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Perché il piano del governo Meloni sui balneari segue la linea di Mario Draghi

Il governo Meloni deve trovare rapidamente una soluzione sui balneari per evitare la procedura d’infrazione, il punto di caduta potrebbe essere il compromesso raggiunto dal governo Draghi e mai proposto all’Ue.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Giorgia Meloni potrebbe bussare alle porte della Commissione europea con una proposta sui balneari firmata da Mario Draghi. La questione continua a essere irrisolta, anno dopo anno, e si trascina ormai da tempo immemore. Siamo arrivati al punto in cui la Commissione europea si prepara ad andare avanti con la procedura d'infrazione: l'ultima scadenza è fissata al 16 gennaio, per questo è arrivato un richiamo formale al governo e alle Camere da parte del Presidente della Repubblica. Il tempo stringe e senza accordo si andrà allo scontro, a poche settimane dalla bocciatura della ratifica del Mes. Insomma, non il massimo per una Giorgia Meloni che vorrebbe ritagliarsi un ruolo più decisivo in Europa.

Nella conferenza stampa di fine anno – o meglio di inizio, ormai – Meloni terrà il punto a parole, ma è evidente che la linea dello scontro non sia percorribile. O almeno, non è nelle intenzioni del ministro Fitto, fan del dialogo, e nemmeno di buona parte della maggioranza che comprende opinioni molto diverse in merito. Sulla direttiva Bolkestein, il centrodestra è allineato: è sbagliata e siccome le spiagge italiane non sono una risorsa scarsa non si capisce perché l'Europa dovrebbe chiedere di bandire le concessioni. C'è poi, però, un'altra linea: quella del realismo.

All'interno della stessa lobby dei balneari c'è una divisione abbastanza netta tra chi insiste per veder congelata la situazione attuale e chi comprende che un impianto di regole dell'epoca fascista non può essere adottato per sempre. Anche perché le concessioni, finora passate di padre in figlio e pagate canoni irrisori rispetto al loro reale valore, prima o poi dovranno essere riorganizzate.

La soluzione che il governo Meloni starebbe pensando di tirare fuori per convincere l'Ue a non andare avanti con la procedura d'infrazioni è il compromesso raggiunto da Mario Draghi nella scorsa legislatura: l'ex presidente del Consiglio, infatti, aveva messo d'accordo tutti i partiti – tranne Fratelli d'Italia, che era all'opposizione – sulla possibilità di mettere sì a gara le concessioni balneari, ma permettendo agli uscenti di sfruttare un punteggio calcolato sulla base degli investimenti fatti e del numero di lavoratori impiegati.

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