Renzi: “Governo dura? Vedremo dopo la verifica. Ma non possiamo stare con Toninelli per sempre”

Se il governo riuscirà ad arrivare al termine della legislatura "lo vediamo dopo la verifica. Noi siamo per arrivare a fine legislatura, ma non ci possono chiedere di stare con Toninelli tutta la vita": così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi parla del futuro del secondo governo di Giuseppe Conte e della coalizione tra le forze politiche di centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle. In un'intervista con Avvenire, l'ex presidente del Consiglio afferma di essere interessato a un Paese stabile, più che a un'alleanza stabile: "Se Pd e Cinque Stelle si vogliono sposare, è un loro diritto farlo. Noi abbiamo fatto questo governo solo per evitare i pieni poteri a Matteo Salvini. Siamo pronti a dare una mano, ma non a diventare giustizialisti per far piacere a Luigi Di Maio".
E chiama in causa il reddito di cittadinanza, il cavallo di battaglia del programma di governo pentastellato, e il rilancio economico del Paese: "Non accetterò che al Sud si diano sussidi senza creare i posti di lavoro che lo sblocco dei cantieri – ad esempio – permetterebbe. Sa quante persone chiedono di lavorare in nero per non perdere il reddito di cittadinanza? È una follia. Sblocchiamo i cantieri, diamo risorse alle imprese, anziché costringerle a trasferirsi dalla Sicilia all’Albania per la minaccia della tassa sulle bibite zuccherate, investiamo sulle famiglie e sul ceto medio. Meno discussioni sulle alleanze e più concretezza nell’azione di governo: noi ci siamo".
La nuova fase del Pd e la coalizione di governo
E mentre il segretario dem, Nicola Zingaretti, annuncia una nuova fase per il Pd dopo le elezioni regionali, Renzi sottolinea le distanze con il suo progetto riformista, sebbene sia pronto a dialogare con tutti e rispetti il dibattito che si è aperto in seno al partito: "Ma da quel che vedo il Pd punta a fare una cosa molto a sinistra, recuperando magari la Cgil, Bersani e D'Alema: tutto legittimo, ma noi puntiamo a essere radicalmente riformisti. Tutta un'altra storia".
Renzi riprende anche la questione delle elezioni in Emilia Romagna del prossimo 26 gennaio, considerate dall'opposizione come un test vero e proprio sul governo. "Bonaccini ha dimezzato la disoccupazione, fatto crescere il Pil, lavorato per la sua Regione. Domenica 26 si vota per una regione, non si fa un sondaggio per il governo. Per questo invito il premier a pensare ai cantieri da sbloccare, non all’Emilia", afferma il leader di Italia Viva, confermando il suo sostegno al candidato del centrosinistra e attuale governatore, Stefano Bonaccini.
Ma anche se le regionali non dovessero intaccare la tenuta del governo giallorosso, rimangono molti i motivi di scontro interni all'esecutivo. Uno tra questi, ad esempio, è la questione della revoca delle concessioni ad Autostrade, su cui il M5s continua ad essere irremovibile: "I 43 morti del ponte di Genova sono dei macigni nel cuore. Ma la giustizia è una cosa seria, non è il bar dello sport. Anche secondo me le responsabilità di Autostrade sono evidenti. Tuttavia, quando ci sono contratti firmati servono fatti precisi e atti corretti per revocare la concessione. Altrimenti si finisce cornuti e mazziati, con lo Stato che dovrà pagare la penale ad Autostrade. A me sembra assurdo", commenta Renzi.
L'ex presidente del Consiglio è scettico anche per quanto riguarda il dibattito sull'Articolo 18, e non risparmia l'affondo a Di Maio: "Con il Jobs act che ha abolito l’articolo 18 sono aumentati i posti di lavoro, non i licenziamenti. Ma si vada in aula, se è questo ciò che chiede la sinistra: vedremo se ci saranno i voti per ripristinarlo o no. E che in questa fase convulsa di geopolitica il ministro degli Esteri si occupi di articolo 18 aiuta a capire la delicatezza della situazione".
Il quadro geopolitico
Renzi interviene anche sulla situazione internazionale, definendosi preoccupato maggiormente per la Turchia, che lo "inquieta", in quanto è stata Ankara ad aver "invaso il Kurdistan, ad aver bloccato le navi dell’Eni a Cipro, a coltivare il sogno folle di un ritorno alla leadership ottomana". Renzi non ha dubbi: "Erdogan va fermato. E soprattutto l’Italia non può accettare che la Turchia prenda il nostro posto nell’influenzare l’area".
Per quanto riguarda la Russia di Vladimir Putin, un altro attore che acquisisce sempre più influenza nel processo di risoluzione del conflitto libico, e di conseguenza in tutta l'area mediterranea, Renzi riconosce come Mosca stia "giocando con spregiudicatezza e intelligenza una battaglia strategica, prendendo il posto degli Usa come Paese chiave dell’area. E del resto gli americani stanno sempre di più abbandonando questa parte del mondo, forse perché non hanno più bisogno come prima del petrolio".