Perché Salvini torna a parlare di castrazione chimica dopo lo stupro nel parco di Tor Tre Teste a Roma

Come un riflesso incondizionato, il vicepremier Matteo Salvini reagisce all'ultimo episodio di stupro, avvenuto a Roma, rilanciando la sua vecchia proposta: la castrazione chimica. In questo caso il compito è per lui facilitato dalla nazionalità dello stupratore, visto che il 26enne accusato di aver violentato una donna 60enne nel parco di Tor Tre Teste a Roma, la mattina del 24 agosto. L'uomo, individuato dai carabinieri questo pomeriggio, alla stazione Termini, subito dopo il fermo ha reso spontanee dichiarazioni ammettendo di aver commesso il fatto e di aver agito sotto l'effetto stupefacenti.
"Gambiano, clandestino, drogato. Prima rapina e poi stupra una donna di 60 anni. La Lega continua a ritenere che, per pedofili e stupratori, la castrazione chimica sia la soluzione (già sperimentata in numerosi altri Stati, anche da governi di sinistra) per evitare che ricommettano la violenza più terribile che donne e bambini possano subire", ha scritto su X Salvini.
Per Salvini è inevitabile tornare a parlare della sua idea, nella convinzione che questa possa fungere da deterrente per ridurre le violenze sessuali. Lo aveva già fatto all'inizio di agosto, rilanciando la notizia di una violenza di gruppo su una 19enne marocchina: in quel caso il segretario della Lega aveva pubblicato una card con la notizia ‘Padova, violenza di gruppo su una 19enne, arrestati 3 nordafricani', accompagnata dal commento: "Castrazione chimica ed espulsione!".
A maggio 2025, subito dopo l'approvazione del decreto Sicurezza alla Camera, il governo aveva dato l'ok a ordine del giorno della Lega, a firma di Igor Iezzi, con cui il Carroccio chiedeva l'apertura un tavolo tecnico sulla castrazione chimica volontaria, "con lo scopo di valutare, nel rispetto dei princìpi costituzionali e sovranazionali, in caso di reati di violenza sessuale o di altri gravi reati determinati da motivazioni sessuali", la possibilità per il condannato di partecipare, "con il suo consenso", a percorsi di assistenza sanitaria, "di natura sia psichiatrica sia farmacologica, anche con eventuale trattamento di blocco androgenico mediante terapie con effetto temporaneo e reversibile, diretti ad escludere il rischio di recidiva". Si trattava di un testo che ricalcava un altro odg del Carroccio, approvato a settembre 2024, con cui il governo si impegnava a istituire quanto prima una commissione o un tavolo tecnico sul tema.
Lo scorso aprile il ministro Calderoli, a seguito di altri casi di cronaca, aveva sollecitato il Parlamento a riconsiderare un suo vecchio ddl, presentato dal ministro leghista in ogni legislatura, ma mai calendarizzato, per discutere seriamente di castrazione chimica, temporanea e con effetti reversibili, "almeno per i recidivi".