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Quanti italiani voteranno ai referendum su cittadinanza e lavoro secondo i sondaggi politici

Mancano un mese esatto ai referendum su cittadinanza e lavoro e l’attenzione è tutta rivolta all’affluenza. Cosa decideranno di fare gli italiani i prossimi 8 e 9 giugno? Andranno a votare o prevarrà l’astensione? Ecco cosa dice l’ultimo sondaggio Ipsos.
A cura di Giulia Casula
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Mancano un mese esatto ai referendum su cittadinanza e lavoro e l'attenzione è tutta rivolta all'affluenza. L'esito della consultazione dell'8 e 9 giugno dipenderà dal raggiungimento del quorum, ossia la soglia – pari al 50%+1 degli aventi diritto – necessaria perché il referendum passi.

Nelle ultime ore sono tornate a crescere le polemiche per le richieste da più esponenti del governo, tra cui il presidente del Senato Ignazio La Russa, perché non si vada a votare, sabotando in questo modo la riuscita del referendum. C'è poi la questione delle date scelte per il voto: anziché accorparlo con il primo turno delle comunali (previsto per il 25 e 26 maggio) si è preferito optare per l'8 e 9 giugno. Una scelta che, con le scuole chiuse e l'estate alle porte, secondo alcuni penalizzerebbe la sfida per il quorum.

Ad ogni modo le opposizioni si sono schierate contro gli appelli della maggioranza, rinnovando l'invito a partecipare al voto. E dunque, cosa decideranno di fare gli italiani i prossimi 8 e 9 giugno? Si recheranno alle urne o prevarrà l'astensione? Una domanda a cui ha cercato di rispondere l'ultimo sondaggio condotto dall'Istituto Ipsos, che ha stimato un'affluenza tra il 32% e il 38%. Se così fosse, il referendum non passerebbe perché non riuscirebbe a raggiungere la soglia di partecipazione richiesta. Un'ipotesi in cui sembrano credere gli stessi intervistati: solo il 18% di loro pensa che il quorum ci sarà, mentre il 42% crede i i numeri dell'affluenza saranno più bassi.

Queste percentuali comunque, variano a seconda dell'orientamento di voto degli intervistati. Negli elettori di Pd e Movimento 5 Stelle la propensione a votare è molto più elevata rispetto agli elettori dei partiti di maggioranza. Ad esempio, complessivamente la percentuale di sostenitori dem con un'alta propensione a votare sono il 64%, mentre salgono al 71% i pentastellati.

In generalepoi , il 62% degli italiani dice di sapere che il referendum si terrà, contro un 32% che non lo sa e un 6% che crede non ci sia alcun voto. Quanto all'importanza riconosciuta alla consultazione, la maggioranza – in totale il 53% – è d'accordo nel ritenerlo un momento importante. Con i vari distinguo, come c'era d'aspettarsi, a seconda degli orientamenti politici.

Quanto ai singoli quesiti, la maggior parte degli intervistati è per il sì. Nel dettaglio, per quel che riguarda i quesiti sul lavoro: l'86% è favorevole all'abrogazione della disciplina dei licenziamenti per i contratti a tutele crescenti prevista dal jobs act; l'85% all'abrogazione di alcune norme sui contratti a tempo determinato; l'87% a cambiare le norme sulla responsabilità in caso di infortuni sul lavoro in caso di appalto e subappalto; il 79% voterà sì alla cancellazione del limite di indennità in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese.

Per quanto riguarda il referendum sulla cittadinanza invece, la percentuale è più bassa. Il 66% è deciso a voler abbassare da 10 a 5 anni il soggiorno legale richiesto per diventare cittadini italiani e dunque voterà sì. In quest'ultimo caso si registrano differenze più nette, a seconda delle preferenze politiche, tra gli elettori Pd e M5s, (rispettivamente l'85% e il 79% è favorevole a cambiare le regole sulla cittadinanza), e quelli di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega (rispettivamente 31%, 41% e 16% per il sì).

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