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Referendum sul nucleare più lontano dopo la fiducia sul decreto omnibus

L’approvazione del decreto omnibus allontana sempre più il referendum sul nucleare: la moratoria presente nel decreto, infatti, “svuota” il quesito della consultazione e la renderebbe di fatto inutile. Ma a decidere sarà la Cassazione.
A cura di Alfonso Biondi
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No al nucleare

313 sì, 291 no, 2 astenuti: il governo incassa la fiducia sul cosiddetto decreto omnibus, un decreto che, come si evince facilmente dalla sua denominazione, contiene di tutto. Nel calderone, però, è stata inserita anche una criticatissima moratoria sul nucleare che ha innescato roventi polemiche da parte delle opposizioni, delle numerose associazioni del Comitato "vota sì" per fermare il nucleare e di una bella fetta dell'opinione pubblica. Ma cosa c'è scritto in questo decreto? In pratica, durante il passaggio del decreto in Senato, la maggioranza ha cancellato l'impianto normativo per la costruzione delle centrali nucleari. Tale cancellazione non conferma però la volontà dell'esecutivo di rinunciare al nucleare, tutt'altro: abolire le norme per la costruzione delle centrali significa svuotare il quesito del referendum sul nucleare del 12 e 13 giugno, levando così ai cittadini la possibilità di esprimersi al riguardo. In parole povere gli elettori sarebbero chiamati alle urne per decidere se abrogare o meno delle norme che di fatto già risultano abrogate dal decreto omnibus. E' quindi chiaro che una consultazione del genere non avrebbe senso.

Certo, adesso toccherà alla Corte di Cassazione stabilire se le disposizioni contenute nel decreto omnibus siano necessarie a far revocare il referendum sul nucleare, ma la volontà dell'esecutivo è parsa chiara dal primo momento: cercare di far saltare la consultazione in qualunque modo per poi riproporre la questione tra qualche tempo, quando magari sarà abbastanza lontana la catastrofe nucleare giapponese, figlia dell'apocalittico terremoto dell'11 marzo.

E la maggioranza non ha mai fatto mistero di questa posizione. In una conferenza stampa del 27 aprile scorso, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dichiarò: "Tra un paio di anni, quando l'opinione pubblica sarà più serena e tornerà a comprendere la necessità assoluta del nucleare per noi e per tutto il mondo potremmo riprendere il cammino".

La disposizione contenuta nel decreto rappresenta quindi solamente uno stratagemma per rimandare la questione o, per dirla utilizzando le parole del Comitato "Vota sì", un sotterfugio per far sì che "il nucleare esca dalla porta ma rientri quanto prima dalla finestra".

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