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Covid 19

Terza dose di vaccino contro la variante Delta, Ema frena: “Non ci sono ancora abbastanza dati”

Chi ha completato il ciclo vaccinale dovrà ricorrere a una terza dose dopo sei mesi o un anno? Se lo chiedono gli scienziati, ma l’Ema per adesso frena: “Troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali e dagli studi in corso per capire quanto a lungo durerà la protezione dei vaccini”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Terza dose sì, terza dose no. Per l'Ema, l'Agenzia europea dei medicinale, è ancora presto per stabilire se e quando chi ha completato il ciclo vaccinale (prima e seconda dose) dovrà fare un richiamo con la terza somministrazione del vaccino anti Covid. "Al momento è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali e dagli studi in corso per capire quanto a lungo durerà la protezione dei vaccini", ha spiegato il responsabile della strategia vaccinale dell'agenzia, Marco Cavaleri.

È d'accordo con lui anche Franco Locatelli, coordinatore del Cts e presidente del Consiglio Superiore della Sanità: "Ad oggi non abbiamo evidenza di quanto duri la risposta immunitaria alla vaccinazione contro il Sars-Cov-2. Di qui l'incertezza rispetto alla somministrazione di una terza dose”, ha detto durante l’evento ‘Life Sciences Pharma&Biotech'. In ogni caso è importante programmare per tempo la strategia vaccinale: "Farsi trovare pronti – ha aggiunto Locatelli – significa rendere disponibili nel Paese anche eventuali dosi che potrebbero servire per la terza somministrazione. L’Italia si è assicurata per il 2022-23 qualcosa come 100 milioni di dosi di vaccino a mRna e questo la dice lunga sulla capacità di poter gestire la necessità di una terza dose o anche di eventuali richiami annuali".

Non si sbilancia invece Silvio Brusaferro, portavoce del Comitato Tecnico Scientifico e presidente dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. In un’intervista a La Stampa, l'esperto ha detto che "man mano che procediamo otteniamo nuovi dati, soprattutto sulla persistenza della copertura immunitaria. In ogni caso l'obiettivo è fare in modo che l'immunità persista, particolarmente per le categorie più a rischio come i sanitari e le persone fragili".

"Siamo attrezzati per la terza dose, ma credo che sia più un richiamo – ha assicurato il commissario all'Emergenza Figliuolo -Non si sa ancora della reale necessità, ma noi siamo attrezzati".

Al contrario Anthony Fauci, consigliere sanitario della Casa Bianca e  direttore dell'Istituto nazionale per la ricerca sulle malattie infettive degli Stati Uniti, in un’intervista alla Cnn, non pensa che per la situazione attuale sia necessario pensare a una terza dose di siero anti Covid: "In base ai dati disponibili al momento Fda (Food and Drugs Administration) e Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) non pensano che sia necessaria una terza dose".

Pfizer: "Efficacia vaccino diminuisce nel tempo"

La casa farmaceutica Pfizer ha detto di avere dati a disposizione che dimostrerebbero che la protezione del vaccino contro il virus diminuisce nel tempo, e che servirebbe quindi una terza dose sei mesi dopo e un anno dopo le prime due inoculazioni, per contrastare l'avanzata della variante Delta.

Ma secondo il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, mentre i Paesi più sviluppati possono permettersi di programmare già un richiamo dopo il primo ciclo vaccinale, elemento su cui non ci sono dati a sufficienza, in altre zone del Mondo la popolazione meno ricca aspetta ancora la prima dose: "Se la solidarietà non funziona, c'è solo una parola per spiegare il prolungarsi dell'agonia di questo mondo ancora in ostaggio del virus: avidità", ha detto a margine di una conferenza stampa dell'Oms a Ginevra, parlando di "iniquità e irregolarità" nelle consegne dei vaccini nel Mondo.

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