Referendum abrogativi 2025

Referendum 8 e 9 giugno, La Russa dice che chiederà di non andare a votare. Conte: “Horror”

Il governo torna a prendersela con i referendum dell’8 e 9 giugno. Questa volta l’appello all’astensione è arrivato dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, che ha detto che farà propaganda perché la gente non vada a votare. Le opposizioni denunciano il tentativo di sabotaggio e parlano di parole “indegne”, “una dichiarazione di guerra contro la democrazia”.
A cura di Giulia Casula
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Il governo torna a prendersela con i referendum dell'8 e 9 giugno. Questa volta l'appello all'astensione è arrivato dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa. "Io ho detto ci penso ad andare a votare perché eravamo dentro il Senato e sono presidente del Senato, ora lo ribadisco. Ma sono sicuro che farò propaganda perché la gente se ne stia a casa", ha rivendicato ieri dal Teatro Niccolini di Firenze in occasione dell'evento "Spazio cultura", organizzato dai gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia di Camera e Senato.

Il tentativo di sabotare il quorum da parte della maggioranza oramai è evidente. La scorsa settimana era stato il vicepremier Antonio Tajani a lanciare l'invito all'astensionismo scatenando la reazione compatta delle opposizioni, che hanno ricordato che il voto rappresenta un dovere civico, evidenziato dalla nostra Costituzione. Dall'altra parte La Russa, che pochi giorni fa aveva dichiarato la sua intenzione di andare a esprimersi sui quesiti su cittadinanza e lavoro, ha giustificato le sue parole rivendicando una sorta di "diritto a non voto".

Gli appelli del governo contro il referendum hanno nei fatti aperto un dibattito sul riconoscimento dell'astensione nei referendum abrogativi, la cui validità dipende dal numero di elettori che si recano alle urne. In altre parole, se il quorum è vincolante affinché il referendum passi (a prescindere dall'esito), in questo caso – rispetto altre consultazioni elettorali – astenersi può essere considerato moralmente accettabile?

Non lo è per le opposizioni, che considerano quello del governo un vero e proprio boicottaggio. "Abbiamo capito che il presidente del Senato La Russa non sa nemmeno cosa sia la democrazia, visto che insieme al governo Meloni ha trasformato il senato nel passacarte di Palazzo Chigi. Ma che il Presidente del Senato annunci che farà attivamente campagna perché La gente stia a casa per non andare a votare il referendum dell'8 e 9 giugno è indegno", ha commentato il segretario di Più Europa Riccardo Magi. Tra i promotori del referendum sulla cittadinanza, Magi è convinto che l'invito di La Russa "porterà molte più persone" alle urne.

Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha ricordato che il voto dell'8 e 9 giugno "permetterebbe ai cittadini di aumentare diritti e tutele in termini di sicurezza sul lavoro, contro i licenziamenti illegittimi, contro il precariato. Sembra un horror invece sono le esternazioni dei vertici delle nostre istituzioni", ha attaccato.

Per Elly Schlein "è gravissimo che la destra continui a incoraggiare l’astensione al referendum ed è davvero indegno che lo faccia la seconda carica dello Stato. Le parole di Ignazio La Russa sono gravi anche perché tradiscono uno dei principi costituzionali che fissano il voto come un dovere civico. Ma di questi principi, dei diritti e del lavoro l’estrema destra al governo ha dimostrato ampiamente di non curarsi". La migliore risposta possibile – insiste la segretaria dem- "è andare, tutte e tutti, a votare l’8 e 9 giugno per contrastare la precarietà e per la cittadinanza.”

Dal Pd, anche Arturo Scotto ha sottolineato che non era mai accaduto che La seconda carica dello Stato facesse un appello di questo tipo e boccia l'atteggiamento di La Russa come "eversivo". Ci va duro anche Angelo Bonelli, che ha definito le sue parole "una dichiarazione di guerra alla Costituzione e alla nostra democrazia. Si dimetta e torni nella sua casa ad ammirare i busti del suo duce. Questo è un motivo in più per andare a votare 5 Sì al referendum dell’8 e 9 giugno! ", ha esortato il protavoce di Europa Verde.

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