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Premierato, governo cambia idea, ok a emendamento Avs: via ‘volontarie’ da ipotesi dimissioni del premier

La commissione Affari costituzionali in Senato accoglie l’emendamento di Avs, che all’articolo 4 della bozza di legge elimina “volontarie” dalla parte che parla delle dimissioni del premier. Il capo del governo potrà richiedere lo scioglimento delle Camere in tutti i casi di dimissioni.
A cura di Giulia Casula
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C'è un nuovo accordo sul testo della riforma costituzionale voluta dal governo Meloni. Dalla commissione Affari costituzionali in Senato è arrivato l'ok all'emendamento depositato da Alleanza Verdi e Sinistra, che all'articolo 4 della bozza di legge elimina "volontarie" dalla parte che fa riferimento alle dimissioni del premier.

Al Presidente del Consiglio eletto non servirà dunque dimettersi "volontariamente" per richiedere al presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere, ma potrà esercitare questo potere in tutti i casi di sue dimissioni. Si tratta dell'ennesimo cambiamento sul testo del ddl Casellati che al momento si trova al vaglio della commissione Affari costituzionali del Senato. Circa una settimana fa infatti, era arrivato il primo sì all'emendamento del governo che prevede l'elezione diretta del premier.

L'approvazione aveva sollevato le critiche delle opposizioni, contrarie al ridimensionamento del ruolo del presidente della Repubblica, ridotto a semplice "passacarte". Rispetto al testo uscito dal Consiglio dei ministri, la commissione Affari costituzionali aveva inserito il limite dei due mandati consecutivi per il premier eletto e eliminato il riferimento al premio di maggioranza previsto per chi avesse ottenuto il 55% dei voti. Un nodo, quest'ultimo, che aveva suscitato delle perplessità persino tra le forze di maggioranza, in particolare la Lega, a causa dell'assenza al momento di una riforma sulla legge elettorale che accompagni quella sull'elezione diretta del capo del governo.

Dopo l'ok a Avs Casellati spera "in una reciprocità nell'ascolto"

Sul via libera all'emendamento di Avs è intervenuta anche la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati. "È la dimostrazione della nostra apertura al dialogo", ha dichiarato a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali. "Visto che c'era un problema interpretativo per i costituzionalisti, e preso atto che le opposizioni ci hanno chiesto un atto di coraggio, diciamo che a noi il coraggio non è mai mancato. Ora vorrei che ci fosse una reciprocità nell'ascolto", ha concluso.

A che punto è la riforma sul premierato

Su quella che Giorgia Meloni ha definito "la madre di tutte le riforme", il governo vuole tirare dritto, ma poiché si tratta di una riforma costituzionale l'iter andrà per le lunghe. Una volta conclusa la discussione in commissione Affari costituzionali, la legge dovrà essere approvata dal Senato per poi passare alla Camera dove passerà all'esame della commissione prima di essere votata.

Entro tre mesi dalla prima delibera, il testo della riforma dovrà ripetere lo stesso procedimento da capo, sia alla Camera che in Senato. A questo punto, a meno che al momento della seconda votazione le due Camere non abbiano approvato il testo con una maggioranza di due terzi, sarà possibile sottoporre la legge a referendum popolare. La richiesta dovrà provenire entro tre mesi dalla pubblicazione da parte di 500 mila elettori, di un quinto dei membri di una Camera oppure da cinque consigli regionali.

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