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Caso Paragon

Scott Railton (Citizen Lab): ”Nicodemo spiato con Paragon? Fossi un politico mi chiederei se lo sono pure io”

Intervista al ricercatore senior di Citizen Lab, il centro di ricerca indipendente che ha svelato il caso Paragon, sul nuovo caso di spionaggio scoperto da Fanpage: “I soggetti spiati con Paragon di cui non sappiamo nulla sta crescendo di giorno in giorno. È il governo che deve dare risposte, non gli spiati”.
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“Il caso Nicodemo? È molto interessante perché espande ulteriormente il mistero dell’uso che in Italia è stato fatto del software spia di Paragon Solutions. Anche perché Francesco Nicodemo è molto connesso con la politica. E se fossi un politico oggi me lo chiederei, se sono spiato pure io”.

Non usa mezzi termini, John Scott Railton di Citizen Lab – il centro di ricerca indipendente dell'Università di Toronto che ha per prima scoperto l'uso illegittimo dello spyware Graphite – per spiegare l’importanza del nuovo caso di spionaggio svelato da Fanpage: quello del consulente politico Francesco Nicodemo, già consigliere per la comunicazione di Matteo Renzi e del Partito Democratico e oggi tra i soci della società di comunicazione Lievito, che nell’ultimo anno ha curato numerose campagne elettorali di candidati delle forze politiche che si oppongono al governo. E che il 31 gennaio scorso ha ricevuto (al pari di chi scrive) il messaggio di Whatsapp Support in cui si diceva che il suo telefono era bersaglio di un software spia mercenario, prodotto dall'israeliana Paragon e venduto esclusivamente a governi democratici per dare la caccia a pericolosi criminali.

Qual è la cosa che preoccupa di più, di questo mistero italiano, come lo chiami tu?

Che la quantità di casi di soggetti spiati con Paragon di cui non sappiamo nulla sta crescendo di giorno in giorno. Il governo e i servizi di intelligence hanno spiegato al Copasir che avevano spiato con Paragon gli attivisti di Mediterranea, ma non hanno spiegato nulla sul tuo caso, su quello di Ciro Pellegrino, su quello di Roberto D’Agostino, su quello degli imprenditori come Francesco Gaetano Caltagirone e Andrea Orcel. Ora Nicodemo. Ormai quel che non sappiamo è molto più di quel che sappiamo.

E perché l’attenzione sembra diminuire a ogni caso che emerge?

Perché la gente pensa che sia qualcosa che non li riguarda. In questo caso è chiaro che c’è un abuso nell’uso di strumenti di spionaggio nel contesto politico. Qualcuno deve assicurare ai cittadini che queste tecnologie non saranno usate contro di loro o contro chiunque dissenta.

Cosa ci puoi dire sul caso Nicodemo da un punto di vista dell’analisi forense?

Non posso commentare sulle investigazioni che stiamo facendo che non sono ancora pubbliche. Posso dire, come negli altri casi, che Paragon è uno spyware disegnato per nascondersi molto bene e per far sparire le sue tracce. Ma non sono gli spiati come Nicodemo che devono dimostrare di essere stati spiati. Sono i governi che devono fare chiarezza sulle loro situazioni.

Il governo italiano ha scelto il silenzio, e a quanto pare è una strategia che sta funzionando.

Sembra funzionare. L’ho già detto più volte: i casi di spyware lasciati lì senza risposte, continuano a risalire a galla. I dubbi non se ne vanno da soli, ma si sommano fino a un punto in cui non sono più sostenibili. Questo lo posso assicurare a qualunque governo provi a insabbiare.

Abbiamo chiesto un commento a Meta sulla vicenda Nicodemo. E il portavoce di Whatsapp ci ha risposto che “Abbiamo una solida esperienza nell'identificare e contrastare gli attacchi spyware ai nostri utenti. Queste aziende di spyware prendono di mira giornalisti e la società civile e devono essere ritenute responsabili. Continueremo a proteggere la possibilità delle persone di comunicare privatamente su WhatsApp”. Cosa ne pensi di questa affermazione?

Che è fondamentale che Meta e le aziende come Meta continuino ad avvisare politici, giornalisti, imprenditori, attivisti di essere bersaglio di un’azione di spionaggio.

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