Perché sempre meno persone scelgono le pensioni anticipate dopo le riforme del governo Meloni

Lo scorso anno, molte più persone hanno scelto la pensione di vecchiaia rispetto a chi invece ha approfittato della pensione anticipata: 272mila pensionati nel primo gruppo, solo 224mila nel secondo. E nei primi sei mesi del 2025 la cosa si sta ripetendo più o meno nelle stesse proporzioni: da gennaio a giugno 118mila pensioni di vecchiaia contro 98mila anticipate, il 17% in meno. La situazione è completamente cambiata rispetto al 2022, perché il governo Meloni ha rinunciato agli anticipi pensionistici che, negli anni prima, erano stati un cavallo di battaglia soprattutto della Lega. A fare il punto è l'Inps, con il nuovo Monitoraggio dei flussi di pensionamento disponibile online.
Chi può scegliere la pensione anticipata oggi e con quali requisiti
Molto ha a che fare con i requisiti richiesti per lasciare il lavoro. Al momento, la pensione di vecchiaia scatta a 67 anni di età. La pensione anticipata prevista dalla riforma Fornero richiede 42 anni anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, mentre servono 41 anni e 10 mesi per le donne. Tra le altre forme di anticipo pensionistico resta solamente Quota 103, che il governo Meloni ha lanciato a fine 2022 con la sua prima legge di bilancio, ma poi ha reso molto meno conveniente l'anno successivo.
Quota 103 richiede di avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi versati. In più, da quando si raggiungono i requisiti scatta una finestra di attesa che è di sette mesi per i privati e nove mesi per i dipendenti pubblici (la stessa finestra, invece, è di tre mesi per la pensione anticipata della legge Fornero). Infine, l'importo della pensione è ribassato: si calcola tutto con il metodo contributivo, cosa che spesso penalizza chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, ovvero tutti i possibili beneficiari di Quota 103. Numeri alla mano, ormai la pensione anticipata permette di lasciare il lavoro poco tempo prima di quella di vecchiaia, e in alcuni casi ricevendo un assegno più basso.
Le altre misure che permettono di lasciare il lavoro in anticipo sono dedicate a settori molto ristretti di lavoratori. Un esempio su tutto è quello di Opzione donna, che il governo ha reso quasi inaccessibile. Per farsi un'idea, nel 2022 la usarono quasi 25mila lavoratrici. Nel 2024, con i nuovi requisiti imposti dall'esecutivo di Giorgia Meloni, quel numero è sceso a 3.590 persone.
Il ‘sorpasso' delle pensioni di vecchiaia dopo le riforme
Nel giro di pochi anni si è passati da un periodo in cui i governi puntavano su varie forme di pensioni anticipate – le famose ‘Quote', la più nota delle quali fu Quota 100, promossa soprattutto dalla Lega nel primo governo Conte – a un progressivo taglio di quasi tutti gli anticipi. Nonostante al governo ci sia sempre il Carroccio, che contro la riforma Fornero si è lanciato più e più volte, oggi questa offre delle condizioni simili (e, in alcuni casi, anche più vantaggiose) rispetto a Quota 103.
Non è una sorpresa, quindi, che negli anni le pensioni anticipate siano diventate sempre meno diffuse. Nel 2022, erano la scelta più comune: le utilizzarono 260mila lavoratori, contro i 219mila che optarono per la pensione di vecchiaia. Nel 2023, con la prima versione di Quota 103, c'era stato un avvicinamento (219mila pensioni di anticipate e 208mila di vecchiaia), e poi nel 2024 è arrivato il netto sorpasso.
Chi sceglie la pensione anticipata e di vecchiaia oggi
Chi usa la pensione anticipata oggi è tendenzialmente chi ha avuto una carriera solida e può permettersi, anche considerando l'importo, di sacrificare una parte delle entrate per lasciare prima il lavoro. I dati Inps mostrano che l'anticipo pensionistico è ancora la scelta più comune tra gli uomini, anche se non di molto (lo scorso anno l'hanno usato in 150mila, contro i 135mila della pensione di vecchiaia, e quest'anno il trend sembra più o meno identico), e soprattutto tra i dipendenti pubblici e privati. Chi sceglie di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro è anche chi in media incassa un importo più alto: 2.195 euro al mese, rispetto ai 1.316 euro per gli assegni di vecchiaia.
Al contrario, sono i lavoratori autonomi e soprattutto le donne (con qualunque tipo di lavoro) che preferiscono lavorare qualche anno in più per garantirsi assegni maggiori. D'altra parte, le lavoratrici di norma hanno una pensione molto più bassa. Chi aspetta i 67 anni per l'assegno di vecchiaia incassa poco più di 900 euro al mese, in media, mentre anche in questo caso a preferire l'anticipata è chi guadagna di più (un assegno medio da 1.800 euro circa, quasi il doppio).