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Covid 19

Quanti sono stati davvero i morti per Covid-19 in Italia

Secondo l’Istat quest’anno, nel periodo febbraio-novembre 2020, si sono registrati 83.985 decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti, 2015-2019. In particolare nel periodo considerato sono stati calcolati 57.647 decessi avvenuti in persone positive al Covid-19. Da fine febbraio a novembre i morti per Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'analisi dei dati sui decessi totali in Italia, nel quarto rapporto effettuato dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), e diffuso ieri, 30 dicembre, si concentra sull'impatto dell'epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente nel periodo gennaio-novembre 2020. Nel periodo tra febbraio e novembre 2020 si sono registrati 57.647 decessi avvenuti in persone positive al Covid-19 (con data di decesso entro il 30 novembre). È interessante notare come la quantità di morti registrata nel periodo che va da giugno a novembre 2020 sia pari al 40,4% del dato complessivo: parliamo di 23.295 decessi in sei mesi. Complessivamente nei mesi osservati si stimano circa 84mila morti in più rispetto alla media del 2015-2019.

L'Istat ricorda tuttavia che il rapporto tra i decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata e l’eccesso di mortalità del periodo febbraio-novembre 2020 non può determinare quale sia stato il contributo effettivo del Covid-19. Questo per due motivi: l'esistenza di problemi metodologici collegati al consolidamento delle basi dati (sia della Sorveglianza integrata sia di Istat) e la difficoltà nell’identificare i decessi causati da Covid-19 quando questi avvengono in pazienti che presentano numerose comorbidità.

Da fine febbraio a novembre i morti per Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo: durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale (con un considerevole aumento nel mese di novembre).

Differenze tra prima e seconda ondata

Tra il mese di febbraio e il 30 novembre 2020 sono stati diagnosticati in tutto 1.651.229 casi positivi di Covid-19. L'anno è suddiviso in due fasi, coincidenti con le due ondate dell'epidemia di coronavirus, distinguendo tra la prima, febbraio-maggio 2020, in cui il virus si è fatto sentire soprattutto al Nord, e la seconda ondata, settembre-novembre 2020. Tra le due fasi c'è stato un periodo di transizione, nei mesi estivi, in cui la diffusione del virus è stata molto contenuta, fino ad arrivare alla fine di settembre, quando si sono riscontrati molti focolai in tutto il Paese. L'Istat fa sapere che a partire dalla fine di settembre 2020 (inizio seconda ondata) i casi sono di nuovo aumentati rapidamente con un ritmo esponenziale su gran parte del Paese. Solo da metà novembre c'è stato un calo dell’incidenza.

I morti per Covid-19 nel 2020

Durante la prima fase dell'emergenza sanitaria, cioè da marzo a maggio, si sono contati oltre 211mila decessi, 50mila in più rispetto alla media dello stesso periodo registrata negli anni precedenti, 2015-2019. Di questi 211mila oltre 45mila erano residenti nel Nord del Paese. Andando più nel dettaglio l'incremento nelle Regioni del Nord ha fatto registrare quasi un raddoppio dei decessi nel mese di marzo (+94,5% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019) e un incremento del +75,0% ad aprile.

Nel periodo giugno-settembre, cioè durante la fase di transizione della diffusione dell’epidemia di Covid-19, si è osservata una riduzione della mortalità totale che ha portato, in tutte le Regioni/province autonome, il numero dei decessi per il complesso delle cause registrati nel 2020 in linea con i valori di riferimento del periodo 2015-2019.

Qualcosa è cambiato con la seconda ondata, già dalla prima metà di ottobre. In termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un aumento di decessi per il complesso delle cause di oltre 31mila e settecento unità. L'eccesso di decessi durante la seconda ondata a ottobre è del 13%, e la variazione è la stessa sia al Nord sia Centro-Sud; mentre nel mese di novembre si nota di nuovo una differenza tra le diverse aree del Paese: l'incremento di mortalità è stato del 61,4% al Nord, del 39,3% al Centro e del 34,7% al Sud. L'aumento di morti rilevato è comunque più accentuato al Nord.

L'aumento dei decessi Regione per Regione

Addirittura in molte Regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile: in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%). L’incremento dei decessi registrato a novembre è più basso rispetto a quello osservato della prima ondata dell’epidemia solo in Lombardia (+66% a novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna (+34,5% rispetto al +69% di marzo).

L'aumento dei decessi nelle diverse fasce d'età

Se si considerano i contributi per fasce di età dei decessi Covid-19 alla mortalità generale si può notare come, a livello nazionale, la mortalità Covid-19 abbia contribuito al 4% della mortalità generale nella classe di età 0-49 anni, all’8% nella classe di età 50-64 anni, all’ 11% nella classe di età 65-79 anni e all’8% negli individui di ottanta anni o più.

L’eccesso di circa 50mila decessi per il complesso delle cause riscontrato a livello nazionale per il periodo marzo-maggio 2020, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, è dovuto per il 72% all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più (36 mila e quattrocento decessi in più in questa fascia d'età.

L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni equivale al 23% dell’eccesso di decessi in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia di Covid-19 (periodo marzo-maggio 2020); in termini assoluti l’aumento, rispetto al dato medio 2015-2019, è di 11mila e settecento decessi (che complessivamente in questa classe di età ammontano a poco meno di 53 mila).

Nei mesi di ottobre e novembre, seconda ondata, si osserva un fenomeno analogo: l’incremento complessivo dei decessi supera le 31mila e settecento unità, di cui oltre 23mila decessi in più nella classe di età da 80 anni in poi (che copre il 74% dell’aumento dei morti totali del bimestre).

Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, per quasi tutto il periodo considerato i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del 2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e del 4,9%. Come mai la mortalità della popolazione più giovane è stata nel 2020 generalmente inferiore alla media del 2015-2019? Da una parte, spiega l'Istat, bisogna considerare la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni. Inoltre ha giocato anche la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali: con il lockdown e con il conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive, la fascia di popolazione più giovane è stata esposta di meno a rischi.

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