Tredicesima detassata dal 2026, di quanto aumenterebbero gli stipendi e per chi: il piano del governo

Tasse più basse – o addirittura cancellate – sulla tredicesima mensilità in busta paga, per potenziare il potere d'acquisto dei dipendenti. È uno dei punti su cui il governo Meloni lavora in vista della prossima legge di bilancio, che arriverà al Consiglio dei ministri martedì 14 ottobre. L'idea era circolata già nelle scorse settimane, e ha preso più sostanza con l'andare del tempo.
L'esecutivo vuole intervenire sugli stipendi, e uno dei modi per farlo sarebbe proprio ridurre o eliminare le imposte sulla tredicesima. Le simulazioni mostrano che, così, i guadagni per i dipendenti sarebbero piuttosto alti. Ma la misura costerebbe parecchio. Lo Stato incassa oltre 14 miliardi di euro all'anno dalla tassazione sulle tredicesime. E così, come sulle pensioni, anche in questo caso il governo cerca un compromesso accettabile: ci sono tre ipotesi al momento.
Quante tasse si pagano sulla tredicesima ad oggi
Al momento, la tredicesima mensilità è un'aggiunta allo stipendio che viene erogata a tutti i dipendenti, pubblici e privati, nelle modalità previste dal proprio contratto. A grandi linee, si può dire che per chi ha lavorato tutto l'anno, da gennaio a dicembre, la tredicesima vale più o meno come uno stipendio extra, ma leggermente più basso.
Il motivo è che sui soldi erogati in più in busta paga si applicano tutte le normali imposte: chi la riceve versa automaticamente l'Irpef (che può essere del 23%, del 35% o del 43% a seconda di quanto è alto il reddito complessivo) e anche i contributi previdenziali, che valgono all'incirca il 9,19% del lordo. Per di più, a differenza dello stipendio ‘normale', sulla tredicesima non si applicano le detrazioni che spettano ai dipendenti e quelle per i familiari a carico. Il risultato è che l'aumento è pari, appunto, a poco meno della mensilità ordinaria.
Ora, però, tra le ipotesi del governo Meloni c'è quella di abbassare queste imposte. L'effetto sarebbe positivo anche per i consumi, o almeno questa è l'intenzione: i soldi ricevuti a dicembre, in molti casi, vengono spesi rapidamente per regalo o altre necessità più stringenti. Anche se naturalmente c'è chi ha bisogno della somma extra per fare fronte a dei debiti, oppure sceglie di metterla da parte per non rischiare.
Le tre ipotesi del governo Meloni per aumentare la tredicesima dal 2026
Come detto, tagliare del tutto l'Irpef sulla tredicesima avrebbe un costo parecchio alto. Significherebbe, per lo Stato, rinunciare a circa 15 miliardi di euro di incassi. Dall'altra parte, il beneficio per lavoratrici e lavoratori sarebbe visibile. Secondo una simulazione pubblicata dal Corriere della sera, un dipendente con un reddito da 30mila euro lordi si ritroverebbe con un aumento netto in busta paga da quasi 500 euro.
Salendo, chi prende 50mila euro al mese incasserebbe ben 1.222 euro in più a dicembre. Senza contare l'eventuale riforma dell'Irpef, che comunque avrebbe un effetto relativamente ridotto (440 euro all'anno risparmiati in tasse, circa 37 euro al mese).
Una via di mezzo potrebbe essere quella di tagliare, ma non cancellare del tutto, l'Irpef sulla tredicesima. Si potrebbe trattare, ad esempio, di una riduzione dell'Irpef al 10%, in linea con quanto già proposto per straordinari e lavoro notturno. Così lo Stato si terrebbe una parte degli incassi, ma i dipendenti si troverebbero comunque un guadagno netto. Per chi ha un reddito da 30mila euro, si parlerebbe di 272 euro in più. Per un reddito da 50mila euro, sarebbero 873 euro in più.
C'è anche un'altra ipotesi, che metterebbe un ulteriore paletto sui beneficiari: mettere un requisito di reddito massimo per poter accedere alla misura. Questo significherebbe che l'aiuto andrebbe solo ai redditi più bassi (ancora non si sa sotto quale soglia), e i conti pubblici faticherebbero di meno a gestire la riforma.