“Salvinata” finisce sulla Treccani: “Uscita tipica di Matteo Salvini”

La lingua Italia come tutte le lingue vive ogni giorno si arricchisce di nuovi vocaboli e termini vari spesso presi in prestito da altre lingue, ma derivanti soprattutto dal parlato comune e dall'uso . Di questa categoria fa parte sicuramente una parola molto singolare appena entrata a far parte della prestigiosa Treccani: "Salvinata". L'espressione infatti compare come neologismo sul vocabolario online della nota enciclopedia ed è ovviamente riferimento al leader del Lega Nord Matteo Salvini. La "Salvinata", con iniziale sia maiuscola sia minuscola, è definita quindi sinteticamente come una "Trovata, uscita tipica del politico Matteo Salvini". La parola precisa il dizionario è "Derivato dal nome proprio (Matteo) Salvini con l'aggiunta del suffisso -ata".
Da oggi in poi dunque le dichiarazioni sopra le righe di Matteo Salvini hanno un proprio nome ufficiale, del resto già ampiamente usato sui giornali. È lo stesso vocabolario Treccani a spiegare che il neologismo arriva dal linguaggio giornalistico. Nella definizione, infatti sono riportati due stralci di articoli in cui viene citato il termine, uno di Repubblica e l'altro del Messaggero, in cui la parola ha una valenza chiaramente ironica: "Lui [Matteo Salvini, ndr] se la ride, ha già calcolato l'effetto mediatico della visita ed è certo che anche grazie a queste "salvinate" la Lega salirà ancora di più nei sondaggi". "Salvini sta affossando il centrodestra, di certo non gli correremo dietro – hanno sottolineato Alfano e Lupi -. Le sue Salvinate, come quella di uscire dall'Europa, non producono risultati, sono fatte solo per ottenere una manciata di voti".
Salvini però non è il primo politico che per le trovate o le dichiarazioni tipiche finisce sul vocabolario Treccani. Prima di lui ci erano già finiti anche due Presidenti del Consiglio, Silvio Berlusconi, con le tipiche "Berlusconate", e l'attuale Premier Matteo Renzi, con la "Renzata". Inutile dire che anche in questi casi il termine è diretta conseguenza dell'uso giornalistico del neologismo usato in abbondanza sui quotidiani .