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Referendum 2025

Quanti fuori sede andranno a votare ai Referendum l’8 e 9 giugno: la sfida del quorum

Per i referendum dell’8 e 9 giugno su cittadinanza e lavoro, per la prima volta, hanno potuto registrarsi al voto tutti i fuori sede: non solo studenti, ma anche lavoratori. L’hanno fatto poco più di 67mila persone. È una percentuale molto bassa della platea, anche se circa il triplo dei registrati alle scorse europee, quando potevano farlo solo gli studenti.
A cura di Luca Pons
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Sono circa 67mila le persone che si sono registrate per votare fuori sede ai referendum dell'8 e 9 giugno. Si tratta di circa il 2% di tutte le persone che studiano e lavorano lontano da casa in Italia – 4,3 milioni di lavoratori e circa 600mila studenti, secondo le stime più recenti – anche se non è detto che tutti rispettassero i requisiti richiesti per votare. Si tratta comunque di un significativo aumento rispetto all'anno scorso, quando si potevano registrare per il voto solamente gli studenti fuori sede e lo fecero meno di 24mila persone.

Per la precisione si parla di 67.305 fuori sede, tra cui la maggior parte sono studenti (38.105, ovvero il 56%) e per il resto lavoratori (28.430, il 42%) oppure persone che vivono lontano da casa per motivi medici (770, il 2%). I dati sono del ministero dell'Interno, riportati da Pagella politica, e potrebbero ancora cambiare leggermente nei prossimi giorni quando i Comuni completeranno le verifiche, ma dovrebbero essere sostanzialmente confermati.

Alla registrazione non potevano accedere proprio tutte le persone che normalmente sono considerate fuori sede: c'erano dei requisiti da rispettare. In particolare, era necessario abitare in una provincia diversa da quella di residenza (altrimenti, è il ragionamento, si potrebbe direttamente tornare a casa per votare) da almeno tre mesi al momento in cui si faceva richiesta. C'era tempo fino al 4 maggio per presentare la domanda.

Stando ai numeri del ministero, la provincia in cui si sono registrate più persone è quella di Milano: 10.980 fuori sede. Poi Roma con 9.890, e a seguire Torino (9.691) e Bologna (7.785). Sommate, queste quattro grandi città – dove abitano molti studenti e lavoratori da altre province e Regioni – raccolgono il 56% degli iscritti a votare. Chi si è registrato potrà andare in sezioni elettorali riservate. Le indicazioni dovrebbero arrivare dai Comuni nei prossimi giorni, se non sono già state inviate: la scadenza è mercoledì 3 giugno. Ci saranno 51 sezioni riservate, soprattutto nelle grandi città, mentre in quelle più piccole dove non ci sono almeno 800 fuori sede registrati si useranno i seggi normali.

Il numero di iscritti è piuttosto basso rispetto alla platea di persone che avevano il diritto ad accedervi (si presume che non tutti i 5 milioni di fuori sede rispettassero i requisiti, ma la maggioranza sì), ma è anche un deciso passo in avanti rispetto alle europee dell'ultimo anno. All'epoca potevano registrarsi per il voto solo gli studenti, e lo fecero il 23.734. Oggi tra gli studenti c'è stato un deciso salto in avanti (quasi 15mila in più), e unendo anche lavoratori e persone con motivi medici si è arrivati poco sotto al triplo degli iscritti.

Bisogna considerare anche l'affluenza stimata. Alle europee andò a votare il 49,7% degli aventi diritto. Nei confronti dei referendum, stando ai sondaggi, l'interesse sembra più basso: l'affluenza prevista è tra il 30 e il 40% nella maggior parte delle rilevazioni. È anche più significativo, quindi, che il numero di persone registrate sia aumentato. Resta da vedere quante andranno effettivamente a votare: alle europee l'affluenza tra i fuori sede fu di circa l'80%.

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