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Riapertura confini dal 3 giugno, Di Maio: “Ripartiranno tutte le Regioni, nessuna resterà indietro”

La riapertura dei confini tra Regioni dal 3 giugno è ancora un’incognita. Il ministro degli Esteri: “Ovviamente bisogna analizzare bene i dati, è molto importante monitorare i contagi. E subito dopo tracciare una linea. Ad oggi il 3 giugno è la data che sbloccherà la mobilità interna al Paese, ci si potrà spostare finalmente da una regione all’altra”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le Regioni riapriranno i confini dal 3 giugno, e nessuna resterà indietro. Ne è convinto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che in un'intervista rilasciata ai quotidiani Corriere del Trentino, Corriere dell'Alto Adige, Corriere del Veneto, Corriere di Bologna parla della road map per gli spostamenti: "Sono dell'idea che il Paese deve ripartire unito. Nessuna regione deve essere penalizzata".

"Ovviamente bisogna analizzare bene i dati, è molto importante monitorare i contagi. E subito dopo tracciare una linea. Ad oggi il 3 giugno è la data che sbloccherà la mobilità interna al Paese, ci si potrà spostare finalmente da una regione all'altra. Mi faccia dire che non dobbiamo abbassare la guardia".

Ma gli spostamenti dalle Regioni più colpite verso quelle con meno casi non sembrano al momento così scontati. Sarà comunque determinante il monitoraggio del ministero della Salute di questa settimana, i cui dati saranno disponibili domani.

I governatori di Sicilia e Sardegna, Musumeci e Solinas hanno già fatto sapere però che servirà una sorta di ‘patente sanitaria', che dimostri che eventuali turisti non siano positivi al virus. "Noi in Sicilia abbiamo fatto un'ordinanza che impedisce di entrare nella regione non fino al 4 ma fino al 7 giugno. E ora dobbiamo farne un'altra che confermi questa o che la modifichi. Con il cuore aprirei l'isola ai turisti già dal 7 giugno. Ma con la ragione dico: aspettiamo il dato epidemiologico nazionale che sta per arrivare e sulla base di questo decidiamo. Ma tutti insieme, presidenti regionali e governo, dobbiamo confrontarci e credo lo faremo sabato. Ci vuole una responsabilità condivisa da tutti", dice il presidente della Regione Sicilia, in un'intervista a "Il Messaggero". Sul ‘passaporto sanitario' dice: "Io lo chiamo protocollo per poter garantire la sicurezza sanitaria di chi in Sicilia arriva e di chi in Sicilia arriva: stiamo lavorando per mettere a punto questo documento. Occorre filtrare, nel rispetto di tutti e senza fare discriminazioni, chi arriva da noi".

Al sindaco di Milano Beppe Sala però l'idea non è piaciuta, ed è sembrata discriminatoria: "La salute è sicuramente fondamentale. Credo però che la ripartenza non sia solo una questione sanitaria ma anche economica e sociale. Non penso che la Sardegna possa vivere solo di turismo autoctono. Sono i milanesi che, almeno in parte, l'hanno inventata come meta turistica. Non dico che i sardi debbano esserci riconoscenti, ma trattarci da untori, no. Non è che ognuno si fa le sue regole", dice in un'intervista a ‘la Stampa', aggiungendo che "da cittadino, che se qualcuno mi obbliga a fare il test per andare a casa sua io preferisco rinunciare. A Milano abbiamo sempre accolto tutti. E il turismo in certe regioni l'hanno costruito proprio i lombardi".

Mentre il presidente della Regione Zaia ha già assicurato che sarà il via libera ai lombardi dal 3 giugno: "Sono convinto che si debba ripartire insieme. Del resto, non è che il virus si fermi a Sirmione o a Peschiera…", dice al Corriere della Sera. "I test ci servono per fare i piani di sanità pubblica. Però, sono una fotografia che vale nel momento in cui viene scattata. Secondo gli esperti, i tamponi rilevano la positività dopo 7 giorni dal contagio: io posso essere negativo al momento della prova e ammalarmi tre giorni dopo", spiega Zaia.

"Ma comprendo le ansie di Solinas. Parlare è facile ma una responsabilità non si prende alla leggera. Però, nessuno puòuscirne come un untore. Mi metto nei panni di un lombardo, non troverei corretto che qualcuno mi trattasse da agente di contagio".

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