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Guerra in Ucraina

Quanto può durare l’assedio a Kiev, generale Arpino: “Putin vuole distruggere tutto come ad Aleppo”

In un’intervista a Fanpage.it il generale Mario Arpino spiega che la tattica di Putin nella guerra in Ucraina segue ancora il ‘modello sovietico’: “Attacco di massa con tanti carri armati, distruggendo tutto senza selezionare i bersagli, perché non hanno più armi di precisione”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo due settimane di guerra in Ucraina i russi hanno bombardato l'ospedale pediatrico di Mariupol. Tra le persone ferite nell'attacco aereo ci sono anche donne in gravidanza o che avevano appena partorito, oltre al personale dell'ospedale. In vista dell'incontro di oggi, in cui si vedranno i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia Dmytro Kuleba e Sergey Lavrov, in Turchia, il presidente ucraino ha fatto sapere di essere pronto a "una soluzione diplomatica" e a discutere la richiesta russa di neutralità, ma ha aggiunto che non cederà "un solo centimetro" di territorio a Mosca. Ma la precondizione per avviare un negoziato dovrebbe essere comunque l'immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe. Putin dal canto suo si è detto disponibile a un quarto round di colloqui, ma continua a chiedere il riconoscimento dell'indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e l'annessione della Crimea alla Russia.

Mentre il fronte Sud sembra essere quello più colpito dagli attacchi, tanto da spingere Zelensky a chiedere ancora una no-fly zone, l'assalto alla capitale Kiev, si fa sempre più probabile, con le forze russe che continuano ad avanzare. Il sindaco Vitali Klitschko ha detto che la città potrà resistere al massimo una o due settimane se verrà accerchiata. Abbiamo chiesto una previsione sulle possibili conseguenze di quest'operazione militare al generale Mario Arpino, ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica e della Difesa.

Quanto potrebbe durare l’assalto a Kiev e quanto potrebbero resistere gli ucraini?

È difficilmente prevedibile. Da parte loro gli ucraini potrebbero resistere a lungo, come succede in genere in tutti i territori occupati, come è accaduto in Italia o in Vietnam. Però la potenza che hanno scatenato i russi, seppure scoordinata e viziata da problemi interni, è grande, sufficiente per andare avanti, distruggendo tutto quello che c'è da distruggere, in modo indiscriminato. Ma non si capisce bene se l'intenzione di afferrare questo territorio sia maturata in Putin mentre cercava qualcosa di meno, che gli è stato impedito.

Questa guerra secondo lei resterà circoscritta all'Ucraina o potrebbe allargarsi anche ad altri Paesi confinanti con la Russia?

Putin è messo nell'angolo. È chiaro che quest'invasione l'aveva programmata da moltissimo tempo. Il suo piano preciso non lo conosciamo, ma a quanto si riesce a capire, comprende una neutralizzazione del Paese, per questioni sicurezza – e questa naturalmente è una cosa che lui vuole vendere al suo popolo – l'indipendenza delle due repubbliche del Donbass che sono state riconosciute dalla Duma 20 giorni fa, una fascia della Moldava che già aveva, e il mantenimento della Crimea. In pratica voleva delle fasce di sicurezza a discapito delle nazioni vicine, ma probabilmente non aveva mai pensato di voler controllare tutta l'Ucraina, si sarebbe accontentato di farla diventare una Svizzera a Oriente.

A questo punto cosa vuole?

Lui vuole distruggere tutto quello che può essere pericoloso per la Russia in futuro, cioè radere al suolo gli aeroporti, le infrastrutture. Poi probabilmente sostituirebbe tutte le amministrazioni delle grandi città con gente di fiducia. Non è detto che le possa sostituire con persone di etnia russa dell'Ucraina, perché anche loro sono solo in parte favorevoli a Mosca: a questo punto si sentono tutti ucraini, perché Putin è andato oltre quando ha visto che non era possibile ottenere quello che voleva con i colloqui diplomatici. Per dare il via all'invasione ha aspettato il momento favorevole.

Cosa ha aspettato?

