Referendum 2025

Sensi a Fanpage: “I quesiti erano sbagliati. Destra ora festeggia, ma sul lavoro non ha fatto nulla”

“Forse un governo non dovrebbe farsi bastare i popcorn per il referendum, ma dovrebbe fare altro. Perché è stato messo lì dagli italiani per farlo”: così Filippo Sensi, senatore del Pd, commenta gli strascichi del referendum in un’intervista con Fanpage.it. In cui sottolinea anche che i quesiti sul lavoro fossero sbagliati.
A cura di Annalisa Girardi
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La destra dovrebbe pensare a fare qualcosa di buono per migliorare il Paese, invece che cantar vittoria per il fatto che ai referendum su lavoro e cittadinanza non sia stato raggiunto il quorum. Lo ha detto Filippo Sensi, senatore del Partito democratico, in un'intervista con Fanpage.it sul risultato del voto dell'8 e 9 giugno. Un esito su cui la maggioranza di governo non ha tardato ad esultare, attaccando allo stesso tempo le opposizioni.

"Non  mi aspettavo una reazione differente da questa destra. Credo che, in due anni e mezzo che stanno al governo, non abbiano fatto nulla sul lavoro. Non credo ci sia un solo provvedimento sulla precarietà, per cui non mi aspettavo altro se non il dileggio delle curve. Ma forse un governo non dovrebbe farsi bastare i popcorn, forse dovrebbe fare altro. Perché è stato messo lì dagli italiani per farlo", ha detto Sensi.

Il presidente del Senato La Russa addirittura ha detto che dopo questo risultato il campo largo è morto. È così?

Non mi sorprende che La Russa si occupi del campo largo, visto che di casa loro se ne occupa molto molto poco. Le polemiche della destra lasciano il tempo che trovano. Fare polemica sul referendum mancato e fallito dopo che l'invito loro era quello di astenersi e di non andare a votare – quindi denegando un diritto alle persone che vogliono partecipare – mi sembra un po’ poco.

Però qualche dubbio in merito a questi referendum c'è stato anche tra i riformisti del Pd. C'è bisogno di una riflessione e di un confronto interno?

Io penso che i referendum, parlo dei quesiti sul lavoro, fossero sbagliati. Nel merito e nel metodo. Non avevano nulla a che vedere con il lavoro oggi e neanche con la precarietà oggi che è un problema gravissimo. Quindi penso francamente che i quesiti fossero sbagliati e il risultato stra annunciato. Credo che la riflessione tocchi a tutti, non è una cosa che riguarda solo il Partito Democratico, riguarda tutti quanti. Riguarda i proponenti, riguarda la sinistra, ma riguarda pure le forze di centro e di centrodestra. Non è che ci sentiamo assolti per il fatto che le astensioni sono state così evidenti e il referendum è stato respinto. Dobbiamo porci delle domande. Cosa possiamo fare per cambiare il lavoro? Cosa possiamo fare per rispondere all'esigenza di uscire dalla precarietà? Ci sono tantissimi fronti di trasformazione del lavoro, dei lavoratori.

Certo, perché comunque i temi del lavoro e della cittadinanza sono incredibilmente attuali e riguardano milioni di persone. Cosa si dovrebbe fare allora?

Io faccio pro tempore il parlamentare e penso che dobbiamo fare il nostro lavoro, quindi vuol dire fare delle proposte e lavorare perché queste proposte vadano a buon fine. Non basta l'averle presentate e vedere la luce verde su un proprio provvedimento, se poi il provvedimento non solo non arriva a dama, ma non incide nella vita delle persone. Lo dico con grande rispetto dello strumento referendario. In Parlamento possiamo fare il nostro lavoro e lo si è fatto su alcune proposte: penso per esempio quelle sul salario minimo, che hanno riunito le forze di opposizione. Su questo io prendo in parola quello che dice la mia segretaria, Elly Schlein, cioè che dobbiamo essere testardamente unitari. Io penso che essere testardamente unitari per le forze di minoranza sia quella di coinvolgere tutte le forze, dal Movimento Cinque Stelle a Calenda, per dire cosa possiamo fare per sfidare il governo.

Poi dobbiamo sforzarci di parlare alle persone e affrontare i problemi reali delle persone. Perché se la nostra offerta sarà credibile e convincente, questo preparerà  l'ambizione di poter tornare a governare il Paese e cambiarlo. Soprattutto sul lavoro dobbiamo trovare una proposta che tenga conto di tutti i soggetti: i lavoratori, i più fragili, ma anche gli imprenditori e il ceto medio.

La segretaria Schlein ha commentato i risultati del referendum dicendo che a livello di numeri, a livello di milioni di voti, le persone che sono andate a votare sono di più di quelle che hanno mandato Meloni al governo. Questo è un elemento giusto su cui concentrarsi o è un po' un’arrampicata sugli specchi? 

La partecipazione è democrazia ed è la vita della democrazia quindi le persone che vanno a votare sono persone che meritano rispetto e che meritano anche il nostro appoggio e sostegno: questo credo che fosse il cuore del ragionamento. Io penso che i milioni di persone che sono andate a votare meritano rispetto: meritano rispetto se hanno votato sì, anche se hanno votato no  e io penso anche un'altra cosa, cioè che meritano rispetto anche le persone che non sono andate a votare. Le persone che hanno scelto di non andare a votare, se questa è stata una scelta. Poi io penso che sia sempre bene partecipare perché altrimenti qualcun altro decide per te. Però io penso che il rispetto si debba a tutte le scelte che fanno i cittadini italiani. Possono non essere le nostre, ma vanno rispettate.

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