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Riforma fiscale, il governo Meloni pensa alla flat tax per i proprietari di negozi e uffici

Il governo Meloni starebbe lavorando sulla cedolare secca per gli immobili commerciali: una tassa piatta al 21% per chi dà in affitto negozi e uffici, anche più bassa per i piccoli centri. Il problema sono i costi. Per questo ci sarebbero una serie di limitazioni.
A cura di Luca Pons
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Con la legge di bilancio da approvare entro fine anno, il governo Meloni ha intenzione di mettere in atto anche le prime riforme della legge delega fiscale, approvata a inizio agosto. Si parla molto della riforma dell'Irpef, che dovrebbe portare le aliquote da quattro a tre. L'obiettivo finale di questa riforma (nell'arco dei prossimi anni, stando alle dichiarazioni dell'esecutivo) sarebbe di arrivare a una flat tax, una tassa piatta con la stessa aliquota per tutti. Ma un'altra possibilità, secondo indiscrezioni riportate dal Messaggero, sarebbe quella di inserire già quest'anno una prima forma di ‘flat tax': una cedolare secca per i proprietari di negozi e uffici in affitto.

La cedolare secca è un sistema che esiste già per i proprietari di abitazioni: non si viene tassati in base al proprio scaglione Irpef, ma con una percentuale fissa del 21% (o del 19% se il contratto è a canone concordato). Ora, l'ipotesi sarebbe di allargarla anche agli immobili commerciali. Così, le persone fisiche che sono proprietarie di uffici o negozi e li danno in affitto a professionisti, artigiani e commercianti pagherebbero il 21%, invece della normale aliquota Irpef (che può arrivare al 43%). E la soglia potrebbe abbassarsi ancora di più, forse fino al 15%, per le proprietà che si trovano in paesi con meno di 5mila abitanti.

Per mettere in atto la misura basterebbe un decreto attuativo, e diversi sono allo studio del ministero dell'Economia in questi giorni. Il problema è sempre lo stesso: trovare i soldi per pagare queste misure. Perché abbassare le tasse a tutti i proprietari di negozi e uffici vorrebbe dire anche rinunciare a una fetta di entrate per lo Stato, in un periodo in cui i conti pubblici sono già piuttosto in difficoltà.

Anche per questo, ci sarebbero già delle limitazioni nella proposta di cedolare secca – o ‘flat tax' – per gli immobili commerciali. Come detto, l'agevolazione sarebbe rivolta solamente alle persone fisiche. Nella maggior parte dei casi quindi dovrebbe trattari di piccoli proprietari, e comunque non di aziende immobiliari  che gestiscono numerose proprietà.

In più, la cedolare secca si potrebbe applicare solo per i nuovi contratti. Tutti quelli già attivi resterebbero con le condizioni precedenti, anche se nel momento del rinnovo verrebbero poi considerati ‘nuovi' e potrebbero passare al regime di cedolare secca. Per evitare che questa regola venga abusata, sarebbe poi vietata l'agevolazione per chi disdice il contratto e lo rifà poco dopo.

Già nel 2019, la legge finanziaria aveva previsto la possibilità di una cedolare secca al 21% per gli affitti commerciali. In quel caso c'erano anche limitazioni di spazio (al massimo 600 metri quadri), e anche allora si parlava solamente di persone fisiche e di nuovi contratti. Dato che la norma non è poi stata confermata, però, si applica solamente ai contratti stipulati nel 2019. Allora, la stima era stata che l'agevolazione sarebbe costata 320 milioni di euro in un anno, per lo Stato.

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