Pochi laureati, prof anziani, zero investimenti. La scuola in Italia nel 2012
In Italia, la percentuale di laureati resta tra le più basse dell'area che riunisce i paesi più industrializzati. Eppure, per quanto lentamente guardando agli ultimi 30 anni, i nuovi dottori sono in aumento, soprattutto tra le donne. E' questo uno dei dati che emerge dal rapporto Education at a glance, pubblicato oggi dai tecnici dell'Ocse per l'agenzia Dire: il 15% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di studio universitario o di livello equivalente, contro una media Ocse del 31% e una media dell'Ue a 21 del 28%. In Francia, la quota è del 28%, in Gran Bretagna del 38% e in Germania del 27%. Non fanno sorridere neanche i numeri relativi all'occupazione tra i laureati. La transizione fra università e lavoro in Italia «desta preoccupazione», spiegano dall’Ocse se si considera che la percentuale dei dottori che hanno un’occupazione è scesa dall’82,2 al 78,3 per cento negli ultimi 10 anni. «Il vantaggio della laurea resta- spiegano i tecnici dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico- ma i tassi di impiego dei laureati sono diminuiti. E in questo l’Italia è in controtendenza rispetto ai paesi Ocse. Il titolo universitario non ha offerto una protezione aggiuntiva ai laureati italiani durante la crisi». Magra consolazione per i nuovo dottori è quella relativa alle retribuzioni: il titolo fa guadagnare di più rispetto ad un "semplice" diploma, ma è lo stesso dato sul reddito a suggerire che i giovani laureati fanno fatica a trovare un lavoro adeguato in Italia: I lavoratori tra i 25 e i 34 anni provvisti di una laurea guadagnano, infatti, solo il 9% in più dei giovani che si sono fermati al diploma di scuola superiore contro il 37% della media Ocse. Al contrario i loro padri laureati (55-64 anni) percepiscono il 96% in più rispetto ai coetanei diplomati.
ITALIA FANALINO DI CODA NELLE SPESE PER L'ISTRUZIONE – I numeri dell'Ocse sui laureati sono sicuramente figli della crisi economica, alla luce della quale sono interpretabili pure le percentuali di spesa per l'istruzione che non vanno oltre il 9% del totale degli investimenti pubblici nel nostro Paese. Ciò fa dell'Italia uno dei fanalini di coda tra i paesi industrializzati per la spesa nella scuola: 31esimo posto su 32 paesi presi in considerazione, contro una media Ocse del 13% (al primo posto ci sono i giapponesi). Se invece andiamo a guardare la spesa annua per studente,ci accorgiamo che è sostanzialmente in linea con la media Ocse (9.055 dollari a fronte di 9.249); tuttavia passando dall'asilo all'università i livelli di spesa cambiano parecchio. La spesa per studente, infatti, è addirittura sopra la media Ocse dall'asilo alle elementari (e anzi è una tra le più alte se riferita ai bambini di tre/quattro anni, 93 e 97% contro rispettivamente 66 e 81%); ma salendo nei gradi di istruzione la spesa si abbassa, rispetto a quanto non avviene negli altri Paesi: all'università è significativamente sotto la media Ocse attestandosi a 9.562 dollari (24esima contro la media Ocse di 13.179).
PROF ANZIANI E STIPENDI BASSI – Ma l'Italia è anche il Paese dei docenti più anziani. Secondo il rapporto Education at a glance, nel Belpaese il 58% degli insegnanti i di scuola secondaria ha più di 50 anni, e solo il 10% ne ha meno di 40. «È difficile trovare una causa, probabilmente a un certo momento c'è stato un problema nel ricambio – ha spiegato Eric Charbonnier, della direzione educazione dell'Ocse – È però chiaro che è una situazione urgente, su cui bisogna agire, altrimenti causerà problemi per il futuro». Un dato significativo è lo 0,5% dei docenti under 30 in tutti i gradi di scuola, contro una media Ocse che arriva al 14% nella scuola primaria. Percentuali sulle quali avrà riflettuto anche il Ministro Profumo, in riferimento al nuovo concorso per insegnanti il cui obiettivo primario è proprio quello di svecchiare la scuola. Altro dato interessante è quello relativo al numero di studenti per docente: In Italia abbiamo 11,8 studenti in media per docente alla materna, 11,3 alla primaria, 12 alle medie/superiori. Il rapporto di un anno fa dell'Ocse indicava cifre più basse: 11, 10, 10. Sono queste le conseguenze dei tagli sull'organico totale. E non è tutto: secondo il rapporto, gli stipendi dei prof in Italia, sono decisamente più bassi rispetto a quelli degli altri docenti europei. Per gli insegnanti della primaria il rapporto è di 0,52 contro lo 0,82 della media Ocse (24esimo posto su 27 paesi), per la scuola media è di 0,60 contro 0,85 e per le superiori di 0,64 contro 0,90 (23esimo posto).