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Sondaggi, metà degli italiani pensa che sul coronavirus ci sia stato un eccesso di allarmismo

Secondo le rilevazioni effettuate da Ixè e Euromedia, l’allarmismo sul l’emergenza coronavirus, alimentato dai media e dalla politica, è stata eccessiva per la metà degli italiani intervistati. Al contrario il 13% dei cittadini ritiene che la percezione del pericolo legato all’epidemia è stato sottovalutato.
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A cura di Annalisa Cangemi
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Quanto è alto il livello di paura degli italiani per il coronavirus? La situazione di allarme generale ha avuto un impatto negativo anche nell'economia. Secondo due rilevazioni effettuate nei giorni scorsi, a una settimana dalla notizia del primo caso italiano a Codogno, le lodigiano, alla domanda ‘Siete preoccupati?', i cittadini hanno risposto "molto o abbastanza" nel 74% dei casi, secondo il sondaggio Ixè del 25 febbraio 2020, e nel 73,4% dei casi, secondo il sondaggio Euromedia del 21 febbraio 2020; hanno detto invece "poco o per nulla" il 25,8% degli intervistati nel sondaggio Euromedia, e il 26% nello studio realizzato da Ixè.

Secondo la percezione di molti elettori c'è stato un eccesso di allarmismo, sia da parte dei media sia da parte dei politici che hanno gestito la situazione. Molti cittadini ritengono infatti che sia stata alimentata una paura eccessiva: in particolare, secondo la rilevazione Ixè, lo pensa il 47%  degli italiani, mentre secondo il sondaggio Emg relativo al 26 febbraio 2020, l'allarmismo è stato ingiustificato per il 51% degli elettori. E ancora, la preoccupazione per un eventuale sondaggio è stata giusta per il 33% degli intervistati (sondaggio Ixè) e per il 43%, stando alle stime di Emg. Inoltre la percezione del pericolo legato all'epidemia è stato sottovalutato per il 13% dei cittadini contattati da Ixè.

L'indagine Datanalysis per ‘The Bridge'

Secondo un'indagine Datanalysis per la fondazione The Bridge, il 76% dei milanesi pensa che i prodotti provenienti dalla Cina non siano pericolosi. Al contrario per il 24% sono pericolosi. Per via del coronavirus il 42% dei milanesi è rimasto a casa per una decisione dell'azienda in cui lavora. Il 29% lo fa per una scelta personale, il 10% per la decisione dell'ufficio pubblico in cui lavora. La chiusura di asili e scuole per il 25% degli intervistati ha creato problemi, ma con lo smartworking è più facile occuparsi dei figli. Il 22% ha dovuto invece chiedere aiuto per la gestione dei figli. Il 15% dei cittadini invece, lavorando, non sa come occuparsene. Il 17% non ha avuto ripercussioni, avendo figli ormai grandi.

Per quanto riguarda invece la mascherina e dei guanti, il 31% dei milanesi ha dichiarato di  usarli, mentre il 29% usa disinfettanti e lava le mani seguendo le norme igieniche con maggiore attenzione. Il 22% degli intervistati evita luoghi affollati e non prende più i mezzi pubblici. Una percentuale più bassa, il 7%, sta a casa. Il 9% adotta tutte le precauzioni. Solo il 2% non ne adotta nessuna.

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