Perché in Italia si va in pensione sempre più tardi e a quanto ammonta la spesa per gli assegni

In Italia si allunga l'età in cui si lascia il lavoro, che è passata dai 64,2 anni nel 2023 ai 64,8 anni nel 2024. A certificare l'aumento dell'età media in cui si va in pensione è l'ultimo Rapporto annuale dell'Inps presentato ieri alla Camera. Nel giro di trent'anni, dal 1995, l'età del pensionamento è cresciuta di sette anni, anche in conseguenza di una serie di interventi, come ad esempio l'inasprimento dei requisiti per l'uscita anticipata.
Complessivamente il numero dei pensionati in Italia risulta stabile, pari a circa 16,3 milioni di cui il 51% donne. Sebbene rappresentino la quota maggioritaria, le donne percepiscono il 44% dei redditi pensionistici rispetto agli uomini. Nel 2024 la spesa pensionistica è stata di 364 miliardi di euro (di cui 355 miliardi di euro per pensioni erogate dall'Inps). Di questi i redditi percepiti dalle donne pensionate ammontano a 161 miliardi di euro contro i 204 miliardi degli uomini.
Perché l'età media pensionabile è aumentata
L'Istituto spiega che la crescita dell'età media pensionabile è dovuta prevalentemente alla stretta sulle pensioni anticipate con l'introduzione del calcolo contributivo per chi va in pensione con Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e in parte agli incentivi sulla permanenza al lavoro. Nello specifico, l'età media per la pensione di vecchiaia è di 67,2 anni mentre quella per l'anticipata è di 61,6 anni. Secondo il Rapporto inoltre, le donne hanno un'età effettiva di uscita più alta, di un anno e cinque mesi rispetto agli uomini, soprattutto a causa delle carriere lavorative più brevi, oltre che per la difficoltà ad accedere alla pensione anticipata.
Risulta cresciuta anche la differenza d'età tra pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate, che passa da 3,8 anni nel 2012 a 5,6 anni nel 2024. L'aumento è dovuto in parte al fatto che è salita l'età media in cui si accede alla pensione di vecchiaia e in parte all'assenza di un requisito anagrafico minimo per quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, 41 e 10 mesi per le donne).
Nel 2024 spesi 364 miliardi di euro per le pensioni
Nel 2024 la spesa per le pensioni è stata di 364 miliardi di euro. Nel dettaglio, le prestazioni previdenziali rappresentano il 92% del totale, con un importo medio lordo mensile di circa 1,444 euro. La restante parte invece, è composta dai trattamenti assistenziali, come pensioni di invalidità e assegni sociali, il cui importo medio mensile aumenta a poco più di 500 euro.
Le donne hanno una pensione molto più bassa degli uomini
Le donne risultano avere una pensione decisamente più bassa degli uomini. Se questi ultimi hanno in media un reddito da pensione di 2.142,60 euro, le donne si fermano a 1.594,82 euro. L'importo medio degli assegni per gli uomini quindi, è superiore di circa il 34% rispetto a quello delle pensionate. Le donne dunque, pur rappresentando il 51% dei pensionati, incassano il 44% dei redditi.
"Il sistema pensionistico è solido", ha affermato il presidente dell'Inps Gabriele Fava spiegando che "assicura il pagamento delle pensioni a circa 16,3 milioni di persone, di cui il 96% ha percepito almeno una prestazione dall'Inps, con un importo lordo medio mensile di 1.861 euro in sensibile aumento del 4,4%, per effetto dello strumento della perequazione automatica". Le riforme degli ultimi decenni "hanno contribuito a contenere l'incidenza della spesa pensionistica sul Pil. Ma la transizione demografica richiede scelte coraggiose per contrastare e governare il graduale invecchiamento e la contrazione di circa 5 milioni di persone in età lavorativa entro il 2040. Investire su donne e giovani è imprescindibile per assicurare la sostenibilità dinamica del sistema di welfare", ha concluso.