video suggerito
video suggerito

Single non possono diventare madri con Pma, ma la Corte apre: “Non è incostituzionale dare questo diritto”

Per le donne single resta il divieto di accedere alla Procreazione medicalmente assistita per poter avere un figlio in Italia. La Corte Costituzionale in una sentenza ha però chiarito che “non sussistono ostacoli costituzionali a una eventuale estensione, da parte del legislatore, dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale”, quindi anche alle donne single.
A cura di Annalisa Cangemi
49 CONDIVISIONI
Immagine

Niente da fare per le donne single che vogliono ricorrere alla Procreazione medicalmente assistita, in Italia resta il divieto. La Corte Costituzionale si è appena espressa sul caso di Evita, di cui avevamo scritto su Fanpage.it. Nella sentenza i giudici hanno scritto infatti che è "non irragionevole" il divieto, previsto dalla legge 40, per le donne single di accedere alle pratiche di fecondazione assistita.

La Corte Costituzionale ha però aggiunto che "Non sussistono ostacoli costituzionali a una eventuale estensione, da parte del legislatore, dell'accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale". Dunque, per i giudici non sarebbe incostituzionale estendere l'accesso alla procreazione medicalmente assistita (Pma) anche alle donne single.

Si tratta della seconda sentenza importante, dopo quella pubblicata oggi sulle coppie di mamme che ricorrono alla Pma all'estero, che permette anche alla madre non biologica, quella intenzionale, di riconoscere in automatico il figlio alla nascita in Italia.

Cosa hanno scritto i giudici nella sentenza sul caso di Evita

La scelta legislativa di non consentire alla donna singola di accedere alla procreazione medicalmente assistita (Pma) "limita l'autodeterminazione orientata alla genitorialità in maniera non manifestamente irragionevole e sproporzionata", si legge nella sentenza depositata oggi, con cui la Corte costituzionale ha ritenuto "non fondate" le questioni di legittimità costituzionale che erano state sollevate sull'articolo 5 della legge 40 del 2004, nella parte in cui non consente alla donna singola di accedere alla Pma.

La Corte ha ricordato che "la disciplina dell'accesso alla Pma presenta rilevanti implicazioni bioetiche e incisivi riflessi sociali sui rapporti interpersonali e familiari" e per tale ragione, "essa è rimessa, in linea di principio, alla discrezionalità del legislatore, con l'unico limite della manifesta irragionevolezza e sproporzione alla luce del complesso degli interessi coinvolti".

Secondo la Corte, nell'attuale assetto normativo, non consentire alla donna di accedere da sola alla Pma "rinviene tuttora una giustificazione nel principio di precauzione a tutela dei futuri nati: è, infatti, nel loro interesse – rileva Palazzo della Consulta – che il legislatore ha ritenuto di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, esclude la figura del padre".

Il caso di Evita, donna single che vuole diventare mamma con la Pma

Evita, assistita dal team legale dell'Associazione Coscioni, 40enne single, aveva richiesto di poter accedere alla Pma, quell'insieme di tecniche utilizzate per aiutare il concepimento, attualmente consentite in Italia alle coppie formate da maggiorenni eterosessuali, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile.

"Sono dispiaciuta per il mancato accoglimento della questione. È un'occasione mancata per affermare con chiarezza che il desiderio di genitorialità non può essere filtrato da pregiudizi, né condizionato da schemi ormai superati", ha commentato Evita. "Spetta al Parlamento – ha aggiunto – dimostrare se è in grado di ascoltare la realtà di donne che scelgono con consapevolezza di diventare madri anche fuori dal perimetro della famiglia tradizionale".

Dopo aver ottenuto un diniego, Evita si era rivolta al Tribunale di Firenze, che aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale, rilevando l'esistenza di sufficienti motivi per dubitare della legittimità dell'articolo 5 della legge 40, quello che consente appunto l'accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita soltanto alle coppie di sesso diverso e non anche alle persone singole. La donna ha contestato, tramite i suoi legali, il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU).

Lo scorso 11 marzo si era svolta l'udienza della Consulta, e l'Associazione Coscioni aveva sperato che questo potesse essere davvero un passo avanti nel campo dei diritti, per rimuovere una evidente discriminazione sociale, che non permette a tante donne, che magari avrebbero anche le possibilità economiche, di diventare madri in Italia, al di fuori della cornice della famiglia ‘tradizionale'.

"Si tratta di un'occasione mancata per superare la discriminazione delle single ma è positivo che la Consulta abbia ribadito che non sussistono ‘impedimenti costituzionali' a una eventuale estensione dell'accesso alla Pma", ha dichiarato Filomena Gallo dell'Associazione Coscioni.

49 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views