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Scuola e trasporti: i nodi su tavolo dello scontro tra governo e Regioni

Continuano gli attriti tra governo e Regioni. Sul tavolo, principalmente, le questioni scuola e trasporti. Mentre i governatori chiedono un ritorno, almeno per gli studenti delle superiori, della didattica a distanza per limitare i contagi nelle classi e alleggerire il peso sui trasporti, dal governo centrale arriva un diniego. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, afferma che si deve ricorrere alle lezioni online solo come ultima possibilità Ma non nasconde le criticità sui trasporti e sottolinea gli errori nel nuovo Dpcm.
A cura di Annalisa Girardi
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La ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, è stata chiara: alunni e studenti devono rimanere nelle classi. Rigettata quindi la richiesta di alcuni governatori delle Regioni di riprendere la didattica a distanza, almeno per i ragazzi delle superiori, in modo da limitare i contagi nelle classi e alleggerire il peso sui trasporti. Ma le autorità locali, da parte loro, non accettano un diniego che definiscono "sbrigativo e irresponsabile": la Commissione Trasporti della Conferenza delle Regioni sottolinea che se non diminuirà "l'utenza per abbassare la capienza dei mezzi, occorre incrementare le linee". Tuttavia, si aggiunge, "non sono all'orizzonte stanziamenti aggiuntivi su questo". Continua quindi lo scontro tra governo centrale e Regioni sui trasporti e oggi è previsto un incontro con la ministra Paola De Micheli.

Lo scontro governo-Regioni sulla scuola

Prima dell'approvazione del nuovo Dpcm contenente le misure di contrasto alla diffusione di coronavirus, dalle Regioni era arrivata la richiesta di riprendere con le lezioni online. Almeno nel caso in cui si fosse deciso di diminuire ulteriormente la capienza massima consentita a bordo di autobus, treni e metro. Proposta che però era stata subito rifiutata categoricamente dalla ministra Azzolina, aprendo nuovamente il fronte tra autorità centrale e locali. Non tutti i governatori però sono sulla stessa linea: lo stesso presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, si è mostrato contrario all'idea di un ritorno alla didattica a distanza. "L'idea è stata ipotizzata legittimamente da alcune Regioni come rimedio estremo qualora il governo avesse deciso di ridurre la capienza attualmente prevista per i mezzi di trasporto pubblico. E io, come presidente della Conferenza, avevo il dovere di sottoporla al governo", ha precisato il governatore della Regione Emilia Romagna in un'intervista con Repubblica.

Bonaccini insiste: "Prima di rimettere i ragazzi a casa va esperita ogni altra possibilità". Ma dall'altra parte non nega il problema che si presenta con il trasporto pubblico. E sul nuovo Dpcm varato dal governo afferma: "Il giudizio è complessivamente positivo, anche se con alcune ombre: se il governo ci avesse dato più tempo per confrontarci, avrebbe potuto migliorare il testo. Le misure sui locali e il blocco delle feste potevano essere decise diversamente, perché avranno contraccolpi pesanti su settori già duramente colpiti dal lockdown: per questo abbiamo chiesto al governo di aprire immediatamente un tavolo per sostenere gli operatori economici e valutare correttivi al decreto".

Cosa pensano i governatori del nuovo Dpcm

Sul nuovo Dpcm arrivano anche pareri più duri dalle Regioni. Dal Friuli Venezia Giulia il presidente leghista Massimiliano Fedriga commenta: "Sono state rigettate quasi tutte le condizioni dettate dalle Regioni, il parere non può che essere negativo". Giovanni Toti, governatore della Liguria, sottolinea che non ci sia stato "nessun segnale di dialogo". Il veneto Luca Zaia insiste perché venga cambiato il Dpcm. Ma il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, cerca di mettere un punto alle polemiche, evidenziando come molte delle richieste dei governatori siano in effetti state accolte.

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