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Statali, stipendi a rischio per i dipendenti pubblici in debito con il Fisco: quando partono i controlli

Dal 1° gennaio 2026 i dipendenti pubblici con cartelle esattoriali non pagate oltre 5mila euro rischiano trattenute in busta paga fino a 350 euro mensili. Ecco chi sarà coinvolto, come funzioneranno i pignoramenti e quali opzioni ci sono per evitare le decurtazioni.
A cura di Francesca Moriero
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A partire dal 1° gennaio 2026, entrerà in vigore una stretta fiscale che segnerà un cambiamento significativo nel rapporto tra lo Stato e i lavoratori pubblici inadempienti. L'Agenzia delle Entrate-Riscossione intensificherà infatti i controlli sui dipendenti della Pubblica Amministrazione con cartelle esattoriali non saldate superiori ai 5mila euro.

Per chi percepisce uno stipendio mensile compreso tra 2.500 e 5mila euro, la misura potrebbe tradursi in trattenute fino a un settimo dello stipendio: si tratta cioè di decurtazioni mensili che vanno dai 175 ai 350 euro, a seconda del reddito. L'obiettivo dichiarato del governo sarebbe quello di recuperare risorse fiscali, ma i sindacati hanno subito sollevato critiche, denunciando un rischio di forte impatto economico e psicologico sui lavoratori statali.

Oltre al peso economico immediato, la misura potrebbe infatti anche incidere sul morale e sulla stabilità finanziaria delle famiglie interessate, creando una pressione diretta su chi lavora alle dipendenze dello Stato.

Stretta fiscale per i dipendenti statali: chi è coinvolto dai controlli

Secondo le stime del Ministero dell'Economia, i controlli interesseranno circa 180mila dipendenti pubblici che:

  • Non hanno saldato cartelle esattoriali superiori a 5mila euro;
  • Percepiscono uno stipendio mensile superiore ai 2.500 euro.

Finora, le verifiche sui debiti con il Fisco erano riservate a pagamenti pari o superiori a 5mila euro, ma a partire dal 2026 il monitoraggio si allargherà, includendo fasce salariali più ampie. Tra i lavoratori più colpiti ci sarebbero circa 30mila persone con reddito intorno ai 3.500 euro mensili e cartelle non pagate oltre i 5mila euro, che rischiano tagli significativi sullo stipendio. La misura, pur mirata al recupero dei crediti, concentrerebbe l'attenzione su una parte specifica dei contribuenti, lasciando fuori dalla stretta la maggioranza dei debitori tra privati e aziende.

Come funzioneranno le trattenute sullo stipendio

Le trattenute saranno proporzionate poi allo stipendio mensile:

  • Per redditi fino a 2.500 euro, il pignoramento sarà pari a un decimo dello stipendio.
  • Per redditi compresi tra 2.500 e 5mila euro, la trattenuta sarà pari a un settimo della retribuzione mensile.

In pratica, un dipendente con stipendio di 2.500 euro subirà un taglio di circa 175 euro al mese, mentre chi guadagna 5mila euro potrebbe vedersi decurtare fino a 350 euro mensili.

La reazione dei sindacati

La stretta sulle buste paga dei dipendenti pubblici morosi ha suscitato immediate critiche da parte dei sindacati, in particolare della Uil Pa. Secondo l'organizzazione, infatti la misura rappresenterebbe "un attacco diretto ai lavoratori statali", perché concentrerebbe il recupero dei crediti fiscali solo su una categoria specifica di contribuenti, mentre la maggior parte dei debitori, tra privati cittadini e aziende, continua a sfuggire ai controlli. La Uil Pa sottolinea che la misura potrebbe avere conseguenze concrete sulla vita quotidiana dei lavoratori: decurtazioni mensili fino a 350 euro rischiano di creare difficoltà nel bilancio familiare, soprattutto per chi ha mutui, affitti o altri impegni economici. Il sindacato denuncia poi anche un problema di equità: "Il governo sceglie di colpire chi lavora alle dipendenze dello Stato, mentre l'enorme massa di debiti fiscali accumulati nel Paese resta largamente inesigibile".

Oltre all'impatto economico, ci sarebbe poi anche quello psicologico: la prospettiva di vedersi pignorato lo stipendio può generare stress e preoccupazioni nei lavoratori, incidendo sul clima interno nelle amministrazioni pubbliche; per queste ragioni, la Uil Pa chiede al governo di prevedere strumenti più equi e mirati per il recupero dei crediti fiscali, evitando che l'onere ricada prevalentemente su una categoria specifica di contribuenti.

Come evitare le decurtazioni

I dipendenti pubblici morosi avranno solo due possibilità per sfuggire alle trattenute:

  • Regolarizzare i debiti: pagando le cartelle esattoriali non saldate.
  • Accedere alla rottamazione quinquies: la nuova definizione agevolata consente di sospendere eventuali procedure esecutive (fermi, ipoteche, pignoramenti) presentando la domanda entro il 30 aprile 2026.
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