Perché Meloni non è nemmeno andata all’incontro dell’Onu sul riconoscimento della Palestina

Nella tarda serata di ieri – ora italiana – a New York è arrivato l'annuncio che Emmanuel Macron aveva anticipato da settimane: la Francia ha riconosciuto lo Stato di Palestina, davanti all'Assemblea generale dell'Onu. "I palestinesi non sono gente di troppo sulla Terra", ha dichiarato Macron. Giorgia Meloni, che guida un governo che non ha intenzione di riconoscere lo Stato palestinese, è invece arrivata nella città statunitense alcune ore dopo, quando la Conferenza di alto livello sulla soluzione a due Stati (promossa da Francia e Arabia Saudita) era già terminata. L'Italia, per l'occasione, era rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Nel corso dell'incontro non c'è stato solo l'annuncio francese dell'apertura di un'ambasciata in Palestina. Ha preso la parola anche il segretario dell'Onu, Antonio Guterres, che ha ricordato: "La sovranità nazionale per i palestinesi è un diritto, non una ricompensa. E negarla sarebbe un regalo agli estremisti di tutto il mondo". Nelle ultime settimane anche Gran Bretagna, Canada, Portogallo e Australia hanno annunciato il riconoscimento della Palestina, e altri stanno seguendo la stessa linea: tra di loro Finlandia, Belgio, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Malta e San Marino.
A rappresentare l'Italia il ministro Tajani: "Prima bisogna costruire lo Stato palestinese"
Ma l'Italia mantiene una posizione diversa, tanto che la premier non ha partecipato alla conferenza. L'approccio è quello presentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che lo ha ribadito anche a New York.
"Noi siamo favorevoli al riconoscimento dello Stato della Palestina, ma prima bisogna costruirlo. Noi stiamo lavorando per fare questo. Non c’è oggi uno Stato palestinese", ha affermato il leader di Forza Italia. La posizione è la stessa tenuta da Israele e dagli Stati Uniti: riconoscere lo Stato palestinese oggi significa "un favore ad Hamas", che ha il potere nella Striscia di Gaza.
Il ministro ha anche assicurato che l'Italia sarebbe disposta a "partecipare con militari a una missione che, appena ci sia il cessate il fuoco, possa lavorare per la riunificazione della Cisgiordania con Gaza". Si parla però di un futuro probabilmente piuttosto remoto. Prima bisogna fermare il massacro nella Striscia, poi convincere i coloni israeliani a rinunciare agli insediamenti illegali in Cisgiordania, e solo dopo un lungo processo, magari, arrivare a un riconoscimento dello Stato palestinese.
L'Italia in minoranza, Meloni parla all'Onu mercoledì
La posizione italiana è, come è evidente, in minoranza nel mondo (dove circa 150 Paesi riconoscono la Palestina) e ormai anche in Europa. Non è un caso che la linea diplomatica italiana sia comunque cambiata, negli ultimi mesi, ad esempio votando a favore della risoluzione Onu sulla nascita dello Stato palestinese poche settimane fa.
Ma resta il fatto che tra i grandi Paesi europei solo la Germania è ancora sulla stessa posizione dell'Italia, mentre molti altri governi hanno scelto di fare uno ‘scatto' in avanti. Tanto che il Parlamento europeo ha chiesto agli Stati membri di riconoscere la Palestina. E, per rispondere alle critiche di chi dice che sarebbe un "regalo ad Hamas", il testo del Parlamento Ue chiarisce che l'Europa vuole che Hamas rinunci al potere. Insomma, sono due questioni che vanno trattate in modo separato.
Da Palazzo Chigi sono filtrate alcune frasi che Meloni avrebbe detto al proprio staff, mentre era in volo verso New York, riportate da diversi quotidiani: "Io non sono contraria a un riconoscimento della Palestina, ma bisogna intendersi su cosa significhi. In questo momento è più logico concentrarsi sulla costruzione diplomatica, e sulla ricostituzione delle condizioni necessarie per l’esistenza di uno Stato".
Dopo l'arrivo negli Stati Uniti, comunque, la presidente del Consiglio si concentrerà su altro. Oggi ha in programma diversi incontri bilaterali. Si starebbe ancora lavorando per provare a fissare un faccia a faccia con Volodymyr Zelensky e anche con Donald Trump. Il suo intervento davanti all'Assemblea generale è in programma per mercoledì, nel pomeriggio tardo ora locale, e quindi a notte fonda in Italia.