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Piccoli Comuni contro lo stralcio delle cartelle: “Senza quei soldi, i nostri bilanci vanno in rosso”

Lo stralcio delle cartelle fino a 1000 euro, per i Comuni, è opzionale: interessi e more saranno cancellati, ma ‘rottamare’ tutto l’importo è una scelta che spetta al Comune. Franca Biglio, presidente Anpci, ha spiegato a Fanpage.it perché per molte piccole amministrazioni questa non è un’opzione.
A cura di Luca Pons
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Nella manovra del governo Meloni per il 2023 è previsto anche uno stralcio fiscale. Tutte le cartelle al di sotto dei 1000 euro, generate tra il 2000 e il 2015, rientreranno nella ‘pace fiscale', quindi non verranno più riscosse. Tuttavia, una grossa eccezione riguarda i Comuni.

Per le sanzioni di competenza comunale, che vanno dalle multe alle tasse come Tari e Imu, verranno cancellati solo gli interessi accumulati e le sanzioni aggiuntive per i ritardi. L'importo in sé, invece, resterà da pagare. Sarà il Comune a dover decidere, entro il 31 gennaio, se vuole aderire al condono totale e quindi ‘stralciare' definitivamente i tributi da riscuotere.

Molti Comuni, però, hanno già detto che non potranno aderire alla rottamazione. Le multe e i tributi arretrati, infatti, sono una parte importante del bilancio delle amministrazioni comunali, e cancellarli potrebbe avere conseguenze pesanti. Fanpage.it ha intervistato Franca Biglio, sindaca del Comune di Marsaglia (214 abitanti, in provincia di Cuneo) e presidente dell'Associazione nazionale piccoli Comuni italiani,  che raccoglie tutti i Comuni con meno di 5mila abitanti, per capire il punto di vista delle amministrazioni locali.

Perché le multe e le tasse, anche quelle arretrate, sono importanti per un piccolo Comune?

È un fatto che sembra tecnico, ma in realtà è di sostanza. I tributi non pagati, nel bilancio di un Comune, non vengono cancellati: restano lì, tra le entrate, in attivo, indicati come "residui attivi". Sono residui nel senso che non sono ancora stati riscossi, ma sono comunque un'entrata per le casse del Comune.

Quei tributi, arretrati di diversi anni, possono effettivamente essere recuperati? Il governo ha spesso detto che "allo Stato costa di più riscuoterli che cancellarli".

Sì e no. È vero che un piccolo Comune, quello che può riscuoterlo l'ha già riscosso. Spesso nei paesi da mille abitanti c'è un solo impiegato comunale, che fa il tuttofare, ma comunque la riscossione viene esternalizzata, affidata a società che si occupano di questo. Quindi è difficile che questi tributi arretrati si riescano a recuperare, per la maggior parte. Ma cancellarli di colpo dai bilanci non è la soluzione.

Perché, cosa succede se si cancellano le multe e le imposte arretrate?

Succede che si rischia di portare in dissesto i Comuni.

In che modo?

Con la rottamazione questi tributi non ancora pagati, che vengono praticamente condonati, tra virgolette, diventano crediti non esigibili, cioè somme che non si possono più recuperare, non si possono più inserire a bilancio. È quello che succederebbe comunque, con i tributi arretrati, ma ci vuole tempo: prima diventano "crediti di dubbia esigibilità", e poi, quando si dimostra che non possono essere riscossi, diventano inesigibili. Se, invece, io in un colpo solo non ho più nessuno di questi residui, si creano dei grossi problemi di bilancio.

Quindi la rottamazione accelera il problema dei Comuni, senza dare una soluzione?

Esatto. Io capisco che è una misura pensata per andare incontro ad alcuni cittadini, e sono certa che ci sono persone che non hanno pagato i tributi perché non possono farlo. Non voglio per forza farne una questione di correttezza etica verso chi ha già pagato. Ma i problemi economici dei Comuni restano lì, senza soluzione.

Quindi pensa che la maggior parte dei Comuni non aderirà alla rottamazione.

Ci potranno essere delle eccezioni, ma io la vedo molto complicata per molte delle amministrazioni locali che fanno parte dell'Anpci.

Cosa dovrebbe fare il governo?

Va bene la rottamazione, ma allora è lo Stato che si deve prendere carico della decisione, invece di trasferirla sui Comuni.  Servirebbe un passaggio in più: sono tributi comunali, io Stato non li faccio pagare al contribuente, e quindi io Stato vado a compensare la perdita dei Comuni. Da questa compensazione possiamo anche escludere le sanzioni aggiuntive e l'interesse sul tributo, ma l'importo in sé deve essere compensato.

Anche il Comune di Torino ha detto che aderirà alla rottamazione completa solo se ci saranno le coperture dal governo.

Io posso parlare per i piccoli Comuni, che sono quasi un mondo a parte a livello di gestione amministrativa, poi alcune situazioni sono simili. Noi siamo oltre 5.500 comuni, siamo in un certo modo i veri rappresentanti dello Stato in tutti i territori, anche i più sperduti: penso ai moltissimi piccoli Comuni di montagna. Per questo credo che in molti casi servirebbero delle differenze di trattamento, e in merito a questo presto scriveremo una lettera al ministero dell'Economia.

In che senso, differenze di trattamento?

Molto semplicemente, le norme nazionali venivano – non voglio dire vengono perché non sappiamo ancora come si comporterà questo governo – sempre studiate e scritte a tavolino su misura per le grandi città. Noi abbiamo stima e fiducia in questo governo, come ne abbiamo sempre avuta nei precedenti, ma in passato spesso le cose sono andate così. Nelle grandi città c'è più personale, entrate diverse…cose non possibili per un piccolo Comune. Questo non può continuare. Non si possono applicare le norme a tutti in egual misura. Una legge per i piccoli Comuni c'è, ma pone solo dei principi, non agisce direttamente sulle norme. Bisogna diversificare, semplificare. Se non si può fare una legge apposita, si preveda una deroga. Un esempio è quello del bilancio: com'è possibile che un singolo impiegato comunale di un paese di montagna debba rispettare praticamente gli stessi requisiti tecnici di un grande Comune che ha un ufficio contabile dedicato?

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