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Quanto hanno guadagnato ufficialmente i tassisti secondo le loro dichiarazioni dei redditi

Nel 2022 i tassisti avrebbero guadagnato in media 15mila euro l’anno. Tuttavia, a fronte dei prezzi altissimi delle licenze, dell’elevata richiesta del servizio e delle spese sostenute per svolgere l’attività, il quadro che emerge dai redditi dichiarati dalla categoria appare poco convincente.
A cura di Giulia Casula
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Poco più di 15mila euro l'anno. È questa la cifra guadagnata dai tassisti e riportata dal Ministero dell'Economia sulla base delle loro dichiarazioni dei redditi relative al 2022. Si tratterebbe di circa 1.300 euro al mese. Una somma molto bassa soprattutto se confrontata con le spese sostenute annualmente dalla categoria per sostenere la loro attività.

Secondo l'analisi diffusa dal Sole 24 ore, nel 2022 i tassisti sono tornati a incassare le stesse cifre degli anni precedenti alla pandemia, cioè 2017-2019. Tra il 2020 e il 2021 infatti, la categoria era stata particolarmente penalizzata dal lockdown e dalle restrizioni imposte dall'emergenza sanitaria. Ora invece, sembra essere tornata in buona salute, grazie all'altissima richiesta del servizio e alla forte ripresa del turismo in Italia. Eppure dalle dichiarazioni dei redditi inviate al Fisco emerge un quadro poco convincente.

Il reddito medio dichiarato dai tassisti all'Agenzia delle Entrate – 15.500 euro nel 2022 – non sembra corrispondere al giro d'affari della professione, né appare sufficiente a coprire gli elevati costi a carico dei conducenti di taxi. Nel Nord Italia le dichiarazioni salgono (attorno ai 20mila euro a Firenze e a Milano), ma al Sud risultano particolarmente basse. A Palermo e Napoli, entrambe mete turistiche molto frequentate, secondo i redditi dichiarati, i tassisti nel 2022 avrebbero guadagnato solamente 760 euro e 850 euro al mese.

Numeri che evidentemente stridono con i costi altissimi delle licenze. All'interno dei bandi per il rilascio di nuove autorizzazioni nei Comuni di Roma, Milano e Bologna, le licenze taxi vengono valutate con prezzi compresi tra i 70mila e i 150mila euro. A Roma ad esempio, dove il sindaco Roberto Gualteri bandirà altre mille licenze, il loro costo è di 73mila euro, mentre a Milano e Bologna, le cifre salgono addirittura a – rispettivamente – 96mila e a 150 mila euro. A queste si aggiungono i costi per l'acquisto e la manutenzione dell'auto necessaria a svolgere il servizio, anch'essi altrettanto onerosi.

Con delle entrate minime come quelle dichiarate al Fisco, difficilmente i tassisti riuscirebbero ad affrontare i costi e soprattutto a vivere del loro lavoro. Guadagni così bassi a fronte di spese così elevate metterebbero a serio rischio la sopravvivenza della categoria, le cui attività invece appare parecchio vantaggiosa. Da qui i dubbi su una discrepanza tra quanto dichiarato e il guadagno effettivo, specie se si ricorda che fino a giugno 2022 (cioè fino a quando il governo Draghi non introdusse l'uso del POS obbligatorio per tutti i commercianti) i conducenti non erano in alcun modo vincolati a garantire i pagamenti elettronici ai loro clienti.

Con la nuova sperimentazione del Concordato preventivo biennale però, qualcosa potrebbe cambiare per la categoria. Il nuovo software messo a disposizione dall'Agenzia delle Entrate, infatti, dovrebbe riuscire a far scattare controlli più approfonditi laddove rilevi dei redditi molto bassi o comunque sospetti.

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