Si è preparato praticamente tutte le porte di ingresso in Ucraina: le due repubbliche filorusse del Donbass, la Crimea, la parte russofila della Moldava, e il tratto che porta dalla Crimea a Odessa. A questo punto aveva le chiavi in tasca, aspettava il momento favorevole, che si è verificato quando se ne è andato via Trump ed è arrivato Biden. Perché non è vero che con i democratici non si fa la guerra, e Putin lo sa benissimo perché la storia l'ha studiata: negli ultimi 100 anni tutte le guerre sono scoppiate mentre c'erano presidenti democratici, a eccezione della guerra in Iraq, del 1990-1991, che è stata richiesta da una risoluzione dell'Onu dove Cina e Russia si sono astenute, e la coalizione è stata pilotata dagli americani. Putin sapeva che Biden avrebbe ripreso tutta la politica di Obama, sia quella internazionale sia quella sociale, che di fatto, anche se aveva dei fini lodevoli come l'Obamacare, ha depotenziato moltissimo gli Stati Uniti dal punto di vista militare, industriale, e anche dal punto di vista dello spazio, visto che la Nasa era ridotta un po' a cassa integrazione per vecchi astronauti e vecchi ingegneri. Mentre  l'Europa ha votato per la politica verde, con discutibili basi scientifiche. Con questi due elementi Putin ha capito che era il momento buono.

Per fare cosa?

Per partire e riscattare il 2014: con le chiavi che aveva in mano ha aperto i cancelli, schierando uomini e carri armati. Da bravo stratega ha attaccato, adesso vediamo le conseguenze.

Perché?

Le sue forze armate sono molto indebolite, sono grandi ma disorganizzate. Ha una parte della popolazione contro, il che significa avere anche una parte dei militari contro. Anche tra i generali ce ne sono molti che non sono assolutamente dalla sua parte e sono molto critici, perché la condotta di queste battaglie segue ancora il modello sovietico: attacco di massa con tanti carri armati, che non hanno grande visibilità, distruggendo tutto senza selezionare i bersagli. Ma in questo modo stanno avendo delle perdite, e più hanno delle perdite più cercano di avanzare senza risparmiare niente. Ora l'aviazione russa è quasi ferma perché ha esaurito in Siria tutto il suo munizionamento di precisione. Non avevano i soldi per ricomprarlo e quindi Putin è stato costretto a procedere andando avanti con i carri armati spaccando tutto, come hanno fatto a Groznyj, in Cecenia e ad Aleppo in Siria.

È quello che sta facendo anche a Kiev? 

Probabilmente non lo avrebbe fatto, se non avesse trovato resistenza. Anche perché qualcuno aveva convinto i soldati che sarebbero entrati a Kiev da liberatori, ingannati dalla propaganda di Putin, che li aveva incoraggiati a combattere contro il nazista Zelensky. Pensavano di trovare la popolazione con le bandierine russe sventolanti per la strada. Invece si sono trovati davanti una prima linea difensiva, poi una seconda linea e alla fine dietro l'esercito c'erano i ragazzi con le molotov, invece delle bandierine.

Quale può essere la tattica militare? Si può prendere una città così grande?

Si può anche prendere, distruggendo tutto, ed è quello che stanno facendo. Altrimenti non la possono prendere. Ma anche quando avranno distrutto tutto non ci potranno rimanere. Perché sul lungo periodo avranno delle perdite tali da non poter mantenere il controllo sul territorio.

Per quanto riguarda le armi ucraini e russi hanno la stessa dotazione?

A parte l'arma atomica l'esercito russo ha dalla sua parte la quantità. L'esercito ucraino però dal 2014 riceve forniture di armi dall'Occidente, che sono efficaci e abbastanza semplici da usare, anche da personale mediamente arrestato. Per esempio i missili Stinger, che sono anticarro, e infatti gliene stanno distruggendo parecchi ogni giorno, e riescono anche ad abbattere i velivoli. Gli aerei russi, non avendo più armi di precisione, per dare supporto davanti alle truppe e ai carri armati devono scendere di quota. E così si mettono alla portata degli Stinger. Dopo i primi abbattimenti non stanno scendendo più. Mandano gli elicotteri, e anch'essi vengono abbattuti.

