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Referendum, il comitato del No: “Se vince il Sì con il voto dall’estero faremo ricorso”

Il presidente del Comitato del No annuncia il ricorso nel caso il 5 dicembre fosse acclarata una vittoria del fronte del Sì grazie al voto degli italiani all’estero. Subito è giunta la reazione di Renzi: “Hanno paura di entrare nel merito, la buttano in rissa”.
A cura di Charlotte Matteini
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E se il 4 dicembre si dovesse scoprire che il fronte del Sì ha vinto grazie ai voti degli italiani all'estero? In quel caso, il comitato del No ha già messo le mani avanti e dichiarato che nel caso dovesse verificarsi questa situazione, considerata anomala e a rischio brogli, impugnerebbe subito il risultato referendario e opporrebbe ricorso. Ad annunciare l'intenzione è stato il costituzionalista e presidente del Comitato per il No Alessandro Pace durante una conferenza all'associazione stampa estera: "Se il voto dei cittadini italiani all'estero dovesse rivelarsi determinante per la vittoria del Sì, allora impugneremo questa consultazione davanti all'ufficio centrale del referendum, che è un organo giurisdizionale, e si andrebbe davanti alla Corte Costituzionale", ha spiegato Pace.

"La riforma Boschi è eversiva della Costituzione e manda all'aria la struttura della Carta e qualora il 4 dicembre i cittadini dovessero confermare la legge Boschi avremmo un'altra Costituzione, verrebbe radicalmente modificata la forma di governo", ha proseguito Pace, sottolineando inoltre che "il voto è personale, libero e segreto, ma il modo con cui si vota all'estero non garantisce la segretezza, visto che la scheda arriva con una busta e l'esperienza ha già dimostrato che questa può essere manipolata. Così, il ricorso deciso collegialmente è una nostra ulteriore risorsa".

La dichiarazione non è passata sotto traccia, ma anzi ha provocanto l'ira di Renzi che ha subito replicato: "Ieri c'è stata l'ennesima polemica di Grillo che ci ha chiamati ‘serial killer', oggi quelli del No dicono che se perdono faranno ricorso. Noi non faremo ricorsi e controricorsi, faremo una battaglia con il sorriso e parliamo del merito. Loro hanno paura di parlare del merito perché se si capisce che la domanda è sul rendere il Paese più semplice non ce n'è per nessuno. Il tentativo è di buttarla in rissa, la nostra reazione è calma e gesso, sorrisi e tranquillità", ha sottolineato il presidente del Consiglio, ribadendo qualche ora dopo: "Loro insultano? E noi sorridiamo. Loro minacciano ricorsi? Li abbracciamo. Loro dicono che siamo serial killer? Rispondiamo che non mordiamo. Non voglio ridare l'Italia a quelli di prima, che cambiavano i governi ma non cambiavano l'Italia. Con quelli di prima, che hanno combinato i pasticci che sappiamo, è ora di farla finita e dire basta".

"Mi chiedono: Matteo, perché ti giochi tutto sul referendum? Non è che mi gioco tutto io, è che la politica ha una sua credibilità. Se abbiamo un'idea diversa di politica, non abbiamo alternativa: non ho da aggiungere una riga al curriculum. Quando me ne andrò, che sia tra due settimane o tra sette anni, me ne andrò un sorriso, ringraziando e sono convinto che se si fa un lavoro pancia a terra, si vince noi. Se fai vedere il quesito si capisce che non si vota su Renzi o sulla legge elettorale. Se fai capire che questa cosa è la svolta, la stragrande maggioranza di indecisi, che sono primo partito, li andiamo a prendere".

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