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Secondo Luigi Di Maio è colpa di Conte se il M5s è andato male alle Europee, perché ha snaturato il partito

L’ex vicepremier – ora inviato Ue per il Golfo – sostiene che alle elezioni europee abbiano perso “tutti i partiti che hanno buttato giù Draghi”. Poi attacca frontalmente Giuseppe Conte: “Ha snaturato il Movimento, che oggi è un partito ancora più chiuso e verticistico del passato. Un tempo era più plurale, c’erano più ‘anime’ diverse. Conte lo ha modellato a sua immagine e somiglianza senza che nessuno alzasse un dito”.
A cura di Luca Capponi
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Alle elezioni europee da poco concluse, il Movimento 5 Stelle è stato uno dei grandi sconfitti: per la prima volta dalla sua nascita è sceso sotto il 10% in un'elezione nazionale. L'analisi dei flussi elettorali dimostra che solo un elettore su tre tra quelli che lo avevano scelto alle politiche di due anni fa ha confermato la sua fiducia al partito fondato da Beppe Grillo. Giuseppe Conte ha annunciato che nel Movimento "si aprirà una riflessione interna" e, secondo quanto riportato da fonti d'agenzia, si sarebbe detto disponibile a farsi da parte se la sua leadership dovesse essere "un ostacolo". Nel frattempo, le critiche di chi negli anni ha rivestito un ruolo centrale nel partito sono già fioccate. A Davide Casaleggio, che a Fanpage ha dichiarato che il M5S "è diventato peggio dei partiti che ha sempre combattuto", si è aggiunto Luigi Di Maio. Intervistato da La Stampa, l'ex capo politico del Movimento si è tolto più di un sassolino dalla scarpa e ha attaccato frontalmente Giuseppe Conte: "Ha snaturato il Movimento, modellandolo a sua immagine e somiglianza – ha dichiarato, prima di aggiungere -: È stata una performance da elezioni amministrative, se non peggio".

Di Maio contro Conte: "Ha snaturato il Movimento e nessuno glielo ha impedito"

Di Maio ha detto che la trasformazione del Movimento da organizzazione plurale a partito di Conte "modellato a sua immagine e somiglianza" è dovuta alla responsabilità di molte persone. Secondo l'ex vicepremier, quella di Conte è stata "un'operazione legittima, che gli è stata concessa senza che nessuno alzasse un dito". Ce l'ha anche con Grillo che – punge Di Maio – "ha 300mila buoni motivi per restare in silenzio". Qui Luigi Di Maio allude al ricco contratto che il fondatore dei 5 Stelle avrebbe sottoscritto con il suo stesso partito – col nulla osta di Conte – in qualità di "consulente della comunicazione".

Va anche ricordato, però, come tra Conte e Grillo non siano mancati attriti nel corso degli anni, alcuni dei quali si trascinano tutt'ora. Non solo i due faticarono molto – lanciandosi anche accuse pesantissime – a raggiungere un accordo sul passaggio di testimone alla guida del Movimento, ma tra Conte e Grillo c'è ancora diversità di vedute per quanto riguarda il limite di due mandati. Grillo lo avrebbe blindato, considerandolo ancora un dogma del M5S, ma in molti – Conte compreso – lo ritengono una delle ragioni del crollo del Movimento e della debolezza delle liste elettorali. Su questo punto, Luigi Di Maio non è d'accordo: "La debolezza delle liste esiste da 15 anni, eravamo tutti dei signor nessuno. È sempre stato un voto di protesta (quello dato dagli elettori al Movimento, ndr), mai un voto di opinione", ha dichiarato l'ex vicepremier. Dai dati definitivi sulle elezioni europee, emerge però come il M5S sia l'ultimo partito (dietro anche alle liste di Cateno De Luca e Bandecchi) nel rapporto tra voti alla lista e numero di preferenze.

Che fine ha fatto Luigi Di Maio

Nel suo ultimo incarico di governo, da ministro degli Esteri, Luigi Di Maio era un fedelissimo di Mario Draghi (allora presidente del Consiglio). Proprio nelle trattative che avrebbero dovuto portare Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale, si sancì la frattura tra Di Maio e Conte, che invece spingeva per la candidatura di Elisabetta Belloni. Nell'intervista a La Stampa Di Maio è tornato su Draghi, spiegando che secondo lui gli elettori hanno voluto punire chi aveva fatto cadere il governo guidato dall'ex capo della Bce. "Conte ha compiuto il capolavoro di far tornare il bipolarismo in Italia", ha attaccato Di Maio, che ne ha avute anche per Renzi e Calenda: "Guardiamo i risultati: vincono coloro che sostengono l'agenda Draghi, perde invece chi l'ha buttato giù e perdono i due leader di centro che, invece di trovare un accordo, si sono cannibalizzati a vicenda".

Dopo la caduta del governo Draghi, Di Maio abbandonò il Movimento 5 Stelle – anche in virtù delle posizioni di Conte, da lui ritenute ambigue, sul sostegno militare all'Ucraina – e si candidò alle successive elezioni con un suo partito, "Impegno civico". Il risultato fu pessimo: la sua lista ottenne lo 0,6% alla Camera e lo 0,5% al Senato. Di Maio non riuscì a entrare in Parlamento nemmeno attraverso il collegio uninominale, dove fu nettamente sconfitto da Sergio Costa, ex ministro nei due governi Conte. Pochi mesi dopo, tuttavia, venne nominato dall'Alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell come "inviato dell'Ue per il Golfo", carica che ricopre tutt'ora.

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