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Save the Children, le bambine sono più penalizzate dalla pandemia di coronavirus

Entro la fine dell’anno 1 milione e 140 mila di bambine e ragazze rischiano di essere tagliate fuori da studio, lavoro e percorsi formativi. Save the Children sottolinea come l’Italia si sia fatta trovare impreparata dagli effetti del Covid-19 sull’infanzia e in particolare sulle bambine, che si trovano a dover fare i conti con le diseguaglianze di genere sistematiche e radicate nella società italiana fin dalla più tenera età.
A cura di Annalisa Girardi
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Si avvicina il 20 novembre, la Giornata mondiale dell'infanzia, e Save the Children lancia l'allarme sulle diseguaglianze di genere che la pandemia di coronavirus non fa che accrescere. Entro la fine dell'anno, infatti, 1 milione e 140 mila di bambine e ragazze rischiano di essere tagliate fuori da studio, lavoro e percorsi formativi. Save the Children ha diffuso l'undicesima edizione dell'Atlante dell'infanzia a rischio in Italia, intitolato "Con gli occhi delle bambine", in cui si sottolinea come l'Italia si sia fatta trovare impreparata dagli effetti del Covid-19 sull'infanzia e in particolare sulle bambine, che si trovano a dover fare i conti con le diseguaglianze di genere sistematiche e radicate nella società italiana fin dalla più tenera età.

Oltre un milione di ragazze entro la fine del 2020 rischiano di trovarsi nella condizione di non studiare, non lavorare e non essere inserite in alcun percorso di formazione. In altre parole, rischiano di non avere alcun progetto per il proprio futuro, restando indietro rispetto ai propri coetanei. Già oggi una ragazza su 4 si trova in questa condizione, con picchi che arrivano anche al 40% in alcuni territori del Mezzogiorno come Sicilia e Calabria. Il divario di genere, tuttavia, interessa l'intero Paese e si ripercuote poi sul fronte occupazionale, rendendo ragazze e giovani donne più esposte al rischio povertà. Tra le giovani tra i 15 e i 34 anni il tasso di mancata occupazione è a quota 33%, contro il 27,2% dei coetanei maschi.

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Ancora prima della pandemia, 1 milione e 137 mila minori (l'11,4% del totale) si trovavano in condizioni di povertà assoluta. Un dato in calo rispetto a quello registrato nel 2018, ma che ora con la crisi innescata dalla pandemia di coronavirus rischia di peggiorare. Come già accaduto dopo la crisi del 2008, quando la percentuale di povertà assoluta minorile è quadruplicata in circa un decennio. Save the Children sottolinea quindi la necessità di mettere tempestivamente in campo interventi per prevenire che questo accada. "Già prima dell’emergenza Covid, l’ascensore sociale del Paese era fermo: in Italia si è rotto il meccanismo che permetteva di migliorare la propria condizione, di costruirsi un futuro migliore. Un Paese che aveva già dimostrato di aver messo l’infanzia agli ultimi posti tra le proprie priorità e che di fronte a una sfida sanitaria e socioeconomica come quella che stiamo affrontando, stenta a cambiare strada mettendo i bambini e gli adolescenti al centro delle proprie politiche di rilancio", denuncia Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, sottolineando come "bambine e ragazze devono essere un volano di sviluppo" e come nell'ambito del Piano nazionale di ripresa debba essere messo al primo posto l'impegno per superare le diseguaglianze di genere.

Intanto continuano a diminuire i nuovi nati: nel 2019 questi sono stato 19 mila in meno all'anno precedente e secondo l'Istat anche quest'anno sarà riconfermata questa tendenza in discesa. A ridurre il brusco calo ci penserebbero però i minori con cittadinanza straniera, che oggi sono l'11% del totale. Dei bambini che spesso nascono e crescono in Italia e che richiedono i loro diritti di cittadinanza.

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Ora, la pandemia di coronavirus rischia di aumentare il tasso di dispersione scolastica e il numero di giovani che vengono tagliati fuori dai percorsi di studio o di formazione. "Nonostante l’impegno di tanti docenti ed educatori, il funzionamento a singhiozzo delle scuole e la
didattica solo a distanza stanno producendo in molti bambini non solo perdita di apprendimento, ma anche perdita di motivazione nel proseguire lo studio. Dai territori riceviamo segnalazioni di bambini e ragazzi che spariscono dal radar delle scuole. Le mappe dell’Atlante indicano con chiarezza quali sono le “zone rosse” della povertà minorile e della dispersione, dove è necessario intervenire subito e in via prioritaria per affrontare una doppia crisi: quella sanitaria e quella educativa", commenta Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.

Come anticipato, le conseguenze dell'epidemia e del lockdown rischiano di essere più pesanti per bambine e ragazze. Il divario di genere, infatti, affonda le proprie radici già nell'infanzia, nonostante spesso bambine e ragazze mostrino competenze scolastiche più elevate dei loro coetanei, con meno bocciature e arrivino a laurearsi molto più dei ragazzi. Analizzando i dati riportati dall'Atlante di Save the Children emerge che tra i minori tra i 6 e i 17 anni le bambine leggano molto di più dei bambini e registrino un andamento scolastico spesso migliore rispetto a quello dei coetanei. Ma spesso ciò non basta, perché crescendo le ragazze hanno comunque più probabilità di non trovare lavoro. L'Italia presenta uno dei tassi di occupazione femminile più bassi in Europa: l'anno scorso per le giovani laureate tra i 30 e i 34 anni era del 76%, contro l'83,4% di quello registrato tra i maschi. Un divario che si ampia ulteriormente se guardiamo ai livelli registrati tra i diplomati: le diplomate occupate, sempre nel 2019, sono il 56,7% contro l'80,9% dei ragazzi con diploma.

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"I dati dell’Atlante mettono in evidenza la nascita dell'illusione della parità delle bambine e delle ragazze, che a scuola godono di una condizione di parità con i coetanei, anzi sono più brillanti nella lettura così come nelle performance scolastiche. Ma le aspettative si infrangono al primo confronto con il mondo del lavoro. E alcuni segnali si registrano già nei primi anni di scuola, ad esempio con il progressivo allontanamento delle bambine dalle materie scientifiche. Servono interventi mirati, quali piani formativi e doti educative, per promuovere tra le bambine e le ragazze – a partire da quelle che vivono nei contesti più svantaggiati – l’acquisizione di fiducia nelle proprie capacità in tutti i settori. Anche nella matematica, le scienze, l’ingegneria e le tecnologie digitali", aggiunge ancora Milano.

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