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Reato di femminicidio, Senato approva il ddl all’unanimità: cosa prevede e quali sono le novità

Dopo il sì unanime del Senato il ddl femminicidio ora andrà alla Camera per l’ok definitivo. Tra le novità principali la nuova legge prevede il reato di femminicidio e punisce con l’ergastolo chiunque uccida una donna, “commettendo il fatto con atti di discriminazione o di odio verso la vittima in quanto donna”.
A cura di Giulia Casula
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Il disegno di legge sul femminicidio è stato approvato all'unanimità al Senato con 161 voti favorevoli. Subito dopo il voto, avvenuto con sistema elettronico, è arrivato l'applauso dell'Aula. Ora il testo passerà alla Camera per l'approvazione definitiva. Tra le novità principali l'introduzione del reato di femminicidio: verrà punito con l'ergastolo chiunque provochi la morte di una donna, "commettendo il fatto con atti di discriminazione o di odio verso la vittima in quanto donna, ovvero qualora il fatto di reato sia volto a reprimere l'esercizio dei diritti, delle libertà ovvero della personalità della donna". Il presidente del Senato Ignazio La Russa si è detto "estremamente lieto di questo risultato che testimonia come sui temi importanti il Senato sappia esprimersi senza distinzioni di appartenenza".

Quali misure prevede il ddl femminicidio e cosa cambia

Il disegno di legge si compone di 14 articoli e introduce il nuovo reato autonomo di femminicidio tramite l'articolo 577-bis del Codice penale, che punisce con l'ergastolo chi uccide una donna se il delitto è commesso per motivi di controllo, possesso, dominio, rifiuto o odio nei suoi confronti.

Nello specifico, il testo uscito dalla Commissione Giustizia del Senato e approvato dall'aula di Palazzo Madama. "Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di odio o di discriminazione o di prevaricazione o come atto di controllo o possesso o dominio in quanto donna, o in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali è punito con la pena dell'ergastolo. Fuori dei casi di cui al primo periodo si applica l'articolo 575", ovvero la norma che disciplina l'omicidio.

Vengono rafforzate anche le aggravanti nei casi di violenza domestica, sessuale o persecutoria con l'aumento della pena fino a un terzo e vengono previste una serie di tutele processuali e penitenziarie per le vittime e i familiari, inclusa la confisca obbligatoria dei beni (che verranno destinati al Fondo per le vittime), l'obbligo di ascolto rapido della persona offesa (entro 72 ore dalla denuncia) e la possibilità per i minori vittime di accedere autonomamente ai centri antiviolenza.

Tra le misure anche l'investimento in formazione per magistrati, sanitari e operatori, l'aggiornamento dei criteri per l'accesso ai benefici penitenziari e misure economiche a tutela degli orfani di femminicidio e per i figli di donne sopravvissute ma rese inabili permanente. Per quanto riguarda i benefici penitenziari, si prevede che il condannato potrà ricevere la semilibertà solo dopo aver scontato tre quarti della pena e naturalmente, solo se concordata dal giudice. Vengono ampliati infine, i criteri per la sorveglianza speciale imposta nei confronti degli stalker recidivi.

Cosa succede dopo l'approvazione del Senato: i prossimi step

Come dicevamo il testo, presentato lo scorso marzo, ha ottenuto l'ok unanime del Senato. Un segnale importante da parte dell'Aula di fronte a un fenomeno che, come hanno dimostrato gli innumerevoli casi di cronaca, non è già un emergenza ma un problema strutturale nel nostro Paese. Il disegno di legge passerà alla Camera dove, alla luce com'è andata al Senato, dovrebbe ricevere il via libera senza troppi intoppi. In caso di emendamenti i tempi potrebbero allungarsi ma il governo punta ad ottenere l'approvazione definitiva entro il prossimo autunno, prima della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre. Una volta diventata legge, sarà il Presidente della Repubblica a promulgarla entro trenta giorni, mentre le norme entreranno in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

La ministra Roccella: "Dare un nome al fenomeno aiuta a combatterlo"

Per la ministra delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, "dare un nome ai fenomeni, descriverne i caratteri, dotarsi di strumenti per contrastarli, è importante non solo per la trattazione dei singoli casi ma anche perché le leggi fanno parte della cultura di una Nazione e contribuiscono a formarla", ha dichiarato. Oggi, si è scritta "una pagina importante nella lotta alla violenza contro le donne, e sono felice che lo abbia fatto all'unanimità. Tipizzare il reato difemminicidio non significa certo usare sociologicamente il diritto penale o creare una classifica di gravità degli omicidi in base al genere della persona uccisa", ha proseguito. Significa" riconoscere la specificità di un fenomeno e dunque prevenirlo e creare le condizioni per contrastarlo con più efficacia, tanto sul piano operativo e della formazione, quanto sul piano culturale. Sapere con che cosa abbiamo a che fare è un passo fondamentale per combattere questa piaga. L'Italia, fra i primi Paesi a tipizzare il reato di femminicidio, è ancora una volta un esempio per il mondo", ha concluso.

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