste e credibili garanzie di sicurezza per l'Ucraina, da elaborare insieme agli Stati Uniti e ai partner europei e occidentali". Detto in soldoni, "garanzie di sicurezza" significa trovare un modo per essere certi che, dopo un eventuale accordo di pace, la Russia non torni a invadere il territorio ucraino.
Su questo nell'ultimo periodo ha preso piede una possibilità sostenuta anche dall'Italia. Un meccanismo ispirato all'articolo 5 del Trattato di Washington, che regola la Nato. L'articolo in questione prevede che se un Paese dell'Alleanza viene invaso, è come se tutti fossero invasi; quindi, tutti sono impegnati a rispondere nel modo più opportuno, eventualmente anche con le armi. Per l'Ucraina è fuori discussione coinvolgere direttamente la Nato, ma si starebbe lavorando a un sistema per cui attaccare Kiev porterebbe alla reazione militare di diversi Paesi europei e forse anche degli stessi Stati Uniti.
Un deterrente che, si spera, sarebbe sufficiente a evitare nuove offensive di Mosca. Per il momento però è solo uno dei piani sul tavolo. "La Francia ha l'idea di inviare truppe a difendere l'Ucraina, noi abbiamo l'idea dell'articolo 5. Ma non potremo prescindere da quello che diranno Zelensky e Putin", ha dichiarato oggi Tajani, in conferenza stampa dopo una riunione del Consiglio dei ministri.
Cosa faranno i soldati italiani dopo la pace in Ucraina
Proprio l'invio di soldati è uno dei punti che più scalda gli animi all'interno del governo italiano. Pochi giorni fa, l'attacco di Matteo Salvini al presidente francese Macron sulla questione ha scatenato una polemica internazionale e interna che poi è man mano rientrata. Per ora, "la posizione è sempre la stessa: non invieremo militari italiani sul terreno ucraino", ha ribadito oggi Tajani. "Nessuno di noi ha mai parlato di truppe italiane in Ucraina".
Anche la nota del governo ha ribadito che non è "prevista alcuna partecipazione italiana a un'eventuale forza multinazionale da impegnare in territorio ucraino". Insomma, se alla fine si decidesse che la garanzia per l'Ucraina sarà una forza di pace (magari anche sotto l'egida dell'Onu), l'Italia si tirerà indietro e non parteciperà: questo è l'impegno.
L'alternativa allo studio sarebbe quella di "monitoraggio", per il momento non meglio specificato, e "formazione". Operazioni da svolgere "al di fuori dei confini ucraini". Si era parlato anche dell'ipotesi di sminare il terreno dell'Ucraina, e il ministro Tajani oggi non l'ha esclusa: "Le operazioni di sminamento non sono di tipo militare, sono più di protezione civile, operazioni di carattere umanitario", ha commentato. "Abbiamo dato la nostra disponibilità", ha ammesso, "abbiamo una tecnologia sia privata che militare per lo sminamento. Non ha nulla a che vedere con la presenza militare sul terreno".