Referendum cittadinanza, Magi a Fanpage: “Grave boicottaggio di La Russa, rispondiamo con la partecipazione”

Tra meno di un mese gli elettori saranno chiamati ad esprimersi su cinque questioni importanti. Una di queste riguarda la cittadinanza: il quesito chiede di dimezzare, da 10 a 5 anni, il periodo in cui è necessario soggiornare in Italia per diventare cittadini. Come spiega a Fanpage.it Riccardo Magi, segretario di +Europa e presidente di uno dei Comitati promotori del referendum, "ci sono centinaia di migliaia di persone nate o cresciute in Italia o arrivate ormai da molto tempo che sono perfettamente radicate nel nostro Paese, ma non riescono ad acquisire la cittadinanza a causa di molti ostacoli". Tra cui appunto, i tempi bilici per ottenerla.
Il governo intanto, fa il tifo perché il quorum non si raggiunga. "È estremamente grave che chi ha una responsabilità pubblica, e la seconda carica dello Stato (Ignazio La Russa, ndr) ce l'ha eccome, dia un'indicazione di non andare a votare in un momento in cui noi abbiamo già un problema enorme di astensionismo", ci dice.
Ma Magi è fiducioso: "In tre settimane abbiamo raccolto 640.000 firme, la maggior parte tra giovani tra 18 e 30 anni e donne. Penso che ci potrà essere un'altra sorpresa, così come c'è stata sulla raccolta delle firme".
Onorevole Magi, lei è presidente del Comitato promotore del referendum sulla cittadinanza, quindi le chiedo subito: cosa cambierebbe nel concreto per i tanti italiani senza cittadinanza e perché è importante?
Oggi in Italia per colpa di una legge vecchia di più di trent'anni, ma che è nata vecchia già nel 1992, ci sono centinaia di migliaia di persone nate o cresciute in Italia o arrivate ormai da molto tempo, che sono quindi perfettamente radicate nel nostro Paese, pagano le tasse, non hanno precedenti penali, vanno a scuola, si formano qui, hanno una residenza legale, sono regolari ma non riescono ad acquisire la cittadinanza a causa di molti ostacoli. Uno di questi è il periodo di soggiorno continuativo legale che è di dieci anni, al quale vanno aggiunti i tre anni della procedura amministrativa per avere la cittadinanza. Il referendum chiede di dimezzare questo periodo passando da 10 a 5 anni. È quello che già prevede la legge in Germania, in Gran Bretagna, in Francia, in Portogallo, nella maggior parte delle democrazie europee più avanzate. Questo li aiuterebbe a diventare cittadini non solo di fatto, come sono già, ma anche di diritto. Questo significa avere un Paese e una democrazia più giusta e più in linea con la nostra Costituzione.
Il presidente del Senato ha detto che farà propaganda per non votare. Come commenta le parole di La Russa?
Penso che sia inqualificabile e inqualificabile perché esprime il fatto che il presidente del Senato non ha rispetto neanche per la carica che ricopre e per la Costituzione che dovrebbe osservare. La Costituzione parla di un dovere civico di andare a votare. Ovviamente non c'è una sanzione per chi non lo fa, ma è estremamente grave che chi ha una responsabilità pubblica, e la seconda carica dello Stato ce l'ha eccome, dia un'indicazione di non andare a votare in un momento in cui noi abbiamo già un problema enorme di astensionismo (come nelle ultime elezioni europee e in quelle politiche, si è visto). Noi pensiamo che ci debba essere una risposta democratica anche a questo, cioè un'onda di partecipazione popolare che sommerga anche questa mancanza di rispetto per la Costituzione e per la democrazia.
Nelle opposizioni però, c’è chi come Matteo Renzi dice che astenersi ai referendum è del tutto legittimo. È d’accordo?
Per la singola persona, per il singolo cittadino, ovviamente è legittimo questo. Noi crediamo però che il voto referendario abbia un valore particolare, perché non si tratta di delegare nessuno, di delegare un partito, un leader o una forza politica. È l'unica occasione nella vita democratica in cui il cittadino può dire la sua direttamente; cioè è chiamato a dire se una legge gli va bene così com'è oppure vuole cambiarla. Quindi è un momento preziosissimo che ha sempre dato fastidio nella storia del nostro Paese ai partiti, anche perché spacca a metà i partiti, spacca a metà le coalizioni politiche. Crea cioè un momento di dibattito, di discussione democratica vera e di partecipazione. Per questo è legittimo, ma è anche grave, svilire la partecipazione.
Oltre agli inviti a non andare a votare, un’altra polemica riguarda i palinsesti Rai, che finora non si sono occupati del referendum. Un altro tentativo del governo di sabotare il quorum?
Assolutamente sì. Noi, come Comitato promotore, insieme agli altri comitati promotori degli altri referendum, avevamo incontrato i vertici Rai alla metà di marzo e ci avevano rassicurati sul fatto che avrebbero garantito la massima evidenza, la massima informazione ai cittadini. Attenzione, è un diritto dei cittadini, non nostro, di essere informati. Prima di tutto sul fatto che ci sarà un voto. Oggi molte persone, se scendiamo qui per strada, non sanno neanche che ci saranno dei referendum, non solo non sanno su cosa saranno e non hanno informazioni nel merito. Questo è estremamente grave. Il regolamento che è stato fatto per la informazione sulla Rai in questo periodo prima del referendum, è un regolamento che favorisce l'astensione. Spiego perché: sono molto attenti a che il sì non abbia 3 secondi di tempo più del no; ma se l'informazione non c'è, se i confronti non ci sono, il regolamento è rispettato. Ecco così che diventa un regolamento per l'astensione, cioè un regolamento, esattamente per quello che vuole Meloni, La Russa, Salvini e tutto il governo.
I sondaggi affossano il quorum, lei lo vede possibile?
Quando noi abbiamo cominciato a raccogliere le firme per questo referendum, nel settembre dell'anno scorso, ci dicevano che eravamo dei pazzi perché mancava solo un mese alla scadenza del periodo in cui si possono raccogliere. Ci dicevano che sarebbe stato controproducente e dannoso: un boomerang. In tre settimane abbiamo raccolto 640.000 firme, la maggior parte tra giovani tra 18 e 30 anni e donne. Esattamente quelle fasce di popolazione che votano di meno. Cosa vuol dire? Che c'è una domanda di politica e di partecipazione che i partiti non intercettano. Penso che ci potrà essere un'altra sorpresa, così come c'è stata sulla raccolta delle firme. I sondaggi oggi dicono che siamo quasi al 40%. Beh, intanto non è poco, considerando che manca l'informazione e che manca ancora un mese. Ma anche i sondaggi fanno parte di quel tipo di strumenti che servono più a condizionare l'opinione pubblica che non a informarla. Diamo una sorpresa e diamo una lezione a tutti. Andiamo a votare e superiamo il quorum.