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Separazione delle carriere: il sì prevale, ma il 57% degli italiani sa poco o nulla del referendum

Il sondaggio dell’Osservatorio Delphi fotografa un’Italia divisa sul referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, poco informata ma consapevole dell’importanza della riforma. Sullo sfondo emergono forti disuguaglianze sociali, generazionali e territoriali che continuano a influenzare la fiducia nella politica.
A cura di Francesca Moriero
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Il sondaggio realizzato dal nuovo Osservatorio Delphi, progetto nato dalla collaborazione di Piave, agenzia di comunicazione politica, e Sigma Consulting, istituto di ricerca sociale, economica e di mercato, che Fanpage.it pubblica in esclusiva, è dedicato questo mese al tema della Giustizia e al referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, che si terrà presumibilmente nel mese di marzo. L'indagine, condotta tra il 17 e il 24 novembre 2025 su un campione rappresentativo di 800 cittadini maggiorenni, restituisce una fotografia articolata dell'opinione pubblica italiana, mettendo in luce non solo gli orientamenti di voto sul referendum, ma anche il livello di informazione degli elettori, la percezione dell'importanza della riforma e, più in generale, le grandi fratture sociali e politiche che attraversano il Paese.

Un elettorato poco informato sul referendum

Il primo dato rilevante riguarda il livello di informazione sul referendum. La maggioranza degli italiani ammette di sentirsi poco preparata: il 57% degli intervistati dichiara di essere poco o per niente informato sui contenuti e sulle conseguenze della riforma della giustizia. Solo il 43% si considera invece abbastanza o molto informato; un dato che segnala una distanza significativa tra il dibattito politico e la reale comprensione dei temi da parte dell’elettorato, e che rischia di incidere sulla qualità della partecipazione democratica.

Se si votasse oggi, il "sì" sarebbe in vantaggio

Nonostante questa carenza informativa, quando agli intervistati viene chiesto come voterebbero se il referendum si tenesse oggi, emerge una netta prevalenza del fronte del "sì". Il 46% voterebbe a favore della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, contro il 27% che si schiererebbe per il "no"; resta però molto ampia la quota degli indecisi, pari al 27%, segno che la campagna referendaria non è ancora entrata davvero nel vivo e che una parte consistente dell’elettorato potrebbe orientarsi solo nelle ultime settimane.

La frattura politica sul tema della giustizia

L'analisi diventa ancora più interessante se si osservano le risposte in base all'orientamento politico: tra gli elettori dei partiti di centrodestra il sostegno al "sì" è molto elevato: tra chi vota Fratelli d'Italia la percentuale favorevole arriva al 79%, con una quota ridotta di contrari e indecisi. Anche Lega e Forza Italia mostrano una maggioranza netta a favore della riforma. All'opposto, l'elettorato di Alleanza Verdi e Sinistra e quello del Partito Democratico si collocano prevalentemente sul fronte del "no", mentre tra i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle emerge una forte divisione interna, con un peso rilevante di indecisi. I partiti centristi presentano invece un quadro più frammentato.

Una riforma considerata importante per il futuro del Paese

Alla domanda sull'importanza della riforma per il futuro dell'Italia, il giudizio complessivo è comunque alto; il 66% degli intervistati considera la separazione delle carriere abbastanza, molto o addirittura fondamentale per l'Italia. Solo il 34% la giudica poco o per niente importante. Un dato che suggerisce che, pur in presenza di scarsa informazione, la giustizia resta un tema percepito come centrale e strategico per il funzionamento dello Stato.

Le grandi disuguaglianze che preoccupano gli italiani

Il sondaggio amplia poi lo sguardo oltre il referendum, affrontando il tema delle grandi disuguaglianze e delle fratture sociali che segnano il presente e il futuro dell'Italia; quando viene chiesto quale sia la sfida più importante per il Paese, al primo posto emerge la mancanza di tutele sociali e di diritti legata al tipo di lavoro, indicata dal 40% degli intervistati. Subito dopo si colloca il divario generazionale, con il 39%, a conferma di una diffusa percezione di squilibrio tra le opportunità offerte ai giovani e quelle garantite alle generazioni precedenti. Seguono le disuguaglianze socio-economiche tra Nord e Sud (35%) e quelle legate alla condizione economica della famiglia d'origine (32%).

Meno centrali, ma comunque rilevanti, risultano le disuguaglianze tra grandi città e province (27%) e quelle di genere (24%). Più in basso, ma non assenti, le discriminazioni legate all'origine etnica, alla religione o alla lingua (14%) e quelle relative ai diritti legati all'orientamento sessuale (12%). Un quadro che mostra come le disuguaglianze percepite siano molteplici e stratificate.

Intenzioni di voto: quadro stabile, ma polarizzato

Infine, il sondaggio fotografa le intenzioni di voto nazionali, restituendo un quadro di sostanziale stabilità. Fratelli d'Italia si conferma primo partito con il 30,1%, seguito dal Partito Democratico al 22,5%. Il Movimento 5 Stelle si attesta al 12,6%, mentre Forza Italia e Lega si collocano entrambe poco sotto il 9%. Più distaccati gli altri partiti, con Alleanza Verdi e Sinistra al 6% e le forze centriste sotto il 4%, mentre le altre liste nel complesso raccolgono poco più del 3%.

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