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Sanità, cosa cambia per le liste d’attesa ora che governo e Regioni si sono messi d’accordo

Le Regioni e il governo Meloni hanno trovato un accordo sulla gestione delle liste d’attesa. In particolare, c’erano divisioni su un decreto che introduce una novità: la possibilità per lo Stato di intervenire al posto della Regione, se i ritardi nella sanità sono particolarmente alti. È arrivato un compromesso che ha fissato dei paletti precisi.
A cura di Luca Pons
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Alla fine è arrivato un accordo sul decreto che aveva fatto litigare, anche piuttosto pubblicamente, il governo Meloni e i presidenti di Regione. Il tema sono le liste d'attesa, e in particolare un provvedimento che l'esecutivo aveva inserito nel decreto approvato circa un anno fa: la possibilità per lo Stato di sostituirsi a una Regione, se questa è considerata inadempiente. Per mettere in pratica questa novità serviva un decreto attuativo concordato anche con le Regioni, ma le amministrazioni regionali si sono opposte per mesi. Alla fine però, dopo una distensione negli scorsi giorni, il compromesso è stato raggiunto.

Quando il governo potrà intervenire sulle liste d'attesa al posto di una Regione

La sostanza della norma dovrebbe essere questa: il ministero della Salute gestirà un apposito Organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, che potrà attivarsi solamente su singoli provvedimenti o atti specifici, e non ‘sostituirsi' interamente alla Regione. E l'amministrazione locale avrà comunque del tempo per rispondere alle osservazioni e eventualmente evitare l'azione del ministero correggendo la rotta.

Sarà direttamente l'Organismo di verifica a contattare il ministero della Salute e la Regione, se riscontra che ci sono dei ritardi. Da quel momento scatteranno i trenta giorni di tempo in cui l'amministrazione potrà spiegare o giustificare il problema. Se la cosa non si chiude così, ci saranno altri 60 o 90 giorni di tempo (di più se le risposte regionali sono state insufficienti, di meno se non sono proprio arrivate) in cui sempre la Regione potrà provare a risolvere la situazione. E solo a quel punto, se le cose non sono migliorate, l'Organismo potrà dare delle linee guida alla Regione, assicurandosi che poi siano rispettate, oppure varare direttamente dei provvedimenti.

Insomma, il compromesso è che i presidenti di Regione e le loro amministrazioni avranno parecchio tempo per intervenire prima che il governo possa sostituirsi a loro nella gestione della lista d'attesa. Rispetto a una prima versione, in cui si prevedeva che il ministero potesse intervenire quando si registravano delle irregolarità, questo punto di arrivo prevede fino a quattro mesi di trattative.

Le altre misure sulle liste d'attesa

Il decreto varato un anno fa, e per adesso rimasto in buona parte incompiuto, ha lo scopo di tagliare le liste d'attesa. Lo scorso anno risulta che ben sei milioni di persone in Italia abbiano rinunciato a visite o esami, nonostante ne avessero bisogno, e quattro milioni di queste lo hanno fatto proprio perché i tempi erano troppo lunghi.

Uno degli obiettivi del decreto è creare una piattaforma unica nazionale delle liste d'attesa, cosa che per il momento è ancora in fase di lavorazione. Un altro coinvolge i centri di prenotazione regionali, che dovrebbero rivolgere le persone non sono agli ospedali pubblici, ma anche ai privati accreditati, a seconda di chi ha posto prima. E un altro punto riguarda proprio i poteri ‘sostitutivi' dello Stato: un capitolo che fino a oggi era rimasto in sospeso perché mancava un accordo con le Regioni.

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