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Tangenti Ischia, Berlusconi intercettato: “Vogliono arrestarmi su ordine di Napolitano”

Nelle carte dell’inchiesta che ha indirettamente coinvolto D’Alema, spunta anche il nome dell’ex Cavaliere. E c’è anche un capitolo nel quale il boss pentito dei Casalesi Iovine parla dei Casalesi e della Cpl Concordia.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo quello di D’Alema, è venuto fuori pure il nome di Silvio Berlusconi nelle carte dell’inchiesta della procura di Napoli sulle presunte tangenti a Ischia. Questi, parlando al telefono con l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta, il cui telefono era sotto controllo, “dice – annotano i carabinieri in una informativa – che i giudici, anche su ordine del Capo dello Stato, aspettano soltanto un suo passo falso per avere la scusa ed arrestarlo”. Sono le 11.31 dell’11 maggio dello scorso anno. È l’ex premier, tramite la sua segreteria – annotano i carabinieri del Noe – a chiamare l’ex parlamentare del Pdl. Gli investigatori tenevano sotto controllo Laboccetta in quanto ritenuto una delle persone della “rete relazione” di `tom-tom´ di Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali di Cpl, che ha tirato in ballo anche Massimo D'Alema e la sua fondazione ItalianiEuropei. In particolare, Simone aveva stretto rapporti con Alessandro Clementi, della Wave Investment partners di Roma,  una società che si occupa di gestione e recupero del credito al quale segnalava società che vantavano dei crediti, anche con la pubblica amministrazione, disposte a cederli alla Wave. E Laboccetta era diventato da poco presidente della società campana Gori che vantava qualcosa come 170 milioni di crediti nei confronti sia dei privati che della Pa.

Inchiesta Ischia, boss pentito Iovine parla dei Casalesi

Sempre negli atti della stessa inchiesta per le tangenti ad Ischia, ma in un altro ambito, si parla anche di camorra. Il boss dei Casalesi, Michele Zagaria, "tramite dei prestanomi era entrato nella Cpl Concordia, acquisendone delle quote societarie", è quanto ipotizza il boss pentito Antonio Iovine, in un interrogatorio reso al pm napoletano Woodcock nel settembre dello scorso anno. "Personalmente – dice il pentito – non ho mai conosciuto alcuno della Concordia. Ritengo, conoscendo Zagaria e sapendo come lo stesso è solito muoversi rispetto ad operazioni economiche così grosse, come è stata la metanizzazione dell'Agro Aversano, che Zagaria sia entrato nella Concordia". Secondo il pentito a favorire questo presunto legame con la Concordia sarebbe stato l'imprenditore Antonio Piccolo, ritenuto legato al boss.

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