Putin secondo lei è in difficoltà e ha perso lucidità?

È un leader molto capace, ha fatto tutto molto lucidamente, fino a quando non è partito l'intervento. Poi però non ha avuto il successo veloce che avrebbe sperato e il tempo sta diventando il suo nemico. Come per Napoleone c'era il Generale Inverno, per Putin c'è il generale Tempo. E in fondo potrebbe trovare un tribunale internazionale. Probabilmente stando in gabbia, in isolamento totale, un po' di lucidità l'ha persa. Lui ormai non si fida più nemmeno dei suoi.

Ma Pechino non potrebbe fare asse con Mosca?

La Cina è uno degli errori dell'Occidente. Con tutte queste sanzioni, messe da Biden e messe da noi, la Russia è economicamente e finanziariamente ai piedi di Pilato, ma questo ha messo in crisi tutto il sistema. È stata un'arma a triplo taglio: facendo così noi abbiamo danneggiato la Russia, tanto da portare Putin a un possibile crollo o a una ribellione interna, abbiamo danneggiato noi stessi perché eravamo grandi partner della Russia soprattutto in campo energetico, e stiamo buttando la Russia in braccio alla Cina. Ma il nostro obiettivo doveva essere fare un decoupling, cioè portare la Russia in Europa, a poco a poco. E abbiamo fatto tutto il contrario, e adesso avremo un asse russo-cinese. I russi non saranno contenti di questo ma non hanno alternative. La Cina è rimasta l'unica ancora di salvezza per Mosca, e ne avrebbe fatto volentieri a meno, perché sta avanzando comunque in tutto il mondo, in modo soft, con una potenza militare nascosta dietro la schiena.

Cosa pensa del presidente Zelensky? 

È un ottimo comunicatore, che chiede cose non fattibili.

Per esempio la no-fly zone?

La no-fly zone è una sciocchezza. O ci mettiamo decisamente in guerra con la Russia o non è realizzabile. Ho fatto una cosa del genere, durante la Guerra del Golfo, quando ero nel comando della coalizione, insieme agli americani e ai francesi. L'Ucraina ha 600.000 km2, l'Italia ne ha circa 300.000, e l'Iraq dove stavamo noi ne aveva circa 400.000: per controllare questo spazio ci volevano 4 aerei radar che stessero in volo durante tutte le 24 ore nel territorio amico. Occorre poi avvicendare gli aeroplani, gli equipaggi. Serve poi rifornirli per farli stare più a lungo possibile, e quindi ci vogliono tutte le cisterne per i rifornimenti in volo. In Iraq avevamo 262 aerorifornitori e 3500 aeroplani da combattimento cacciabombardieri, per neutralizzare un territorio che era tre quarti di quello che è l'Ucraina. Dovremmo colpire chiunque voli in modo non autorizzato, quindi qualsiasi aereo che entra dalla Russia, stando sopra un territorio che non è nostro. Quindi o la Nato è in guerra oppure queste cose non si possono fare.

Cosa pensa potrebbe accadere all'incontro tra i due ministri degli Esteri, Kuleba e Lavrov?

Mi pare che quando si riuniscono parte e controparte senza un mediatore non si risolve nulla, sono solo due caproni che si scornano. Lavrov lo conosciamo, è un grande professionista. Kuleba è uno dei protagonisti del 2014, quando le parti erano, diciamo, invertite. Ma è difficile leggere le cose così come ci vengono presentate, non possiamo che avere una visione frammentata. Per fare chiarezza bisognerebbe ricorrere alla storia e alla geopolitica. Quella che chiamiamo Russia all'origine era Kiev, non è il contrario, come spesso dice Putin: la città era già qualcosa di molto civile nell'anno 1000, quando c'era ancora l'Impero bizantino a Kiev c'erano le cattedrali e Mosca era un insieme di paludi.

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