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Ricci indagato, Conte avverte: “Siamo cauti, se ci saranno vantaggi personali, sarà incompatibile con i nostri valori”

Il candidato del centrosinistra nelle Marche, Matteo Ricci, è indagato per presunti affidamenti irregolari durante il suo mandato da sindaco. Il caso scuote la campagna elettorale e mette alla prova l’asse Pd-M5S.
A cura di Francesca Moriero
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Una telefonata a Elly Schlein, poi una a Giuseppe Conte. Prima di diffondere il video in cui annuncia l’avviso di garanzia ricevuto dalla procura, Matteo Ricci ha voluto informare personalmente i leader della coalizione che lo sostiene nella corsa alla presidenza della Regione Marche; il tono è stato lo stesso in entrambi i casi: stupore, amarezza, ma anche la ferma volontà di chiarire ogni dettaglio: "Sono sereno, non ho mai avuto a che fare direttamente con gli affidamenti pubblici. Mi sono sempre fidato dei miei collaboratori", ha dichiarato l’europarlamentare dem nel video pubblicato sui social, tentando di spegnere sul nascere l’incendio politico esploso a meno di due mesi dal voto. Ricci è indagato in un’inchiesta che ruota attorno ad affidamenti diretti da parte del Comune di Pesaro, che ha guidato fino a giugno, per circa 500mila euro destinati a eventi culturali, murales, installazioni artistiche. Tra questi, anche un’opera dedicata a Liliana Segre e un casco gigante in omaggio a Valentino Rossi. La procura ipotizza che il candidato possa aver tratto un vantaggio politico da queste assegnazioni, pur non avendo ricevuto alcuna utilità patrimoniale personale. Un'accusa che Ricci definisce "curiosa" e respinge con fermezza: "Mai avuto rapporti con le associazioni coinvolte. La mia fiducia nei dirigenti non può trasformarmi nel colpevole".

Il nodo politico: Pd e M5S per ora non mollano

L’impatto dell’indagine è certo enorme. Le Marche rappresentano una delle principali occasioni per il centrosinistra di lanciare un messaggio forte a Giorgia Meloni, sfidando il meloniano Francesco Acquaroli, presidente uscente; la candidatura di Ricci, sostenuta da un campo largo che unisce Pd, M5S e altre forze di opposizione (esclusa Azione), è dunque frutto di un delicato equilibrio. Cambiare cavallo a questo punto significherebbe riscrivere da zero l’intera campagna, rischiando di consegnare la vittoria al centrodestra senza combattere. Elly Schlein ha adottato una linea attendista: piena fiducia a Ricci, almeno per ora, e nessuna richiesta di fare un passo indietro. Anche Giuseppe Conte mantiene un profilo prudente, ma i toni del leader M5S riflettono una certa inquietudine: "Non sottovalutiamo le ipotesi accusatorie. Se dovessero emergere condotte disoneste per vantaggi personali, sarebbero incompatibili con i nostri valori". Un messaggio chiaro: la posizione del Movimento dipenderà dallo sviluppo dell’indagine, che ora diventa un test anche per l’alleanza progressista.

Tempismo sospetto, ma nessuno può dirlo

A colpire molti, anche dentro il centrosinistra, è il tempismo dell’avviso: recapitato il giorno dopo la convocazione ufficiale delle elezioni regionali, fissate per il 28 e 29 settembre; un’indagine aperta da oltre un anno che esplode esattamente al via della campagna. Tra i sostenitori di Ricci, serpeggia il sospetto che qualcosa non torni, ma in pubblico nessuno osa sollevare il tema: sarebbe un cortocircuito politico, soprattutto per chi, come il Pd e il M5S, è in prima linea contro la riforma del governo sulla separazione delle carriere dei magistrati. Nessuno vuole insomma apparire come chi insinua dubbi sull’autonomia della giustizia. Eppure, le parole di Italo Bocchino, consigliere del presidente uscente Acquaroli e volto noto della destra mediatica, gettano ombre inquietanti: solo pochi giorni prima, in un evento a Pesaro, Bocchino aveva prefigurato uno scenario che ora sembra scritto a posteriori: "Affidopoli è una vicenda nella quale la condanna politica è forte e sicura". Un riferimento all’inchiesta che oggi fa tremare Ricci, pronunciato prima che l’inchiesta divenisse di dominio pubblico. Coincidenze? Forse. Ma in politica le coincidenze non esistono mai davvero.

Ricci rilancia: "Non mi fermo"

Nonostante la bufera, Ricci tira dritto. Ha chiesto di essere ascoltato quanto prima dalla procura, l’interrogatorio dovrebbe tenersi mercoledì prossimo, e spera che quel faccia a faccia possa segnare una svolta, non solo per la propria posizione, ma per la tenuta dell’intera coalizione: "Ho amministrato per 15 anni senza mai ricevere un avviso di garanzia. Se un collaboratore ha sbagliato, il sindaco è parte lesa, non complice", insiste nel video. "Questa indagine finirà in una bolla di sapone". L’impressione è che, al netto dell’amarezza, Ricci sia determinato a non farsi travolgere. In fondo, resta europarlamentare e potrebbe tranquillamente proseguire il proprio lavoro a Bruxelles. Ma la scommessa è un’altra: vincere le Marche, scrollandosi di dosso un’accusa che ritiene infondata e riportando il centrosinistra alla guida di una regione simbolo.

Campania e Toscana: il quadro nazionale in movimento

Mentre nelle Marche si accende la crisi, altrove si definiscono gli equilibri: in Campania, l’incontro tra Schlein, Conte e Vincenzo De Luca ha segnato un passo decisivo verso la candidatura dell’ex presidente della Camera, Roberto Fico. Il governatore uscente ha dato il suo benestare, ma non a costo zero: chiede infatti il congresso del Pd campano già a settembre e spazi politici per i suoi fedelissimi, con la prospettiva di presentare due liste personali. L’ala sinistra del partito non nasconde però il malumore per tempi così stretti. In Toscana, invece, si viaggia su un binario più lineare: il presidente uscente Eugenio Giani punta alla ricandidatura e ha già indicato il 12 ottobre come data del voto. Non ci saranno strappi, ma serve ancora tempo per definire l’alleanza con M5S e Avs, finora all’opposizione della sua giunta. La Direzione regionale del Pd dovrebbe sciogliere la riserva entro la fine del mese.

Il caso Ricci, al netto della sua fondatezza giudiziaria, ha già cambiato gli equilibri della sfida marchigiana. Da testa a testa annunciato nei sondaggi, lo scontro con Acquaroli potrebbe ora spostarsi su un piano più scivoloso, dove le ombre contano quanto i programmi. Per il centrosinistra, la parola d’ordine è una sola: resistere. Ma la tenuta dell’alleanza si misurerà nelle prossime settimane, tra atti giudiziari e calcoli elettorali. E per Ricci, oggi più che mai, ogni parola sarà decisiva.

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