Processo alle guardie padane, Salvini: “Chiederemo i danni allo Stato”

Dopo oltre un decennio di indagini, tra spostamenti per competenza e sospensioni, la Procura di Bergamo ha finalmente chiuso l'inchiesta sulla Guardia Nazionale Padana, le storiche camicie verdi leghiste, chiedendo il rinvio a giudizio per 34 indagati, tutti militanti di base della Lega Nord. Secondo la procura lombarda, infatti, il movimento nato dalla base del Carroccio negli anni '90 viola l’articolo 1 della legge Scelba del 1948 perché costituisce a tutti gli effetti un'organizzazione di carattere militare. I fatti contestati risalgono al 1996, e in particolare al raduno di Pontida quando i vertici della Lega diedero vita al Comitato provvisorio per la Liberazione della Padania, indicando tra le altre cose la necessità di dotarsi "di un servizio d’ordine organizzato nell’ambito dei territori della Padania".
"Inchiesta assurda, costata milioni"
La notizia non è piaciuta per niente al segretario federale della Lega, Matteo Salvini, che minaccia una battaglia legale senza riserve. "È una follia. Si tratta di un processo cominciato 18 anni fa, che vede come imputati padri di famiglie unicamente colpevoli di avere delle camicie verdi in casa" ha tuonato infatti Salvini aprendo ad Albino la quinta edizione della Bèrghem Frecc. "Alcuni indagati sono anche morti" ha ricordato ancora Salvini in riferimento ad Alfredo Pollini, uno dei fondatori della Guardia Padana, annunciando: "Chiederemo i danni al ministero della Giustizia per i milioni di euro fatti spendere agli italiani in tutti questi anni per un processo senza senso". "C’è un limite a tutto, che processino spacciatori e ladri e non rompano le palle a chi ha espresso pacificamente le proprie idee" ha concluso il segretario della Lega Nord.