Tre italiani su quattro dicono sì all’eutanasia, ma chiedono regole precise: cosa dice il sondaggio

Il dibattito sull’eutanasia in Italia ha ormai varcato i confini del confronto tra attivisti, giuristi e medici, diventando un tema su cui l’opinione pubblica si esprime in modo sempre più consapevole. Secondo un sondaggio realizzato da Only Numbers e commentato da Alessandra Ghisleri su La Stampa, il 75,3% degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. Una percentuale netta, che si accompagna a un altro dato rilevante: il 93,4% dichiara di sapere cosa significa il termine, segno di una società informata e partecipe, che chiede alla politica di colmare un vuoto legislativo ormai insostenibile. Nonostante la Corte Costituzionale abbia da tempo sollecitato il Parlamento a intervenire con una norma chiara e organica, oggi in Italia non esiste ancora una legge che disciplini in modo sistematico il fine vita.
Dignità, libertà e sofferenza: cosa chiedono gli italiani
Alla base della richiesta di legalizzazione non c’è un’idea astratta di “diritto a morire”, ma il riconoscimento della dignità individuale nelle situazioni estreme: malattie terminali, dolori fisici o psicologici insostenibili, condizioni cliniche irreversibili. Quasi la metà degli intervistati (49,8%) ritiene che l’eutanasia debba essere ammessa solo in presenza di una patologia inguaribile accompagnata da grandi sofferenze. Il 31,4% indica come requisito fondamentale il consenso esplicito del paziente. Solo il 2,5% fa riferimento al ruolo del medico curante come figura decisiva. Insomma, non si chiede una liberalizzazione indiscriminata, ma una legge equilibrata, che garantisca libertà di scelta in condizioni estreme, dentro un perimetro chiaro di tutele etiche, giuridiche e sanitarie.
I giovani più favorevoli, ma il consenso è trasversale
Il sostegno alla legalizzazione dell’eutanasia attraversa le generazioni, ma si rafforza tra i più giovani: nella fascia d’età più bassa, la percentuale di favorevoli sale all’87,8%. Un segnale che mostra come la nuova generazione consideri il diritto al fine vita come parte integrante dell’autodeterminazione personale. Nel complesso, il tema sembra ormai superare anche le tradizionali barriere ideologiche o politiche, con una base di consenso ampia e trasversale.
Un referendum come strumento di partecipazione
Il desiderio di vedere regolato il fine vita passa anche per le forme dirette della democrazia: il 65,2% degli italiani sarebbe favorevole alla convocazione di un referendum sull’eutanasia, a dimostrazione di una volontà collettiva di partecipare attivamente alle decisioni su un tema che tocca la vita, e la morte, di ognuno. Nel frattempo, le pressioni dal basso non si fermano. Tra le più attive, l’Associazione Luca Coscioni ha già depositato in Senato 74mila firme a sostegno di una proposta di legge per legalizzare l’eutanasia.
La questione giuridica: una modifica all’articolo 580
Una parte rilevante del dibattito riguarda poi anche l’adeguamento del quadro normativo: il disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento prevede, tra le altre cose, la modifica dell’articolo 580 del Codice penale, che oggi punisce chiunque aiuti o istighi al suicidio. Il nuovo testo introdurrebbe una clausola di non punibilità per chi agevola il suicidio medicalmente assistito, a patto che siano rispettati precisi criteri medici e legali. Su questo punto, il consenso rimane alto: il 71,8% degli intervistati si dice favorevole alla modifica; anche qui, emerge un approccio maturo e informato, capace di riconoscere l’importanza di norme certe e circoscritte