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Sos Mediterranee a Fanpage: “40 bambini in mare da 12 giorni, governo Meloni non si volti dall’altra parte”

In un’intervista a Fanpage.it, un portavoce dell’organizzazione umanitaria a cui fa riferimento la nave Ocean Viking spiega la situazione, e smentisce le parole di Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi: “Noi ci atteniamo alle norme internazionali”.
A cura di Luca Pons
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Sos Mediterranee è una Ong umanitaria che agisce nel Mediterraneo con la nave Ocean Viking, soccorrendo naufraghi in difficoltà. Per Fanpage.it, un portavoce dell'organizzazione fa il quadro della situazione attuale: ci sono 234 persone a bordo, mentre il governo italiano non risponde alle sue richieste di aiuto. In più, smentisce alcune delle affermazioni fatte negli ultimi giorni dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

In che condizioni si trova adesso la Ocean Viking?

È in acque internazionali, nel canale di Sicilia tra Malta e Lampedusa. A bordo ha 234 naufraghi: 14 sono donne, e ci sono una cinquantina di minorenni, di cui una quarantina non accompagnati. Ci sono anche quattro bambini sotto i 4 anni. Più passa il tempo, più le condizioni di queste persone diventano critiche, sia dal punto di vista psicologico che fisico. In larga maggioranza hanno subito torture in Libia. Sono di varia nazionalità, molti vengono dalla Siria. La prima esigenza è sbarcare queste persone per ragioni mediche. Hanno bisogno di cure più strutturate di quelle che possiamo dargli su una nave.

Da quanto sono in mare?

Sono stati portati a bordo in sei operazioni di soccorso diverse. La prima è avvenuta il 22 ottobre, quindi sono già passati 12 giorni. L'ultimo salvataggio è formalmente del 29 ottobre, anche se è avvenuto a mezzanotte e mezza. Si parla comunque di sei giorni sula nave senza poter sbarcare a terra.

Che rapporto c'è tra la vostra Ong e la Norvegia, lo Stato di bandiera della Ocean Viking?

Sos Mediterranee è un'organizzazione umanitaria che sostanzialmente noleggia da un armatore privato, Hoyland, la nave Ocean Viking. L'armatore, poi, capita che sia norvegese. Quindi con la Norvegia abbiamo rapporti di cortesia, per carità, ma non ci sono rapporti diretti, né di mandato né di alcun tipo di vincolo. La nave è di un armatore privato e noi la noleggiamo.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, afferma che se la nave di una Ong batte la bandiera di un Paese, o quello "la riconosce e se ne fa carico, o quella diventa una nave pirata". È così?

È difficile commentare parole così prive di fondamento giuridico. Che vuol dire "la riconosce"? Se batte la bandiera, vuol dire che lo Stato di bandiera gliel'ha concessa. Sono dichiarazioni che possono convincere solo chi non sa nulla della materia, assolutamente niente.

Quindi non siete obbligati a contattare la Norvegia quando operate un salvataggio?

La Ocean Viking non ha obblighi verso la Norvegia, quando effettua un soccorso. Per il diritto internazionale, il capitano di una nave che venga a sapere che c'è un'imbarcazione in pericolo nelle vicinanze deve immediatamente alterare la rotta e dirigersi verso questa imbarcazione, per soccorrere le persone. Nel frattempo, o anche dopo il soccorso, deve avvertire le autorità competenti.

E chi sono le autorità competenti?

Sono molteplici: le aree Sar (Search and rescue), cioè le zone in cui uno Stato gestisce i soccorsi in mare, non sono giurisdizioni. Sono divise convenzionalmente, ma non è che nella zona Sar libica, ad esempio, non possa legalmente intervenire la guardia costiera italiana per un salvataggio. Noi abbiamo l'obbligo di avvertire le autorità competenti su quelle zone: quando siamo in acque internazionali, queste sono i Paesi più vicini, quindi Italia, Libia e Malta. Noi avvertiamo sempre anche il centro di coordinamento di Tripoli, anche se non porteremmo le persone in Libia perché non è un porto sicuro.

Meloni sostiene anche che "se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente la legislazione internazionale".

In primis, nessuno fa "la spola". Questa è la famosa teoria dei ‘taxi del mare'. Noi ci atteniamo alle norme internazionali, e nel diritto internazionale non c'è scritto da nessuna parte quali debbano essere le intenzioni del capitano, se debba essere uscito apposta per salvare vite umane o se ci si trova per caso.

Il ministro dell'Interno Piantedosi dice che le operazioni di soccorso sono state svolte informando  i centri di coordinamento "solo a operazioni avvenute".

Non è vero. Noi per prassi informiamo tutte le autorità competenti in tutte le fasi. Quando ci arriva una segnalazione o avvistiamo un'imbarcazione in difficoltà, quando stiamo per iniziare, quando abbiamo finito e poi alla fine con un ricapitolo. Spesso non rispondono, ma questo non è da imputare a noi.

Se contattate più Paesi, come si decide chi deve intervenire?

Quando inviamo una richiesta a più di un centro di coordinamento nazionale, è il primo che risponde a prendersi la responsabilità di coordinare l'operazione.

Il ministro ha detto anche che l'Italia "non può farsi carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere".

Questo è il gioco del governo, far rientrare questi eventi sotto il cappello dell'immigrazione illegale. Ma non si tratta di immigrazione illegale: qua si tratta di conduzione internazionale di soccorso in mare. Tutte le considerazioni sui flussi migratori sono a valle. Noi abbiamo esortato i Paesi europei a essere solidali con gli Stati costieri come l'Italia, che non può essere lasciata sola a gestire questo problema. Però non può neanche voltarsi dall'altra parte e non garantire il soccorso in mare.

E Malta?

Malta, tendenzialmente, risponde qualche volta per evacuazioni mediche di emergenza. Per necessità di altro tipo, come la richiesta di porti, non risponde quasi mai alle nostre richieste.

Con il governo Meloni la situazione peggiorerà per chi effettua soccorsi in mare?

L'esordio non è dei migliori. Questo è un precedente gravissimo. Intanto viola il principio di non discriminazione delle persone soccorse in mare: mentre parliamo, meritoriamente la guardia costiera italiana sta soccorrendo migliaia di naufraghi. Quindi c'è una discriminazione nei confronti dei soccorritori, non capiamo bene per quale motivo, e nei confronti delle persone soccorse. Ma è solo l'ultimo di una serie di gravi precedenti negli ultimi anni.

In che senso?

Negli ultimi 5 anni, chiunque ci sia stato al governo, la situazione è sempre peggiorata. Fino al 2017 c'era l'operazione Mare Nostrum. Una volta terminata, il panorama del soccorso in mare si è progressivamente deteriorato, per volontà politica anche europea. Questo è stato reso possibile da un governo di centrosinistra, il governo Gentiloni, con ministro dell'Interno Marco Minniti. Il Memorandum Italia-Libia, l'istituzione della guardia costiera libica e altro ancora: è partito lì. Con Salvini al Viminale la situazione si è inasprita ulteriormente. Con Lamorgese le cose non sono migliorate, anzi, sono peggiorate: gli stalli in mare sono aumentati, come tempo medio. C'è stata estrema discrepanza tra i toni pacati e le misure adottate.

Che cosa farà adesso la Ocean Viking?

Noi non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale di preclusione all'ingresso nelle acque territoriali italiane. Quindi, la nave non sa, ufficialmente, che l'Italia non intende farla sbarcare. L'abbiamo letto solo dagli organi di stampa, è un blocco implicito. Stamattina abbiamo chiesto aiuto – che non significa necessariamente un porto – a Grecia, Spagna e Francia.

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